PERCHÉ RAPIRLA E DEPORTARLA IN GERMANIA?

Ricerche effettuate del prof. Alberto Lombardoni

11 gennaio 2010

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1  L'ANNUNCIO DELLA PACE "FRA DUE MESI"

 

La notizia della pace imminente "fra due mesi se gli uomini faranno penitenza" (apparizione del 15 maggio 1944), annunciata dalla Madonna, si propagò rapidamente in Italia e all'estero e portò, all'umanità sofferente vicina alla disperazione, un'ondata di gioia, di fiducia, di ansia e di salvezza che sembravano ormai cancellate per sempre dalla vita quotidiana. Quell'annuncio arrivò persino in Germania nei campi di concentramento ravvivando la speranza di un termine a tante terribile sofferenze.

 

Il presidio nazista di Bergamo era in allarme perché l'eco clamoroso delle apparizioni aveva raggiunto anche Berlino, tanto da indurre lo stesso Hitler a interessarsi personalmente del caso perché sospettava che queste apparizioni fossero un'invenzione degli Inglesi per scoraggiare le sue truppe. Il Führer ordinò di sorvegliare Ghiaie di Bonate ed eventualmente di sequestrare la bambina.

 

Intorno ai fatti di Bonate si era scatenata l'ostilità dei tedeschi e dei fascisti. Al Comando tedesco era diffuso il sospetto che la profezia mariana dell'imminente fine della guerra, riferita dalla piccola Adelaide, fosse una volpina invenzione del clero bergamasco e degli Inglesi per agevolare la dissoluzione dell'esercito repubblichino, un invito ai giovani a disertare dalle forze armate del governo di Salò e un incoraggiamento alle formazioni partigiane a tener duro ancora per poco.

 

Dopo l'attentato del 20 luglio 1944, Hitler andò su tutte le furie ed ordinò telegraficamente al capitano nazista Fritz Langer, comandante delle SS di stanza a Bergamo, di smentire tutto quello che la veggente diceva, di rapirla e deportarla in Germania. Il capitano Langer era, tra l'altro, amico di don Cortesi ed entrambi alloggiavano, in quel periodo, nel palazzo dei professori del Seminario di Bergamo.

 

2   È UN SOGGETTO PERICOLOSO PER L'ORDINE PUBBLICO

 

Il 22 maggio 1944, la zia Amabile condusse Adelaide a Bergamo, all’Istituto Ortopedico

Matteo Rota, dove era ricoverato il piccolo Ferruccio, suo figlio. Ecco quanto riferisce don Luigi Cortesi in merito a quella visita:

 

"Amabile manteneva la promessa fatta ieri alla Rev. Madre Superiora di portarle la bambina. Ebbe via libera. Commossa, Adelaide visitò il cuginetto, cui regalò le caramelle regalate; abbastanza indifferente, visitò anche gli altri malati, ella stessa visitata dai convalescenti, che potevano correrle dietro, dai malati che almeno potevano contemplarla coll’occhio e col cuore trepidante di gioia, di dolore, di speranza.

– Un’altra volta, bisognerà tenerla nascosta –, osservò, nel congedarsi, la Madre Superiora, convinta, a sue spese, che la piccina era un soggetto pericoloso per l'ordine pubblico"

 (cfr. Luigi Cortesi, "Storia dei fatti di Ghiaie", pag. 109).

 

 

 3   ADELAIDE È UN PUBBLICO PERICOLO

 

Che Adelaide corresse gravi pericoli, lo si può già intuire il 23 maggio 1944, dalle annotazioni di don Luigi Cortesi:

 

"Adelaide, alle Ghiaie, era un irresistibile richiamo per le masse. Ora, si sa che i grandi ammassamenti destano legittimamente gravi preoccupazioni nelle autorità civili, politiche, militari, specialmente in regime di guerra. Adelaide era un pubblico pericolo e l’autorità stessa non avrebbe tardato a ritirarla di forza."

(cfr. Luigi Cortesi, "Storia dei fatti di Ghiaie",  pag. 119)

 

 

4   ADELAIDE CORSE SUBITO IL PERICOLO DI DEPORTAZIONE?

 

Il 28 maggio 1944, l'inquisitore don Luigi Cortesi riporta nel suo libro uno strano dialogo avuto proprio quel giorno con la bambina:

 

"– Non so più dove sbattere la testa. Stamattina sono stato alle Ghiaie e alcuni parlavano di te. Dicevano: «Se anche la bambina – sai chi è la bambina? – Sarà portata in Germania, la Madonna andrà a prenderla e alle sei sarà qui». Le hai dette tu queste cose? –.

– Balle, che balle grosse! Come fanno a inventarle così grosse? Ma se non so nemmeno che cosa sia la Germania! Che cosa è la Germania? –.

È un paese grande, bello, pieno di soldati...

È vicino alle Ghiaie? –.

Eh! no. Occorre viaggiare un giorno intiero sul treno... –.

Anche di notte? –.

Certo –.

– E come fanno a dormire di notte sul treno? –.

– Ci sono anche i letti, sui treni... Non sai? Non hai viaggiato mai, sul treno? –.

