Autore:  Alberto Lombardoni Data documento:  24/05/2003
Titolo:  I tanto discussi scritti dell'Inquisitore dei fatti di Ghiaie

 I TANTO DISCUSSI SCRITTI DI DON CORTESI

Don Luigi Cortesi, l’inquisitore dei Fatti di Ghiaie di Bonate del maggio 1944 e della piccola Adelaide Roncalli, scrisse tre libri sui fatti di Ghiaie di Bonate, senza imprimatur della Chiesa:

“Le visioni della piccola” Adelaide Roncalli
32 pagine, scritto subito dopo le apparizioni di maggio 1944.

“Storia dei fatti di Ghiaie” (pubblicato dalla S.E.S.A. Bergamo), terminato di scrivere il 7 ottobre 1944. 185 pagine + indici

“Il problema delle apparizioni di Ghiaie” (pubblicato dalla S.E.S.A. Bergamo, 1945), 232 pagine + 32 pagine di appendici + indici
Il libro fu dato in stampa in almeno due periodi diversi:
- fino alla pagina 206, (chiusa da Don Cortesi, il 31 dicembre 1944) e mandata subito in composizione;
- l’ultimo capitolo “Il malinconico epilogo” (chiuso da Don Cortesi, il 15 settembre 1945) mandato d’urgenza in composizione subito dopo quella data poiché il libro era già in circolazione l’8 ottobre 1945, solo tre settimane dopo!!!

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DUE PUNTI DI VISTA DELLA CURIA

Mons. Clemente Gaddi, Vescovo di Bergamo, dichiarò in una lettera a Don Italo Duci, Parroco di Ghiaie, dell’11/09/1970 che “i tre volumi di Mons. Luigi Cortesi non sono un’opera di pubblico dominio, che da tutti possa essere acquistata e posseduta; ma sono formati dalla raccolta di scritti, di documenti e di atti concernenti la causa e perciò devono rimanere nell’archivio di Curia”.

Don Antonio Pesenti (divenuto in seguito Cancelliere della Curia di Bergamo) ha affermato in un articolo del 20/02/1977 su “La Domenica del Popolo” che i libri di Don Cortesi non erano assolutamente in circolazione e che erano “qualcosa come un’istruttoria stampata in un numero assai limitato di copie” che “venne data, sotto grave obbligo di segreto, ai membri della Commissione teologica e ai vari periti chiamati ad interloquire…”.
Peccato che l’autore dell’articolo non abbia specifica chi avesse conferito ufficialmente a Don Cortesi quell’incarico e quando lo fece, perché avrebbe sgomberato ogni dubbio in merito.

Pensiamo che l’allora Vescovo Mons. Gaddi e Don Pesenti, prima di affermare quanto sopra, avranno senz’altro consultato il voluminoso fascicolo segregato in Curia ed avranno trovato qualche elemento comprovante le loro affermazioni e che a noi sfugge visto che non ci è consentito di vedere e consultare l’incartamento sui Fatti di Ghiaie di Bonate del 1944.
Rispettiamo quindi il loro illustre parere.

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IL PUNTO DI VISTA DI DON LUIGI CORTESI

Don Luigi Cortesi scrisse, subito dopo le Apparizioni di maggio 1944, gran parte della sua tesi poiché, a pag. 17 e pag. 18 del suo terzo libro “Il problema delle apparizioni di Ghiaie”, afferma testualmente quanto segue:

