IL CASO DELL’”APPARIZIONE” DELLA MADONNA DI BONATE. CRONACA E ANALISI DI UNA POLEMICA Tesi di Federico Monico
------------------------------------------------------------ Un processo canonico del tutto irregolare e quindi inesistente per violazione di alcune elementari norme giuridiche del Diritto Canonico.
Ecco una delle interessanti conclusioni a cui è giunto il dott. Federico Monico, autore della tesi “Il caso dell’«Apparizione» della Madonna di Bonate: cronaca e analisi di una polemica”. Mi dispiace che, a Bergamo, non si sia dato alcun rilievo a questa interessante tesi di oltre 400 pagine. D’altronde, alla Curia di Bergamo, non avrebbe fatto piacere che proprio un giovane studente dell’Università di Milano affrontasse un problema così scottante come quello relativo ai “Fatti di Ghiaie di Bonate del 1944”.
Da tutti coloro che credono nella veridicità di quelle “Apparizioni” e nell’innocenza di una bambina di 7 anni, vadano a questo studente, oramai laureatosi in lettere Moderne, i ringraziamenti e complimenti per il minuzioso lavoro di ricerca che ha svolto con indubbia difficoltà per la mancanza di collaborazione di molti.
Interessante e molto utile tra l’altro è stata la catalogazione dei vari articoli scritti da quotidiani e periodici dell’epoca riportati nella tesi stessa.
------------------------------------------------------------ IL CASO DELL’”APPARIZIONE” DELLA MADONNA DI BONATE. CRONACA E ANALISI DI UNA POLEMICA Tesi del dott. Federico Monico Relatore Ch.mo Prof. Attilio Agnoletto Università degli studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia Anno accademico 93/94
------------------------------------------------------------La tesi si articola come segue:
- Introduzione
- Capitolo I Le “apparizioni” di Bonate e il contesto in cui nacquero a) La chiesa Cattolica e le epifanie mariane b) Bergamo e la sua provincia tra gli anni trenta e la 2° guerra mondiale c) Le apparizioni d) L’ambiente familiare di Adelaide Roncalli e) Alcuni casi di presunte predizioni dei fatti di Bonate
- Capitolo II Le reazioni dei contemporanei a) Le prime reazioni dell’Autorità ecclesiastica b) Le reazioni della stampa c) Le reazioni dell’autorità civile e politica
- Capitolo III Eventi ritenuti prodigiosi accaduti a Bonate: analisi di alcuni casi
- Capitolo IV Il ruolo di Monsignor Cortesi, il processo canonico e l’opera del Cazzamalli a) Il ruolo di Monsignor Cortesi nella vicenda de Le Ghiaie b) Il processo canonico e l’opera del Cazzamalli
- Capitolo V L’opinione di Papa Giovanni XXIII sulle “apparizioni” di Bonate e gli ultimi sviluppi a) Papa Giovanni XXIII e fatti de Le Ghiaie b) Gli ultimo sviluppo
- Conclusioni - Appendice - Fonti e bibliografia
------------------------------------------------------------ INTRODUZIONE DELLA TESI
«Con una certa frequenza in questi ultimi anni abbiamo sentito e sentiamo tutt'ora gli organi di informazione dare notizia di fenomeni prodigiosi e inspiegabili che sempre più attirano l'attenzione del grande pubblico.
Assistiamo intatti in questo momento storico a un certo ritorno d'interesse verso tutto ciò che ha in qualche modo attinenza col sacro e coi soprannaturale, dai maghi alle apparizioni mariane.
Queste ultime poi sono particolarmente numerose anche se fino ad oggi, dei circa 200 casi segnalati negli ultimi cinquant'anni, nessuno è stato riconosciuto ufficialmente. Il problema dell'atteggiamento tenuto dalle autorità ecclesiastiche nei riguardi delle presunte epifanie mariane è quindi molto attuale per cui cade in un certo senso a proposito questa mia ricerca sulle apparizioni della Madonna avvenute, secondo alcuni, nel 1944 a Le Ghiaie frazione di Bonate Sopra in provincia di Bergamo a una decina di chilometri dal capoluogo. Si tratta infatti di un classico caso di contrasto tra la Chiesa ufficiale e la devozione popolare poiché alla contrarietà della prima si contrappone la fiducia della seconda.
Per la verità il contrasto non assume mai toni veramente aspri poiché il vescovo di Bergamo non vieta alla gente di andare a pregare sul luogo delle apparizioni, e neppure proibisce al paese di festeggiare il loro anniversario insieme al parroco locale per cui si può dire che in un certo senso si sia raggiunto un tacito modus vivendi.
Ciò non toglie che nello svolgere la mia ricerca abbia incontrato molti ostacoli poiché la Curia di Bergamo si rifiuta nel modo più assoluto di mostrare a chicchessia i documenti ufficiali inerenti ai fatti di Bonate, mentre la veggente e la sua famiglia rifuggono da chiunque voglia interrogarli su quelle straordinarie vicende di cui furono protagonisti.
La stessa popolazione del paese non gradisce particolarmente parlare di quei fatti con estranei che vogliano approfondire l'argomento, forse nel timore di complicare i rapporti con la Curia vescovile con una eccessiva pubblicità.
Tutto ciò mi ha così costretto a utilizzare prevalentemente nella ricostruzione di quelle vicende alcuni libri scritti per lo più da sacerdoti con lo scopo di provare la veridicità delle apparizioni per cui forse talvolta la documentazione può sembrare incompleta ma d'altronde non si poteva fare diversamente.»