– No, io sono andata soltanto sul tram, sull’automobile e sulla bicicletta –.

– Un giorno ti condurrò anche sul treno e allora vedrai... "

(cfr. Luigi Cortesi, "Storia dei fatti di Ghiaie", pag. 154)

 

 

Poi, nel successivo libro, annoterà ancora:

 

"Ella diceva: «se anche mi portassero in Germania, se anche mi conducessero in prigione, la Madonna verrà a prendermi».

(cfr. Luigi Cortesi, "Il problema delle apparizioni di Ghiaie",  pag 163)

 

Dunque, il pericolo di deportazione incombeva già sulla bambina prima della fine delle apparizioni e don Luigi Cortesi ne era sicuramente al corrente, altrimenti non avrebbe affrontato un argomento così inquietante come quello di un viaggio in Germania.

 

Inquietanti interrogativi:

1) Don Cortesi voleva forse intimidire la bambina inculcandole la paura di essere portata via dalla sua famiglia?

2) Che cosa aveva saputo l'inquisitore dall'amico nazista, il capitano Langer, visto che entrambi alloggiavano, in quel periodo, nel palazzo dei professori del Seminario di Bergamo?

3) Che accordi aveva preso con lui per affossare le apparizioni?

 

5   FORTI PRESSIONI POLITICHE E MILITARI

Durante gli ultimi giorni delle apparizioni, l'allora vescovo di Bergamo, mons. Bernareggi, subì certe pressioni politiche e militari perché mettesse fine a quelle apparizioni. Lo attesta mons. Gustavo Testa:

 

"Le autorità politiche impensierite per la mobilitazione stragrande di popolo che accorre sul luogo delle apparizioni, andarono dal Vescovo per pregarlo che impedisse tali rivelazioni, a cui il Vescovo dovette rispondere che non gli era possibile comandare al cielo di non rivelarsi… Finita l'ultima apparizione che noi conosciamo, ossia quella del 31 maggio, il capo della Compagnia che formava il cordone disse alla famiglia: «Per ordine dell'Autorità Superiore sono finite le rivelazioni» Come se queste dovessero dipendere dall'autorità terrena."

(cfr. Manoscritti di mons. Gustavo Testa, 01 giugno 1944).

 

E lo conferma anche lo stesso don Luigi Cortesi:

“Quella sera, poco prima di partire per le Ghiaie, S. Ecc. il Vescovo, pressato dalle autorità provinciali, che trovavano nel fenomeno di Bonate motivi di gravi preoccupazioni civili, politiche, militari, mi avvertì per telefono che aveva potuto strappare alle autorità il permesso di trasportare la bambina alle Ghiaie per l'ultima visione, soltanto a patto che questa fosse davvero l'ultima …"

(cfr. Luigi Cortesi, “Le visioni della piccola Adelaide”, pag. 32)

 

Inquietanti interrogativi:

1) Quali pressioni furono fatte a mons. Bernareggi dalle autorità politiche italiane di quel tempo e dal Comando delle SS di Bergamo che monitoravano il luogo delle apparizioni?

2) Quali ordini furono impartiti da Berlino?

3) Hitler minacciò di rappresaglie la diocesi di Bergamo?

4) Quale fu il ruolo del capitano Langer, amico di mons. Bernareggi e di don Luigi Cortesi?


6   ORDINARONO ALLA MADONNA DI NON COMPARIRE PIÙ

Prima di tutto, il 23 maggio 1944, don Cortesi incolperà la Madonna di non avergli dato il preavviso prima di comparire perché avrebbe potuto essere presente subito per studiare il fenomeno:

 

“… non rimpiangerò mai abbastanza di non avere un’esperienza personale della storia dei primi giorni, sui quali, ovviamente, deve cadere l’interesse precipuo dello studioso; pazienza! S’è fatto quel che s’è potuto; la colpa è della… Madonna, la quale doveva darci il preavviso…”
(cfr. Luigi Cortesi, “Storia dei fatti di Ghiaie”, pag. 120)

 

Poi, il 31 maggio 1944, chiederà ad Adelaide di riferire alla Madonna che il Vescovo Le ordinava di non apparire mai più alla bambina. Ecco, la testimonianza diretta di don Cortesi:

 

“Quella sera, poco prima di partire per le Ghiaie, S. Ecc. il Vescovo, pressato dalle autorità provinciali, che trovavano nel fenomeno di Bonate motivi di gravi preoccupazioni civili, politiche, militari, mi avverti per telefono che aveva potuto strappare alle autorità il permesso di trasportare la bambina alle Ghiaie per l'ultima visione, soltanto a patto che questa fosse davvero l'ultima, e quindi volle che la piccina pregasse la Madonna a non comparire mai più. Presi sul serio quell'ordine del Vescovo e lo comunicai alla piccola: «Stasera, devi dire alla Madonna, che, per piacere, non venga più». Adelaide s'affrettò ad avvertirmi che l'ordine era inutile: «Sì, sì, te l'ho detto che questa è l'ultima sera», e tuttavia anch'essa lo prese sul serio. Lo comunicò alla Madonna, con questa formula terribilmente ellittica: «Te, Madóna, i m’ha dicc issé dè ègn piö», cioè: «Tu, Madonna, mi hanno detto che tu non venga più». Anche la Madonna lo prese sul serio e rispose: «Sì, è l'ultima sera, non verrò più».