“… Il problema suscitato dalle attestazioni di Ad. Impone, dunque: un’indagine sul contenuto interno delle presunte visioni: uno studio storico, clinico, psicologico dei fatti, dell'ambiente, della bambina: soprattutto, uno studio medico delle guarigioni denunciate come miracolose e, in generale, uno studio scientifico dei cosiddetti «prodigi delle Ghiaie», poiché l'accertata esistenza di un miracolo compiuto dalla «Madonna delle Ghiaie» basta per dare al problema una soluzione sicuramente positiva, qualunque sia l'esito dell'indagine circa l'ambiente e circa il terreno psicologico di Ad.
In attesa che questi studi vengano affrontati dalle specialità competenti, offro qui i risultati che venni raccogliendo in lunghi mesi di ricerche. Rinunciando per ora alle esigenze sistematiche ed evitando le discussioni tecniche accessibili soltanto agli specialisti, mi limiterò a presentare in povere parole quegli elementi che possano pesare in un senso e nell'altro sulla bilancia della questione. E poco male se, appunto per questa sua veste di bilancio consuntivo, il lavoruccio riuscirà frammentario e discontinuo. Le istanze contrarie alla realtà delle visioni avranno un rilievo preponderante, sia perché fanno difetto gli argomenti positivi, sia perché sugli elementi negativi deve cadere l’attenzione precipua dello studioso il quale in partenza presume sempre le spiegazioni naturali, sia perché questo qualsiasi studio vuol conservare ancora l'impianto di un primitivo memoriale già terminato nel luglio 1944, in cui si elencavano e si soppesavano appunto gli elementi negativi della storia di Ghiaie.
Il lavoro giacque a lungo manoscritto. Dal settembre (1944) in poi fu letto soltanto dal collega e collaboratore Sac. Prof. Guido Sala, dal Rev. Canonico Giovanni Magoni, dal Dottor Mocchi, neuropsichiatra di Bergamo, da Mons. Pietro Carrara, Vicario Generale della Diocesi, dal Prof. F. Cazzamalli di Como, e in parte dalla Dott. A. SidIauskaitè, e da Mons. Vescovo. Poiché erano raccolte in esso le mie interpretazioni personali, non intendevo, comunicarlo alla Venerabile Commissione Vescovile per non influenzare in alcun modo le decisioni del Tribunale. Tuttavia gli amici che lo lessero vi trovarono tal messe copiosa di fatti da costituire un necessario complemento delle due relazioni storiche già comunicate” (e cioè un complemento ai due primi libri “Le visioni della piccola” e “Storia dei fatti di Ghiaie”).
Ond'è che oggi finalmente lo presento. Ho tentato per quanto mi era possibile di lasciar parlare soltanto, i fatti, di fornire soltanto informazioni storiche, sopprimendo discussioni critiche e, scansando le soluzioni personali. Va da sé che non intendo per nulla di sostituirmi alla Commissione Teologica, né di anticipare le sue decisioni”.

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LA VERSIONE DOCUMENTATA DEGLI STUDIOSI

A) La stesura del terzo libro dal luglio 1944 al settembre 1945

Don Cortesi non aveva ancora terminato di scrivere il suo secondo libro (l’ultima pagina porta la data del 7 ottobre 1944), che già da luglio 1944 (due mesi dopo le apparizioni) lavorava alla stesura di un terzo libro sulla la base di un “primitivo memoriale in cui si elencavano e si soppesavano appunto gli elementi negativi della storia di Ghiaie”.
Nessuna commissione era stata ancora nominata e ancor meno si parlava dell’istituzione di un tribunale ecclesiastico. Quindi Don Cortesi, come egli ammette, portava avanti uno studio sul problema delle apparizioni di Ghiaie puramente a titolo personale e senza nessun incarico ufficiale. D’altronde la Commissione non esisteva ancora perché fu costituita con decreto del Vescovo soltanto il 28 ottobre 1944 e non si riunì mai fino al 12 dicembre 1945, giorno della sua prima seduta. Come poteva, Don Cortesi aver avuto un incarico ufficiale, visto ch’egli non faceva nemmeno parte della Commissione?

A settembre 1944, Don Cortesi scrive in merito al terzo libro: “…poiché erano raccolte in esso le mie interpretazioni personali, non intendevo, comunicarlo alla Venerabile Commissione Vescovile per non influenzare in alcun modo le decisioni del Tribunale”. Un’affermazione sconcertante, perché il Vescovo non aveva ancora nominato nessuna Commissione e tanto meno un Tribunale per giudicare i Fatti di Ghiaie la cui istituzione avvenne soltanto l’8 maggio 1947, due anni e mezzo dopo.