CONCLUSIONI DELLA TESI
«In un periodo di forte secolarizzazione e di sempre maggiore disaffezione dalle pratiche religiose può destare meraviglia il constatare come perseveri ed anzi tenda ad aumentare la devozione popolare verso la cosiddetta “Madonna di Bonate”, benché non solo non venga in alcun modo incoraggiata dalle autorità ecclesiastiche, ma sia stato da esse addirittura più volte ostacolata nel recente passato.
Nessuno dunque incita o invita i pellegrini ad andare a pregare sul luogo delle presunte apparizioni, ma essi vi si recano ugualmente magari in numero maggiore di quanto non avvenga per altre pratiche di culto ufficialmente riconosciute.
Dovremo quindi concludere che la gente è tuttora più attratta da semplici e spontanee forme di pietà, immediatamente comprensibili a tutti, piuttosto che da una religiosità razionale e per così dire “colta"?
Peraltro il mancato riconoscimento delle apparizioni di Bonate si basa, come abbiamo visto, su un piuttosto ambiguo atto vescovile del 30 aprile 1948, che è a sua volta in buona parte fondato sui risultati di un processo canonico del tutto irregolare e quindi inesistente.
In esso infatti sono state violate alcune elementari norme giuridiche tanto che Adelaide rese la sua deposizione al presidente del tribunale Monsignor Merati senza alcun testimone.
La stessa domanda di revisione del processo fatta da alcuni è quindi posta male poiché bisognerebbe piuttosto richiederne l'istituzione.
Tale richiesta sarebbe infatti giuridicamente ineccepibile poiché le apparizioni de Le Ghiaie non sono mai state sottoposte per i motivi suddetti a un regolare giudizio canonico e sono quindi un caso aperto da più di cinquant’anni.
Per quanto poi concerne la tesi del Professor Cazzamalli, secondo la quale i fatti de Le Ghiaie troverebbero la loro spiegazione nell'autosuggestione di Adelaide, essa mi sembra inaccettabile. Infatti se si liquida come un fenomeno autosuggestivo la vicenda di Bonate: io obietto: perché non ci si è comportati ugualmente per Fatima o Lourdes? Adelaide infatti, ormai per unanime consenso, non ha mentito intenzionalmente né era psichicamente labile o portata a tendenze misticheggianti come Santa Bernardetta Soubirous o Suor Lucia e gli altri veggenti portoghesi.
Anche l'ambiente, in cui crebbe, era sì saturo di fede e di religiosità e quindi probabilmente sensibile al preternaturale e a “fatti miracolosi” come apparizioni e simili, ma non era certamente diverso dal contesto in cui nacquero le apparizioni di Lourdes e di Fatima. Tutto era dunque identico tranne forse il periodo storico. Infatti al tempo di Santa Bernardetta e di Suor Lucia all'interno della Chiesa Cattolica non vi erano, o quanto meno non avevano ancora sufficiente forza, certe tendenze razionaliste che vorrebbero ridurre nel mondo delle favole ogni aspetto prodigioso ed inspiegabile della religione, senza rendersi conto come nel genere umano ve ne sia un fortissimo e forse insopprimibile bisogno. D'altra parte se le apparizioni di Bonate fossero avvenute anche in quel medesimo periodo ma in un luogo meno esposto a tendenze innovative, come per esempio l'Italia Meridionale, sarebbero probabilmente state approvate come d'altronde accadde per la Madonna delle Lacrime di Siracusa nel 1953. Analogo discorso vale per le guarigioni prodigiose che si sarebbero verificate in gran numero a Le Ghiaie. Tre di queste, come vedemmo, furono riconosciute dallo stesso Cazzamalli come improvvise e straordinarie, anche se poi il professore si mostrò propenso a spiegarle sempre mediante l'autosuggestione con una tesi dal suo punto di vista sostenibile. Ma se l'autorità religiosa, che a Bonate non ritenne autentica alcuna guarigione, accetta questa spiegazione, rischia di distruggere la possibilità stessa del miracolo o almeno i fondamenti di sacralità riconosciuta. Se infatti l’autorità ecclesiastica non riconosce come miracolosa, perché frutto di autosuggestione, una guarigione improvvisa e definitiva da una forma avanzatissima di tubercolosi ossea come quella riportato nel testo di Bianca Nicoletti, come potrà riconoscerne altre? D'altronde effettivamente in questi ultimi anni sono sempre meno i miracoli accettati ufficialmente tanto che perfino a Lourdes se ne registra un forte calo. L'atteggiamento verso tali fenomeni può però tuttora variare anche considerevolmente da un luogo all'altro poiché la responsabilità di accertarne l'autenticità è ancora oggi compito specifico del Vescovo locale, secondo quanto prescrive il Concilio Tridentino con queste esatte parole: “Nessun nuovo miracolo deve essere ammesso senza il riconoscimento e l'autorizzazione del Vescovo, il quale appena sarà informato, si consulterà con i teologi ed altri uomini di fede regolandosi poi secondo verità e pietà.
Se occorre eliminare un abuso che pone dubbi o difficoltà, oppure se qualche problema più grave sopraggiunge in materia allora il Vescovo, prima di dirimere la controversia, aspetterà l'opinione del metropolita e degli altri vescovi della provincia, riuniti in concilio provinciale, in modo tale però che non sia presa nessuna decisione senza aver consultato il Sommo Pontefice di Roma (inconsulto romano pontifice)".
In conclusione dunque l'insoluta questione delle apparizioni di Bonate rappresenta non solo un tipico caso di contrasto tra devozione popolare e religione ufficiale, ma forse anche una spia dei travagli della Chiesa contemporanea.»
------------------------------------------------------------ Archivio Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia Archivio Ermenegilda Poli Archivio privato (Con il consenso del dott. Federico Monico.)
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