(cfr. Luigi Cortesi, “Le visioni della piccola Adelaide”, pag. 32)


Don Cortesi scriverà ancora in seguito:

 

" Il Vescovo è in ansie e mi fa chiamare al telefono: vuole aver notizie, vuole che la bambina preghi la Madonna a non comparirle mai più. Prendo sul serio quest’ordine e lo comunico alla piccola: «Stasera devi dire alla Madonna che, per piacere, non venga più. Lo chiede il vescovo, sai chi è il vescovo? Quello che…» Adelaide s’affretta ad avvertirmi che l’ordine è inutile: «Sì, sì, te l’ho detto che questa è l’ultima sera!»”
 (cfr. Luigi Cortesi, "Storia dei fatti di Ghiaie”, pag. 170)

 

Il vescovo non si accontenterà di aver parlato con don Cortesi ma farà un’altra telefonata:

 

“Il vescovo chiama al telefono la Direttrice: insiste perché Adelaide preghi la Madonna a non comparirle più: vuole che, chiuso il ciclo delle apparizioni, Adelaide venga trasferita, subito, domani stesso, nel convento di Gandino…”

(cfr. Luigi Cortesi, "Storia dei fatti di Ghiaie”, pag. 170)


Non si capisce tutta questa insistenza, questa paura del Vescovo, perché "avrebbe potuto semplicemente ripetere alle autorità civili che non era il caso di preoccuparsi minimamente, dato che tutti sapevano che la bambina aveva già detto da dieci giorni che l’apparizione del 31 maggio sarebbe stata l’ultima: ripetere cioè quanto aveva detto al Questore il 30 maggio, come risulta dal suo diario" (cfr. Domenico Argentieri, ” La fonte sigillata”, pag. 17).

 

Ma al Vaticano fu data un'altra versione.

Mons. Gustavo Testa, da Roma, annota il 01 giugno 1944:

 

“Ultime notizie avute da Bergamo a mezzo Vaticano in data 1 giugno (1944) …

Le autorità politiche impensierite per la mobilitazione stragrande di popolo che accorre sul luogo delle apparizioni, andarono dal Vescovo per pregarlo che impedisse tali rivelazioni, a cui il Vescovo dovette rispondere che non gli era possibile comandare al cielo di non rivelarsi…"
(cfr. Manoscritti di mons. Gustavo Testa, 01 giugno 1944).

 

In una lettera indirizzata al Vescovo di Bergamo, del 12 giugno 2002, il maestro Luigi Stambazzi, che era in contatto con mons. Berta, segretario di mons. Bernareggi, scrisse quanto segue:

 

"Eccellenza Rev.ma

Sinceramente non riesco a capirvi, voi della Curia, nell'attaccamento ostinato a don Cortesi.

È morto da parecchi anni, ma la sua influenza è ancora notevole. Non bastano le brutte figure che vi ha fatto fare davanti alla Chiesa per le Apparizioni di Ghiaie? Dovevate anche celebrarlo come «la vittima illustre» della vicenda, quando ne fu il carnefice, il persecutore, disubbidendo al Vescovo Bernareggi con ostinazione, per attirarlo in una trappola mortale che lo portò alla disperazione. «Cosa dirà di me la Madonna?» disse Bernareggi sul letto di morte. Mons. Berta che lo assistette fino all'ultimo, mi disse che il rimorso per Ghiaie fu lacerante, specialmente per quella frase che don Corteri pubblicò: nel chiedere alla Madonna che «non comparisse mai più». Se anche il Vescovo l'avesse pronunciata in un momento di paura per i Tedeschi, era proprio necessario riferirla e stamparla? …"

(cfr. Luigi Stambazzi, lettera del 12 giugno 2002 a mons Amadei, archivio privato)

 

Inquietanti interrogativi:

1) Perché da un lato, a Bergamo, mons. Bernareggi ordinava più volte chiaramente alla Madonna di non comparire mai più a Ghiaie e dall’altro lato riferiva invece a Roma che, alle pressione delle autorità, aveva risposto che “non gli era possibile comandare al cielo di non rivelarsi”?
2) Quali gravi motivi hanno spinto il Vescovo a comandare alla Madonna?

3) Perché il Vescovo avrebbe dato un'altra versione dei fatti in Vaticano?

4) Il Vaticano ha veramente ricevuto tutta la documentazione sul caso Ghiaie?

5) Perché Pio XII si è rivolto privatamente al pittore G.B. Galizzi di Bergamo per avere libri, documentazione e ultime notizie sui Fatti Ghiaie e non si è rivolto invece direttamente alla Curia di Bergamo?

 

 

7   UNA SCARCERAZIONE INQUIETANTE

 

Il prof. Ferdinando Cazzamalli, esperto occultista, membro della Società Italiana di metapsichica, era stato arrestato a Premana (Valsassina) con la moglie dalle SS, la notte del 7 maggio 1944, e tradotto alle carceri di Bergamo, per aver aiutato i partigiani ed i prigionieri alleati.