Normalmente, la Commissione avrebbe dovuto sciogliersi con l’istituzione del Tribunale, ma invece avvenne un fatto imprevisto e cioè che fu istituito un Tribunale accanto alla Commissione alla quale doveva riferire le sue conclusioni. Un fatto inusuale.

Eppure, già nel settembre del 1944, Don Cortesi parlava esplicitamente nei suoi scritti di “Venerabile Commissione Vescovile” e di “decisioni del Tribunale”. Come poteva se la Commissione non era stata ancora istituita e nemmeno il Tribunale. A chi si riferiva Don Cortesi? C’era una Commissione e un tribunale paralleli? Chi era Don Cortesi? Che ruolo oscuro era riuscito a conquistarsi per poter trarre, indisturbato, conclusioni e giudizi che in nessun modo e a nessun titolo gli competevano? Perché nessuno lo fermò e lo allontanò dall’Affare Ghiaie?


Ed è proprio nell’estate del 1944 che Don Cortesi cominciò a spargere il suo veleno critico. Cominciò a far leggere la parte del manoscritto già pronta ad alcune persone e soprattutto al suo Vescovo (che sarà poi presidente della Commissione) e a Mons. Magoni (che verrà nominato segretario della Commissione stessa) e ad alcune altre persone (Don Guido Sala, il Dottor Mocchi, Mons. Carrara, il Prof. Cazzamalli, la Dottoressa SidIauskaitè). Ma non si accontentò, perché poi lo divulgò agli amici che trovarono nel suo lavoro “tal messe copiosa di fatti da costituire un necessario complemento delle due relazioni storiche già comunicate.”
E così, l’inquisitore, continuò a scrivere e, al 31 dicembre 1944, aveva già approntato tanto materiale da riempire almeno le prime 206 pagine del suo libro “Il problema delle apparizioni di Ghiaie”, che consegnò subito dopo alla S.E.S.A. per l’impaginazione e la stampa.
Lo conferma lui stesso alla seconda riga della pagina 207: “Il nostro studio era già in stampa, quando emersi gravissimi dati decisivi, il problema entrava nella fase risolutiva e s’avviava a grandi passi verso la catastrofe”.

D’altronde, già nel luglio del 1944, pochi mesi dopo le apparizioni, Don Cortesi dubitava delle apparizioni e cercava il modo di distruggere il parere positivo di Padre Gemelli. Aveva il campo libero per divulgare le sue tesi denigratrici perché la Commissione istituita il 28 ottobre 1944, era inesistente e si riunì per la prima volta soltanto 14 mesi dopo.

Persino il Card. Schuster di Milano ricevette da Don Cortesi in aprile / maggio 1945, fogli dattiloscritti dei suoi lavori in corso. Lo si apprende da una lettera di Padre Petazzi a Don Cesare Vitali del 10/11/1945.

Don Cortesi continuò imperturbabile la lapidazione delle Apparizioni di Ghiaie e il 15 settembre 1945 raggiunse il suo scopo perché riuscì, con l’inganno, a strappare alla bambina indifesa totalmente alla sua mercé, un biglietto di ritrattazione. Il capolavoro era compiuto e, il giorno stesso, il sacerdote si affrettò a chiudere le ultime pagine del capitolo “Il malinconico epilogo” ed inviarle in stampa.

Si stampò il libro con la massima urgenza e con i soldi dei pellegrini di Ghiaie. Una parte delle copie fu distribuita agli addetti ai lavori, una parte la distribuì Don Cortesi ad amici e conoscenti, il resto fu ritirato (o mandato al macero). Si sa comunque da fonti certe e attendibili che il libro circolò in molti ambienti anche fuori diocesi e che fu molto criticato.

Lo studioso Achille Ballini, per esempio, nel suo libro “Una fosca congiura contro la storia” afferma che Don Cortesi fece circolare 60 copie del suo libro tra i suoi amici “per creare una audace corrente di negatori”. E Le copie circolarono clandestinamente… Sappiamo con certezza che il libro era già in circolazione l’8 ottobre 1945, tre settimane dopo quel terribile 15 settembre, giorno della ritrattazione di Adelaide.