Ma improvvisamente, alla fine di Maggio, i coniugi vennero scarcerati.

 

Nel pomeriggio del 31 maggio 1944, ultimo giorno delle apparizioni, il prof. Cazzamalli, stranamente, fu accompagnato in macchina alle Ghiaie ed ebbe libero accesso al luogo delle apparizioni, dove poté studiare da vicino la piccola veggente.

 

La scarcerazione del prof Cazzamalli, esperto occultista, in concomitanza con le ultime apparizioni, suscita gravi sospetti, visto che conosceva benissimo don Luigi Cortesi. Si ricorda che, poco dopo, il 5 luglio 1944, il prof. Cazzamalli fu introdotto nel convento di Gandino delle suore Orsoline, dove eseguì, in presenza di don Cortesi, l'odiosa visita alle pudende per verificare la verginità della bambina.

 

Inquietanti interrogativi:

1) Chi furono i responsabili della scarcerazione del prof. Cazzamalli e quali furono i veri motivi della sua liberazione? Le ricerche sono ancora in atto perché, caso molto strano, il registro del carcere di Bergamo del 1944 è tuttora irreperibile.

2) Chi accompagnò il prof Cazzamalli in macchina a Ghiaie di Bonate il 31 maggio 1944?

3) Quali credenziali aveva per avere libero accesso al recinto delle apparizioni?

4) Quali compiti gli furono affidati per screditare le apparizioni e contrastare l'illustre scienziato Padre Gemelli che aveva emesso un giudizio molto favorevole sulla piccola Adelaide?
5) Quali rapporti avevano il prof. Cazzamalli e don Luigi Cortesi con i nazisti-fascisti, con gli Inglesi, e con la Massoneria?

 

8  UN AGENTE INGLESE MONITORAVA GHIAIE

 

Don Vittorio Bonomelli, diventato agente degli Inglesi, venne paracadutato l'11 luglio 1944 nelle vicinanze di Ghedi (Brescia) per compiere un'operazione di sabotaggio a un quadrimotore catturato dai nazisti. Dopo aver compiuto il 13 luglio la sua missione, fuggì in bicicletta verso Bergamo e, a Romano di Lombardia, si accodò ad un folto gruppo di pellegrini diretti verso Ghiaie di Bonate. Trovò rifugio a Clanezzo, in Val Brembana, dove incontrò un ufficiale inglese della "Special Force", un certo Peter Cooper.

Ecco quanto scrisse G. S. Pedersoli nel suo libro "Bergamo salvata" in merito a quel periodo:

 

Durante una di quelle serate della seconda metà di luglio, don Vittorio parlò a Peter di quanto stava accadendo a Ghiaie. L'alto ufficiale inglese era stato paracadutato al Nord subito dopo il 8 settembre 1943; conosceva bene l'Italia e parlava la lingua italiana in modo perfetto, al punto che nessuna sfumatura ne rivelava l'origine anglosassone.

La prima reazione ai fatti di Ghiaie fu quasi di scherno:

«Voi latini siete sempre pronti ad immaginare qualche Madonna al vostro servizio… Una Madonna per ogni occasione, per ogni circostanza, specialmente se spiacevole, come la guerra…»

Don Vittorio, da parte sua, non era molto disposto a credere ciecamente a quanto aveva affermato una bambina, tanto più che sul fatto circolavano – tra le non molte persone che pure aveva potuto contattare – versioni di ogni tipo, alcune sicuramente e nettamente fantasiose.

La noia del nascondimento, delle interminabili nottate e la curiosità, mista ad una certa esigenza di spiare il comportamento dei nemici, spinsero Peter a recarsi a Ghiaie, dove, nonostante le apparizioni fossero terminate con il 31 maggio, avvenivano continui pellegrinaggi.

Peter si travestì da prete; non badò ai rischi che correva, abituato com'era a mettere a repentaglio la vita (e non sempre la vita si mette a repentaglio per azioni eroiche!)

La veste era quella di don Vittorio. Portava con sé una piccola macchina da ripresa con la quale filmò varie interessanti scene della vicenda. Buon attore, vivace parlatore, non mancava di fingere la lettura del Breviario e di raccogliere tutte le possibili particolarità degli avvenimenti che si erano svolti in loco e che ora si svolgevano sotto i suoi occhi. Giungeva sul posto normalmente a piedi, ma a volte prendeva il trenino della Val Brembana per Bergamo e concludeva il viaggio sul tram per Ponte S. Pietro.

Recava a don Vittorio tutte le novità e gli parlava a lungo di Adelaide – che aveva incontrato varie volte –, di don Vitali, di don Cortesi e di professionisti e gente comune con la quale aveva parlato. Gli capitava di parlare anche di miracoli, come fossero cose… naturali nella terra di Ghiaie.