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B) Cortesi prima dell’uscita del libro

Nel mese di settembre 1945, prima che uscisse il libro di Don Cortesi, Padre G. Petazzi, preoccupato per l’andamento dei Fatti, eseguì una propria inchiesta e scrisse, il 5 ottobre: «Anzitutto ho chiesto a D. Cortesi qual fosse, il suo giudizio sulla Commissione nominata da S. Ecc. il Vescovo, per indagare e pronunciarsi sui fatti. Egli candidamente mi confessò che la Commissione non si radunò neppure una volta; tutto il giudizio della Commissione si riduceva a quello di D. Cortesi. Gli feci allora notare che in una questione così grave, di tanta responsabilità, io non mi sarei fidato del mio giudizio, ma avrei voluto essere assistito da qualche persona autorevole e competente; ma egli mi disse di aver raggiunto la certezza assoluta su la falsità del Caso…».

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C) Il libro era già in circolazione dall’8 ottobre 1945

Il libro “Il problema delle apparizioni di Ghiaie” di Don Cortesi, ebbe la massima precedenza in stampa tanto che sappiamo con certezza che, l’8 ottobre 1945, era già in circolazione (tre settimane dopo la ritrattazione): Lo dichiara apertamente Don Italo Duci, allora curato di Ghiaie di Bonate, nel suo diario e in una lettera a Mons. Bramini dell’11/06/1946 dove scrive: “A proposito di questo libro sul mio diario dell’8 ottobre 1945 trovo segnate queste osservazioni: … È giunto il libro di D. Cortesi, libro che nega tutto. L’ho letto e sono stato male; son venuto a questa conclusione: o mi trovo innanzi ad un uomo ed allora devo credere alle sue conclusioni, oppure mi trovo di fronte ad un anormale, un pazzoide…”

Nelle sue lettere del 9 e 10 novembre 1945 indirizzate a Don Cesare Vitali, allora parroco di Ghiaie, Padre G. Petazzi conferma anche lui di aver ricevuto il libro e di averlo già letto e criticato. Padre Petazzi non faceva sicuramente parte della cerchia di Don Cortesi né della Commissione.
Se qualcuno avesse imposto il segreto istruttorio su quel libro, il Parroco di Ghiaie, Don Cesare Vitali, non lo avrebbe sicuramente inviato a Padre Petazzi, oppositore di Don Cortesi e forse non l’avrebbe nemmeno ricevuto lui stesso.

E ancora, in data 20/11/1945, Mons. Masoni, scrisse da Bergamo al Parroco di Ghiaie di Bonate, Don Cesare Vitali testualmente: “Dopo aver letto attentamente l’elaborato a stampa (senza revisione ed imprimatur dall’autorità ecclesiastica) del sac. L. Cortesi intorno a quello che egli chiama “Il problema delle Ghiaie di Bonate” credo bene farvi conoscere alcuni miei rilievi che vi ho fatto e le mie impressioni che ho avuto dalla lettura di esso, autorizzandovi, anche questa volta, a fare del mio scritto quell’uso che giudicate migliore… Mentre vi è una commissione appositamente costituita dalla autorità diocesana, perché mai D. Cortesi si prese la libertà di diffondere il suo elaborato, a stampa clandestina pel foro ecclesiastico? Ha voluto demolire quanto prima egli stesso ha costruito, ma ciò venne a demolire sé stesso…”
Che cosa intendeva dire, Mons. Masoni con l’espressione “stampa clandestina”? Si riferiva forse a quanto dichiarato da Achille Ballini che Don Cortesi fece circolare 60 copie del suo libro “tra gli amici per creare una audace corrente di negatori…”?

Anche Domenico Argentieri, a pag. 36 del suo libro “La fonte sigillata” parla delle pubblicazione del terzo libro del Cortesi che indusse Padre Gemelli e la sua assistente Dottoressa Sidlauskaitè “a scrivere al Cortesi, ciascuno per proprio conto, in data 22 novembre 1945, facendogli rilevare tutti gli errori e incongruenze contenute in quel libro”.