Ma il fatto sul quale più frequentemente insisteva era la convinzione, a Ghiaie, che per intercessione della Vergine, Bergamo e quel luogo benedetto non sarebbero stati bombardati …

Peter s'era ormai familiarizzato con Ghiaie, al punto di sentirne un'attrattiva intensa, come il ferro per la calamita. E pensava, pensava; e discuteva animatamente con don Vittorio, ripetendo con insistenza: «Qui c'è qualcosa di misterioso. Quella ragazzina tanto rozza riferisce cose superiori ed estranee totalmente al suo modo fanciullesco… Non può mentire. È impossibile che possa mentire!…» (cfr. G. S. Perdersoli, "Bergamo salvata", pagg. 55÷59)

 

I fatti raccontati, confermati tra l'altro da altre testimonianze e dallo stesso mons. Vittorio Bonomelli, aprono uno nuovo scenario preoccupante sulla questione Ghiaie.

 

Inquietanti interrogativi:

1) Come fece l'agente inglese Peter Cooper, in missione segreta a Ghiaie di Bonate, vestito da prete, ad incontrare la piccola Adelaide, dopo "la seconda metà di luglio" del 1944, se la bambina era stata portata via dal suo paese alla fine di maggio ed era stata segregata nel convento delle suore Orsoline di Bergamo e di Gandino?

2) Chi autorizzò e organizzò a luglio 1944 i vari colloqui dell'agente segreto britannico Cooper con la piccola Adelaide? Don Luigi Cortesi (visto che l'agente lo incontrò a più riprese in quel periodo)?

3) Dove avvennero quegli incontri con la bambina? Dalle suore Orsoline o altrove?

4) Ma se avvennero nel convento delle suore Orsoline, madre Gesuina Seghezzi del convento di Gandino, sapeva chi era Peter Cooper?

5) E allora, che ruolo giocava effettivamente don Luigi Cortesi in quel periodo, visto che manteneva contatti sia con i nazisti (tramite l'amico Langer), sia con i partigiani e gli Inglesi?

6) Qual era l'atteggiamento di mons. Bernareggi, in questa intricata vicenda?

 

9   ORDINE DI HITLER DI RAPIRE ADELAIDE

 

Più fonti concordano nell'affermare che Hitler andò su tutte le furie dopo l'attentato del 20 luglio 1944 e che diede l'ordine di rapire e deportare in Germania la piccola Adelaide.

G. S. Pedersoli, per esempio, riferisce nel suo libro "Bergamo salvata" di un interessante colloquio tra don Bonomelli e l'agente britannico Peter Cooper:

 

"Peter disse: «Sai bene quel che affermano ogni giorno i fascisti alla loro radio: che Bergamo non verrà risparmiata dai bombardamenti e verrà rasa al suolo. E dicono questo perché noi siamo barbari… e la nostra barbarie non ha limiti! Anzi, dicono che i fatti di Ghiaie saranno un motivo in più perché Bergamo venga rasa al suolo, trattata peggio di Brescia… Io sono ormai propenso a pensare che le Apparizioni stiano minando il morale di questi scalmanati; e che sui nazisti abbiano più deleteri effetti di quanto si pensi e anche sullo stesso Hitler che pare abbia legato l'attentato del 20 luglio con i fatti di Ghiaie… È inutile che costoro cerchino di attribuire gli avvenimenti di Ghiaie all'opera malefica di noi inglesi e del nostro "Intelligence Service"; e che pensino che qualcuno abbia suggestionato la ragazzina… L'Adelaide è sincera, anche se un poco rozza; l'Adelaide è una bambina intelligente; da buona contadinella parla poco e va per le spicce, non badando ad alcuno… Io ormai la conosco bene, benissimo, direi. Ha detto e ripete cose che neppure può comprendere, tanto che altro non può essere che una messaggera del Cielo…»

Tacque per un momento, perché, la ricetrasmittente inviava messaggi in codice. Messaggi che avevano un preciso e terribile significato: «È necessario bombardare Bergamo».

In codice, invece, avevano un dolce suono: «Mussolini a Bergamo in visita a una famiglia nobile».

E anche: «Capitano Langer delle SS incaricato rapire Adelaide Roncalli, la bambina delle Ghiaie». Peter guardò don Vittorio e con viva preoccupazione, ansioso disse: «Vedi? Vedi quel che ci chiedono i nostri agenti lombardi? Di bombardare, bombardare pesantemente la città. Oh che strazio! Che macello sarebbe! Che delusione per quella enorme massa di persone che crede, che ama la Vergine di Ghiaie, la Madonna di tanti miracoli! Ti sembra, Vittorio, che valga la pena, anche politicamente di tanti miracoli! Sai che di Ghiaie si parla in tutt'Europa? A me parrebbe un grave errore deludere tutti i credenti, gli amanti della Vergine…»

(cfr. G:S. Pedersoli, "Bergamo salvata", pagg. 57÷59)

 

Anche l'Eco di Bergamo, martedì 23 settembre 1986, a pagina 13, in un servizio di Renato Ravanelli, riporta nella rubrica "Come eravamo / Gli anni Quaranta a Bergamo" la notizia del messaggio al Capitano Langer, di rapire la bambina.

 

In occasione della visita pastorale prevista per il 17 ottobre 1969, il parroco di Ghiaie di Bonate, don Italo Duci scrisse:

 

"… Si precipitò così verso il 20 luglio. Attentato a Hitler. Il fatto venne subito posto dai nazisti in relazione con quello delle Ghiaie. Il capitano Langer riceve l'ordine telefonico da Berlino di svolgere attivissime indagini alle Ghiaie e di sequestrare all'occorrenza la bambina.