Nella lettera di Don Cesare Vitali, del 31/01/1946, a Don Felice Murachelli, il Parroco di Ghiaie di Bonate scrisse: “Lei, dalle notizie di Mons. T. (Tomasoni), avrà potuto capire l’opera deleteria del Prof. C. (Cortesi) circa quanto è avvenuto qui nel 44. La propaganda contraria l’ha svolta presso tutte le persone che conosceva e tante anche non conosciute…”

Nella lettera del 07/12/1946 a Don Felice Murachelli, Don Cesare Vitali scrive ancora: “il famoso libro di D. C. (Don Cortesi) è stato disapprovato da personalità competentissime del Clero e del laicato; e lui non insegna più in Seminario…”

E Achille Ballini, a pag. 119 del suo libro “Una fosca congiura contro la storia” concluse: “Tutto stampò senza imprimatur e fece liberamente circolare. Gli scrupolosi non fiatarono mai…”

Dopo queste testimonianze, e molte altre che abbiamo potuto consultare, siamo venuti della convinzione che non esisteva un segreto istruttorio e che il molto discusso libro di Don Cortesi “Il problema delle apparizioni di Ghiaie” circolava liberamente tra i suoi amici e conoscenti ma anche tra persone che non avevano nulla a che fare con lui o con gli addetti ai lavori.

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D) Il libro era di dominio pubblico

Quando l’allora Vescovo di Bergamo, Mons. Clemente Gaddi, dichiarò l’11/09/1970 che i libri di Don Cortesi non erano “un’opera di dominio pubblico”, forse non sapeva che il libro più discusso di Don Cortesi “Il problema delle apparizioni di Ghiaie” era già di dominio pubblico da molti anni perché era depositato alla Biblioteca civica Angelo Maj di Bergamo, a due passi dall’Episcopato, a disposizione di chiunque lo volesse leggere.

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E) Una tesi nulla per vizio di forma

In quel libro Don Luigi Cortesi emise pubblicamente dei giudizi pesanti di natura medico-psichiatrica nei confronti di Adelaide e dei suoi familiari e congiunti ed ebbe l’impudenza di anticipare anni prima la conclusione della Commissione, del Tribunale Ecclesiastico e del decreto “non consta” del 1948. Il suo studio, personale, fu acquisito dai membri della Commissione e dai giudici del Tribunale che interrogarono con in mano il libro di Don Cortesi e che alla fine non fecero che confermare la tesi, i giudizi e le conclusioni di quel prete laureato in filosofia ma non in campo medico, che non aveva nessun titolo accademico né specializzazione in medicina e chirurgia, in psichiatria o in psicologia, o in teologia, che lo abilitassero ad emettere per un Tribunale un parere d’esperto autorizzato in quelle materie anche se, nei suoi scritti, cita altri esperti. Tutto la tesi di Don Luigi Cortesi sottoposta alla Commissione d'inchiesta non può che essere nulla per vizio di forma.

Don Cortesi era così sicuro che il suo lavoro sarebbe stato determinante per il giudizio che avrebbe emesso la Commissione che già il 31 dicembre 1944 concluse a pag. 206 del “Il problema delle Apparizioni di Ghiaie”: “Tuttavia non nascondo il mio scetticismo: l’avvenire non ci recherà la convalidazione divina delle apparizioni, ma soltanto la dimostrazione della loro origine umana… la mia speranza di giorno in giorno s’illanguidisce e smuore. Anzi è già morta.” Inoltre, il 15 settembre 1944, a pag. 230 sentenziò: “L'episodio si chiude per sempre, come uno dei più luttuosi che la storia umana registri”.

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F) Un libro per influenzare

L’introduzione del libro “Il problema delle apparizioni di Ghiaie” è piena di contraddizioni. Eccone alcune evidenziate dallo studioso Achille Ballini:

1) Don Cortesi afferma che aveva tentato di fornire “soltanto informazioni storiche, sopprimendo discussioni critiche e scansando soluzioni personali”, mentre alcune righe dopo, nella sua introduzione, dice che ha raccolto le sue “interpretazioni personali”.

2) Afferma che non intendeva comunicare il libro manoscritto “alla Venerabile Commissione Vescovile per non influenzare in alcun modo le decisioni del Tribunale”, mentre l'ha fatto leggere anzitempo al Vescovo presidente, ed al Can. Magoni, segretario della Commissione. Parla di un Tribunale che a quell’epoca non esisteva ancora e non esisterà ancora per più di due anni.

3) Dice di scansare “soluzioni personali”, mentre il libro ne è pieno; e a pag. 196 conclude: “l'origine naturale delle visioni dell'Adelaide ci sembra tanto certa da non poter essere sconfessata e capovolta da un futuro miracolo”; poi a pag. 230: “L'episodio si chiude per sempre, come uno dei più luttuosi che la storia umana registri”. A quali lutti e disgrazie della storia umana si riferisce Don Cortesi?
Perché non vi è traccia alcuna nei libri di Storia Moderna.

4) Conclude infine affermando che non intende per nulla sostituirsi alla Commissione Teologica né di anticipare in alcun modo le sue decisioni ma invece:
- le anticipa molto tempo prima ad amici e conoscenti, a sacerdoti e a tante altre persone;
- le anticipa quando scrive l’ultimo capitolo “il malinconico epilogo” dopo la ritrattazione di Adelaide sentenziando che l’episodio si chiudeva “per sempre, come uno dei più luttuosi che la storia umana registri”;
- si affretta a comunicare al Vescovo e alla Commissione medica (pag. 116 del suo libro) le sue riserve e le sue apprensioni per le conclusioni di P. Gemelli, mostrando ben altri propositi.

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G) Nessun incarico ufficiale per un’istruttoria

Non risulta da nessun documento fino ad oggi consultato (escluso naturalmente l’incartamento segreto depositato in Curia) che Don Luigi Cortesi avesse ricevuto un incarico ufficiale scritto di preparare “qualcosa come un’istruttoria e che venne stampata in un numero assai limitato di copie, distribuite, sotto grave obbligo di segreto, ai membri della Commissione teologica e ai vari periti chiamati ad interloquire”.

Si noti anche che la Commisione Teologica, di cui non faceva assolutamente parte Don Cortesi, istituita il 28 ottobre 1944, si riunì la prima volta soltanto il 12 dicembre 1945, 14 mesi dopo. Lo dichiara chiaramente Mons. Cesare Patelli, membro del Tribunale ecclesiastico, nel suo diario manoscritto “Chronicon”.

Anche Don Cesare Vitali nella sua lettera a D. Murachelli del 18/12/1945 dichiara che la “settimana scorsa si è radunata per la prima volta la Commissione Teologica. A dire il vero ero un po’ impressionato, perché era nelle mani dei singoli componenti, un libro di D. Cortesi che distrugge tutto. Cautamente ho potuto sapere che sono restati perplessi nel vedere da una parte un libro che dice che le apparizioni furono una invenzione dell’Ad., e dall’altra cinque o sei guarigioni che i medici dicono miracolose. Chi avrà la vittoria!…”

Che la Commissione non si fosse mai riunita fino ad allora, lo conferma anche Padre Petazzi in una lettera a Don Cesare Vitali del 5 ottobre 1945 nella quale racconta il suo recente incontro con Don Cortesi al quali gli chiese “quale fosse il suo giudizio sulla commissione nominata da Sua Eccellenza il Vescovo per indagare e pronunciarsi sui fatti. Egli candidamente confessò che la commissione non si radunò neppure una volta, tutto il giudizio della commissione si riduceva a quello steso da Don Cortesi”. Disse anche “di aver raggiunto la certezza assoluta sulla falsità del caso. E la soluzione era veramente la più melanconica che si potesse pensare, perché non si trattava di una suggestione della bimba, ma di un inganno della stessa.”

Quindi gli studi di Don Cortesi erano già stampati e circolavano da più di due mesi quando la Commissione si riunì per la prima volta (12 dicembre 1945). Don Cortesi, inoltre, contravvenendo al “segreto istruttorio” - se davvero questo esisteva - fece fotografare il biglietto di ritrattazione di Adelaide del 15 settembre 1945 e ne distribuì parecchie copie fotografiche ad amici e conoscenti, prima di consegnarlo agli atti. È grazie ad una di quelle fotografie che possiamo oggi vedere e studiare il famoso biglietto estorto ad Adelaide.