Difatti, ancor ricordo e l'ho segnato sul mio diario che giunsero in quei giorni alle Ghiaie due ambasciate in casa parrocchiale: una della questura di Bergamo e una di alti ufficiali tedeschi accompagnati da due cappellani italiani e fecero interrogatori ed indagini per scoprire se vi erano trucchi. E non ne trovarono. Anche questo depone per la verità o almeno per la serietà dei fatti, perché, se inganni, allucinazioni o altro del genere vi fossero stati, i tedeschi, così furibondi come erano in quei giorni, li avrebbero scovati …"

(cfr. Nota 4° sui Fatti di Ghiaie del 1944 da unirsi al pro memoria per il Vescovo, pag. 3.)

 

 

10   DUE ALTI UFFICIALI TEDESCHI CERCARONO ADELAIDE

 

Dalle testimonianze dell'architetto Giacomo Alessandro Baroni, progettista e direttore dei lavori della Cappelletta delle Apparizioni, rilasciate il 25/07/1986 e il 07/09/2002 davanti a testimoni, emerge un fatto molto importante: i nazisti tentarono di potar via Adelaide, ma il Vescovo riuscì ad impedirlo promettendo che avrebbe ordinato una Commissione Ecclesiale per smentire ogni cosa.



"... Ricordo anche un fatto: un giorno, non so bene la data, ma certamente mentre la bimba era protetta, due ufficiali superiori tedeschi, con ordini superiori, capitarono con una grossa automobile, alla sede della Società Italcementi a Bergamo e prelevarono d'autorità il sig. Verri, ben sapendo che lui conosceva il posto dov'era la bimba con lo scopo evidente di prelevarla per ordini superiori. Io vidi il sig. Verri mesto fra questi due ufficiali ed impensierì anche i colleghi. Venni poi a sapere dallo stesso sig. Verri, poiché io ero il suo confidente fedele e fraterno, che lui ben sapendo dov'era la bimba, non lo comunicò ai due ufficiali nazisti affermando loro che solo mons. Vescovo lo sapeva. Fu perciò prelevato per recarsi assieme direttamente in Vescovado, col preciso ordine superiore di prelevare la bimba Adelaide. Anche qui io affermo il miracolo!
Il sig. Verri mi disse poi riservatamente che i due ufficiali chiesero esplicitamente al vescovo la bimba e mons. Vescovo, deviando il discorso, li convinse che lui non sapeva niente degli avvenimenti in corso, anzi a conferma, mostrava loro le edizioni ridotte dell'Eco di Bergamo che pubblicavano quotidianamente le proibizioni a tutto il Clero di Bergamo e provincia, pena la scomunica, di partecipare in qualsiasi modo agli avvenimenti in corso alle Ghiaie di Bonate e che avrebbe ordinato una commissione ecclesiale per smentire ogni cosa. I due ufficiali soddisfatti, si accontentarono di prelevare un pacco di giornali che il Vescovo porgeva loro, prelevandoli dalla sua scrivania, a testimonianza dei Fatti, e non si ricordarono nemmeno più della richiesta iniziale della bambina, scopo preciso della loro presenza..."
(cfr. Testimonianza del arch. Baroni a Renzo Del Fante, 27 luglio 1986)

 


11   COSTRINSERO LA BIMBA A FINGERSI MORTA

Dopo quell'episodio in Vescovado, qualcuno si premurò di avvertire prontamente le suore Orsoline che custodivano Adelaide per farla trasferire senza indugio in un altro luogo più sicuro. Senza pensare ai traumi che la bimba avrebbe potuto conseguire, le religiose inscenarono la finta morte di Adelaide per portarla via dal convento. Ecco la testimonianza di don Attilio Goggi tratta da un suo studio inedito sull'Affare Ghiaie:

 

"Avevo sentito dire o avevo letto da qualche parte  che la bambina dava fastidio a Hitler appunto per la profezia dei due mesi, ma a questa notizia non avevo dato tutto il peso che meritava. Un giorno, venuto sul discorso, la signora Adelaide mi precisò che, essendo ella in convento dalle suore, queste ricevettero una soffiata che le mise in serio allarme: la bambina era ricercata per essere deportata in Germania o altrove. Decisero sul da farsi ed istruirono la bimba: doveva fingersi morta, sarebbe stata avvolta in un lenzuolo e portata al cimitero del suo paese. Fecero così e mentre la trasportavano su di un'auto, le suore, con volto commosso e da commuovere, dissero a chi guardava che purtroppo la bimba era volata in paradiso. La portarono invece in un altro loro convento ove la tennero nascosta per un buon tratto di tempo finché la minaccia parve sfumata..."


Il dott. Giorgio Gagliardi, medico specialista in materia, ha dichiarato il 04 novembre 2004 che al riguardo della messa in scena per salvare Adelaide dalla deportazione in Germania, si può senz'altro commentare che la sceneggiata del finto funerale in una ragazzina di 7/8 anni, nel 1944, ha influito come stress acuto sulla personalità di Adelaide.

12   LANGER NON ANDÒ ALL'APPUNTAMENTO

Alla fine del conflitto, Fritz Langer, il comandante delle SS di stanza a Bergamo, dopo uno strano tentativo di suicidio, fece ritorno a Vienna. Raccomandato "come un buon cristiano" dal vescovo mons. Bernareggi e dall'amico don Luigi Cortesi, ottenne dagli alleati la carica di governatore delle zone libere di Vienna fino alla costituzione della repubblica. Lasciò il figlio Fritzy nel collegio S. Alessandro di Bergamo dove studiò per due anni, sotto la protezione del vescovo. Langer  mantenne una calda amicizia con don Cortesi che aveva conosciuto mentre abitava nella parte alta del palazzo dei professori del seminario di Bergamo, requisito in parte come sede del comando delle SS.

 

Nel 1978, il maestro Luigi Stambazzi, attento studioso dei fatti di Ghiaie, ottenuto da don Cortesi l'indirizzo del capitano Langer, si recò a Vienna per conto del senatore Belotti che stava scrivendo il secondo volume del libro "I Cattolici di Bergamo nella Resistenza" allo scopo d'incontrarlo.

Dal libro "Fatti e misfatti di Ghiaie di Bonate" di Luigi Stambazzi:

 

Cercavo l'ex-capitano delle SS, Fritz Langer, che era stato comandante della gendarmeria tedesca durante l'occupazione di Bergamo. Volevo sapere se Hitler si fosse occupato personalmente della Apparizioni di Ghiaie. Nel dicembre di quell'anno (1978), presi il treno e, a Vienna, tramite l'ambasciata italiana, contattai telefonicamente l'ex-comandante delle SS tramite un interprete. Egli si scusò dicendo che non ricordava più nulla di quel periodo a Bergamo, ma che soprattutto non desiderava parlare con un giornalista, perché i suoi colleghi che lo avevano fatto erano stati riconosciuto dalle loro vittime, denunciati e condannati. Specialmente dagli ebrei che erano sopravissuti scampati dai campi di concentramento.
(Ricordo ancora che a Bergamo, Langer si era conquistato la simpatia di un certo clero conservatore, perché cattolico. Ma non aveva potuto esimersi dal combattere i partigiani. Requisita una parte del palazzo dei Professori del Seminario di Bergamo, aveva convissuto con don Cortesi ed erano diventati amici. Qui venivano portati i partigiani catturati nelle Valli, interrogati e poi avviati alla fucilazione nel carcere di S. Agata. Dopo la guerra aveva mantenuto una calda amicizia con don Cortesi anche lui abilissimo a tenere i piedi in due scarpe. Mentre faceva il finto partigiano «conversando con intellettuali antifascisti nell'albergo della Teresina a Zambla Alta» - parole dello stesso Cortesi -, cercava di distruggere le Apparizioni di Ghiaie che davano tanto fastidio ai tedeschi e ci riuscì tanto abilmente.)
Alle mie domande specifiche, il capitano Langer si trincerò sempre dietro: «Non mi ricordo niente»; ma alla mia insistenza promise che il giorno dopo mi avrebbe incontrato alla stazione Nord di Vienna, assieme a suo figlio Fritzy che, avendo studiato per due anni a Bergamo, parlava bene l'italiano. Ma non si presentarono all'appuntamento. Già mi aveva detto al telefono che non aveva voglia di parlare trincerato dietro la scusa: «è passato troppo tempo e non ricordo. Chiedetelo a don Cortesi. Egli sa tutto!..."
(cfr. Luigi Stambazzi, "Fatti e misfatti di Ghiaie di Bonate", edizioni Villadiseriane).

 

 

Inquietanti interrogativi:

1) Perché nel 1978, il capitano Langer ebbe paura e si rifiutò d'incontrare a Vienna uno studioso delle Apparizioni di Ghiaie?
2) Fino a che punto si spinse la collaborazione di don Luigi Cortesi con il capitano Langer?

3) Quali furono i rapporti dell'ufficiale tedesco con mons. Bernareggi,  vescovo di Bergamo?
4) Che significato dare alle parole dell'ufficiale Langer: "Chiedetelo a don Cortesi. Egli sa tutto!"? Che cos'era quel "tutto" che don Cortesi sapeva?
5) Perché Langer godette della protezione del Vescovo e di don Cortesi alla fine della guerra?
6) Che cosa avveniva esattamente nel Palazzo dei Professori del Seminario di Bergamo dove venivano portati e interrogati i partigiani catturati?

7) Mons. Carrozzi dissuase Papa Giovanni dal riaprire il caso Ghiaie perché sosteneva che sarebbero emersi scandali che avrebbero infangato la venerabile figura di mons. Bernareggi. A quali terribili scandali si riferiva mons. Carrozzi?

8) Come mai mons. Bernareggi, che aveva forti agganci presso il comando tedesco delle SS, non è riuscito a salvare don Seghezzi dalla deportazione lasciandolo al suo triste destino, mentre invece poco dopo, il prof Ferdinando Cazzamalli, occultista, veniva stranamente liberato dal carcere di Bergamo e accompagnato il 31 maggio 1944 a Ghiaie di Bonate per fare indagini?
 