Nel maggio 1947, il Tribunale Ecclesiastico se ne guardò bene dal procedere in analisi peritali alcune e non si chiese minimamente con quale percentuale di credibilità e di attendibilità era da classificare e da recepire tutta l'opera su Ghiaie di Don Luigi Cortesi, a quell'epoca sacerdote e laureato in filosofia, ma non dottorato in teologia o in psicologia, né tanto meno in medicina e chirurgia. Il Tribunale commise una grave omissione, non convocando il difensore delle Apparizioni, Mons. Bramini il quale non poté, in nessun modo, confutare l’opera e la tesi di Don Cortesi.

Don Cortesi non aveva nessuna autorizzazione per compiere indagini ed interrogatori, sia subito dopo le prime apparizioni sia molti mesi dopo. Infatti in “Storia dei fatti di Ghiaie” a pag. 125, confessa: “Le prescrizioni di Don C., veramente, prescrizioni non erano, poiché, sia detto subito, non avevo alcuna autorità di farle… Anche i miei contatti colla bambina non erano nulla meno che furti; anch'io sorpresi la buona fede delle suore… le suore non mi chiesero le credenziali, che non avevo…”
A pag. 130, continua: “È ora che mi confessi. Partecipai intimamente ai fatti di Ghiaie senza un incarico speciale, mosso soltanto da interessi personali di studio…”

Nel diario del vescovo affidato alla Commissione d'inchiesta trovasi annotato in data 29 maggio 1944: “Do istruzione a don Cortesi che non si faccia vedere come un direttore dei movimenti, per togliere pretesto all'osservazione fatta da qualche confratello che, ora che si è cercato di togliere la bambina alla suggestione dei familiari, sono i sacerdoti che sembrano suggestionarla”.

Quelle istruzioni non furono ascoltate da Don Cortesi che apparve invece come un vero “direttore dei movimenti”.

A pagina 131 del suo libro, Don Cortesi continua la sua confessione:
“…Anche queste dilatazioni abusive furono ratificate e confermate il 14 giugno con un’amplissima autorizzazione scritta di «vigilare perché non si verifichi alcun inconveniente religioso relativamente ai fatti di Ghiaie e di intervenire per far cessare gli eventuali inconvenienti che si verificassero». Del resto S. Eccellenza si degnava affidarmi vari incarichi, consigliarmi il da farsi, approvare ciò che facevo; il che valeva bene un'autorizzazione generale per tutti i problemi creati dai fatti di Ghiaie. Per cui un bello spirito poté definirmi il «segretario della Madonna di Bonate»…”

L’amplissima autorizzazione scritta non gli ordinava però di stendere un’istruttoria, d’inquisire le persone, di sequestrare Adelaide…, ma semplicemente di «vigilare perché non si verifichi alcun inconveniente religioso…».

Quindi il Cortesi usurpò gravemente il decreto n. 5 del decreto vescovile de 14 giugno 1944: “Nessun sacerdote o laico, qualunque sia l'autorità sua o l'incarico che dicesse avere, è autorizzato a fare inchieste o indagini se non con licenza scritta dall'Ordinario di questa diocesi e in relazione con gli organi di inchiesta già debitamente costituiti”.

Qui il vescovo dimenticava che in realtà non aveva ancora costituito quegli organi di inchiesta che dava già per costituiti... Ma non per questo Don Cortesi aveva il diritto di violare quel decreto e di fare inchieste o indagini.