13   L'EX AGENTE COOPER VOLLE RIVEDERE ADELAIDE

 

Anni dopo, l'ex agente segreto Peter Cooper tornò in Italia con il desiderio di rivedere la veggente di Ghiaie. Il maestro Luigi Stambazzi, fu incaricato di prendere i contatti. Lo studioso scrisse quanto segue a madre Caterina Roncalli, sorella di Adelaide:

 

"Una volta fui incaricato da mons. Bonomelli di Breno, che collaborò alla salvezza di Bergamo dai bombardamenti col capitano Peter Cooper, di invitare Adelaide e suo marito a una cena in un locale di loro scelta, per incontrare lui e l'ex ufficiale inglese. Andai a casa di Adelaide che non mi aprì neppure la porta… Tentai allora presso il parroco dei S.S. Apostoli, ma vidi che si ritraeva alla possibilità di fare da tramite. Provai con la Contessa Bassetti che era stata protettrice di Adelaide, la quale dopo qualche tempo mi scrisse che Adelaide e suo marito rifiutavano l'invito. E così si sono perdute le tracce dell'inglese, coi documenti che avrebbe potuto procurarci. Mi dispiacque assai." (cfr. Lettera di Luigi Stambazzi a madre Caterina Roncalli, 01 gennaio 1989)

 

Peccato che Adelaide non abbia voluto questo incontro che avrebbe dato maggior chiarezza alla vicenda e avrebbe permesso la consegna, a quel tempo, di documenti molto importanti.

Le ricerche continuano e ci saranno ulteriori sviluppi.

 

 

14   ADELAIDE CAVIA PER ESPERIMENTI

 

Adelaide non fu oggetto di studio solo per don Luigi Cortesi diventato "padrone assoluto" della bimba, che non esitò a praticare su di lei esperimenti giudicati sacrileghi e disonesti (utilizzò persino l'ipnosi per suggestionare la bambina e indurla a continue ritrattazioni), ma l'inquisitore introdusse in convento, senza averne le credenziali, personaggi come l'occultista, prof Ferdinando Cazzamalli, perché eseguisse su di lei odiose visite complete. Anche l'ufficiale inglese Peter Cooper poté, grazie a don Cortesi incontrare più volte Adelaide senza forse intuire che l'inquisitore, nel permettere questi colloqui, aveva altri scopi. Anche Cooper era soggetto d'indagine di Cortesi che voleva verificare l'attendibilità delle voci che correvano  tra i nazisti-fascisti e cioè che le apparizioni erano una "volpina invenzione degli Inglesi" che avrebbero suggestionato la bimba con arti magiche per agevolare la dissoluzione dell'esercito nemico.

 

Si sa che il Führer si era circondato di persone dedite all'occultismo e a pratiche esoteriche e che aveva creato dei servizi speciali e un Ufficio Occulto delle SS allo scopo di studiare, tra l'altro, anche i fenomeni di origine extraterrestre. Adelaide era una bimba molto interessante per loro perché aveva avuto contatti privilegiati con l'aldilà, per cui Hitler si era interessato personalmente al caso e voleva farla rapire e deportare, probabilmente non per eliminarla, ma verosimilmente per utilizzarla come cavia per gli esperimenti occulti dei suoi servizi speciali.

Un argomento inquietante che verrà sviluppato successivamente.

 

 

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Fonti:
- "Storia dei Fatti di Ghiaie" di don Luigi Cortesi.
- "Le visioni della piccola Adelaide" di don Luigi Cortesi
- "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" di don Luigi Cortesi
- "I cattolici di Bergamo nella resistenza" di Giuseppe Belotti, ed. Minerva Italica.
- "La fonte sigillata" di Domenico Argentieri.
- "Che avvenne alle Ghiaie nel 1944", di Achille Ballini.
- "Una fosca congiura contro la storia" di Achille Ballini.
- "Cronache e immagini storiche di Ponte San Pietro", ed. 1981, Circolo culturale "Il Ponte".
- "Così la Madonna ha salvato Bergamo" di R. Allegri, da "Gente"
- "Bergamo salvata" di Diacono Sebastiano Pedersoli, ed. Toroselle

- "Fatti e misfatti di Ghiaie di Bonate" di Luigi Stambazzi, ed. Villadiseriana

- "Adelaide speranza e perdono" di Giuseppe Arnaboldi Riva, ed. Villadiseriane

- Manoscritti del cardinal Gustavo Testa, Biblioteca Angelo Maj di Bergamo.
- Testimonianze dell'architetto G. A. Baroni del 25/07/1986 e del 07/09/2002.
- Rivelazioni di mons. Vittorio Bonomelli.
- Archivio e testimonianze dello studioso Luigi Stambazzi.
- Diario e testimonianze di don Italo Duci, parroco di Ghiaie di Bonate

- Ricerche storiche in Italia e all'estero del prof. Alberto Lombardoni.
- Articoli vari di giornali e riviste dell'epoca.
- Archivi privati italiani ed esteri.
- Testimonianze riservate e archivi segreti.