Don Cortesi continua la sua confessione: “Aspettai che alcuno fosse deputato a cosiffatto lavoro fondamentale, massacrante. Ma non si poteva aspettare a lungo, giacché, allontanandosi dai fatti, la memoria di Ad. e dei testimoni si sarebbe irrimediabilmente oscurata. Allora, per la confidenza e la consuetudine, che aveva con me la piccina, per le amicizie che avevo contratto alle Ghiaie, per l'ampia esperienza personale che avevo dei fatti, mi credetti in grado di assumermi quel lavoro… Così, interrogando ripetutamente, sistematicamente la piccina, raccogliendo deposizioni orali o sollecitando relazioni scritte da tutti quelli, vicini o lontani, che avevano intimamente partecipato ai fatti, e sfruttando il mio diario personale, potei compilare questo studio. Il quale, dunque, fu l’ultima mia usurpazione…
Questo dovevo dire non certo per aggiudicarmi tutto il merito di quello che feci di buono, ma per addossare sulle mie spalle di privato tutta la responsabilità di quello che feci e feci male, di quello che feci e non dovevo fare, di quello che non feci e dovevo fare. ..”

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CONCLUSIONI

Dalla confessione diretta di Don Cortesi, risulta che non ebbe assolutamente un incarico specifico scritto di preparare un’istruttoria. Si credette in grado lui di assumersi quello studio, che presentò di sua iniziativa al Vescovo. È come se, in quella lunga confessione, Don Cortesi volesse giustificarsi per il suo operato non del tutto limpido.
Il giornale “La nostra Domenica”, in un articolo del 24/02/2002 riporta che Don Cortesi era solito dire scherzosamente: “nella mia vita non ho mai dovuto obbedire, perché non mi è stato mai comandato nulla dai superiori. Ho sempre potuto fare ciò che di più desideravo come prete”.

Ma forse Don Cortesi doveva dire: “non ho mai voluto obbedire” perché in quegli anni dei Fatti di Ghiaie, egli ha purtroppo
tante volte disobbedito…

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Fonti:

- “Le visioni della piccola Adelaide Roncalli”, Don Luigi Cortesi, 1944
- “Storia dei fatti di Ghiaie”, Don Luigi Cortesi, 1944
- “Il problema delle apparizioni di Ghiaie”, Don Luigi Cortesi, 1945
- Lettera di Mons. Clemente Gaddi a Don Italo Duci, 11/09/1970
- “La Domenica del Popolo”, articolo di Don Antonio Pesenti , 20/02/1977
- Relazione di Padre Gemelli a Mons. Bernareggi, 11/07/1944
- Lettera di Padre Gemelli a Don Cortesi, 22/11/1945
- Lettera della Dott.ssa Sidlauskaitè a Don Cortesi, 22/11/1945
- Diario del Vescovo Mons. Bernareggi, pagina 29/11/1944
- “Una fosca congiura contro la storia”, Achille Ballini, 1954
- Diario di Don Italo Duci, da 1944 a 1948
- Lettera di Padre Petazzi a Don Cesare Vitali, 05/10/1945
- Lettera di Padre Petazzi a Don Cesare Vitali, 09/11/1945
- Lettera di Padre Petazzi a Don Cesare Vitali, 10/11/1945
- Lettera di Mons. Masoni a Don Cesare Vitali, 20/11/1945
- Lettera di Don Cesare Vitali a Don Felice Murachelli, 18/12/1945
- Lettera di Don Italo Duci a Mons. Bramini, 11/06/1946
- Lettera di Don Cesare Vitali a Don Felice Murachelli, 31/01/1946
- Lettera di Don Cesare Vitali a Don Felice Murachelli, 07/12/1946
- “La fonte sigillata”, Domenico Argentieri, 1955
- Lettera di Mons. Clemente Gaddi, 11/09/1970
- Decreto Vescovile del 14/06/1944
- Decreto Vescovile del 28/10/1944
- Decreto Vescovile dell’08/05/1947
- Decreto Vescovile del 13/06/1947
- “Chronicon”, Mons. Cesare Patelli, Seminario di Bergamo
- Il pungolo su Bonate”, periodico, n. 2 aprile 1978
- “Adelaide, speranza e perdono”, G. Arnaboldi Riva, 2002
- Vari archivi privati
- Biblioteca civica Angelo Maj
- Biblioteca del Seminario Vescovile di Bergamo
- Università Cattolica di Milano
- Curia Vescovile di Lodi


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Allegato   Data inserimento:  24/05/2003