Autore:  P. Candido Maffeis Data documento:  26/02/1995
Titolo:  Predica di Padre Candido sulle Nozze di Cana

 PREDICA DI PADRE CANDIDO SU: "LE NOZZE DI CANA"
Dal Vangelo di S. Giovanni
(nella Parrocchiale di Ghiaie, il giorno 26 febbraio 1995, durante la S. Messa delle 10.30).

(Nella trascrizione il testo è stato ovviamente adattato per consentire un’agevole lettura. In particolare la suddivisione del brano in tre parti diverse consente di comprendere meglio lo sviluppo del pensiero di padre Candido su:
· Maria madre di Dio e madre nostra;
· Maria madre della chiesa;
· Maria madre della famiglia umana.
Senza nominarla una sola volta, padre Candido, in tutta la sua predica, ha di fronte a sé Maria Regina della famiglia apparsa a Ghiaie, che ha confermato la sua missione sacerdotale, accompagnandolo sempre, fino alla morte.)

Continuiamo la nostra meditazione sulla figura e sulla presenza di Maria nella chiesa. Dio ce l’ha promessa. Ce l’ha mandata. E anche se mai potremo sviscerarne profondamente il motivo, noi possiamo dire che Ella è madre ; e quale madre ! madre di Dio innanzitutto, madre voluta da Dio, madre dell’uomo Cristo Gesù figlio di Dio e figlio suo, tutto suo ! così come gli angeli l’hanno celebrata proprio nella sua maternità: “Andate ! andate a Betlemme ! andate nella grotta ! troverete un bambino il salvatore del mondo insieme con sua madre !”, indicando in questo modo il grande segno : un bambino e sua madre ! l’amore !
Quel bimbo è il Figlio che il Padre ci ha donato per portare su di sé e pagare, nella sua carne, il debito nostro. Quel bimbo è il Figlio che sulla croce ci ha affidato alla madre perché nella sofferenza, il nostro sguardo possa subito posarsi su di Lei, ultima speranza nostra, e con fiducia collocarci tra le sue mani, mani potentissime.
Tutti noi infatti, dobbiamo partecipare alla redenzione e pagare un giorno prima o dopo nel dolore e nella sofferenza. E allorché giunge l’annuncio terribile della morte, “tu presto morirai fra tre mesi la tua vita sarà terminata”, annuncio che atterra l’uomo lo fa rientrare in se stesso facendogli toccare con mano quanto sia piccolo e fragile, quasi un nulla, allora in Lei dobbiamo confidare con fede grande e speranza intramontabile. A lei dobbiamo salire nei momenti della prova del dolore della solitudine. Lei che è madre nostra, che ha mani potenti. Guai a noi se ci mancasse Maria !
Il Figlio ci affida dunque alla madre, e tutti noi ci vediamo rivestiti di santità rinnovati purificati in questa madre che è sempre accanto a noi, vigile su ciascuno di noi, sulle nostre miserie. Purtroppo però, noi la dimentichiamo con troppa facilità : la nostra devozione spesso si riduce a devozionismo; non è amore, non è partecipazione della sua vita che deve riflettersi in noi.

Cerchiamo di vederla allora, come negli Atti degli apostoli, quale madre della prima famiglia cristiana, solenne, preoccupata di radunare la chiesa disgregata, fuggitiva, peccatrice. Ha visto gli uomini che pur possedendo poteri straordinari, hanno tradito, sono fuggiti e han perso la fede. “O Signore moriremo per te ! ovunque tu andrai ti saremo fedeli o Signore !” avevano promesso a Gesù, come facciamo tutti noi nel momento della gioia, della sicurezza, dell’amore familiare, impossibilitati a comprendere le sue parole profetiche: “Voi questa notte perderete la fede in me, fuggirete, mi lascerete solo!”. Ma ecco allora, in queste tenebre, avanzare la donna forte, la guida della chiesa, la madre della chiesa. Ecco allora, dopo la tragedia della croce, il rifiuto degli apostoli, la fiacchezza dell’uomo, la paura davanti al dolore, avanzare lei, la donna forte che raccoglie tutti nella preghiera.
Non fa miracoli ! Maria è mamma! Ella raccoglie i figli, li prende uno per uno e li porta nella preghiera, lei orante madre nostra. E’ lei che ci raduna. Perché raccogliere i figli è proprio della madre, delle sue mani amorose, del suo cuore grande che non esclude nessuno. Una tradizione orientale dei primi cristiani racconta che Maria ha pregato tanto per quel figlio sciagurato di Giuda. L’avesse incontrato! Non sapeva di avere un figlio ormai condannato a morte.
Questa presenza fattiva, forte, la presenza di madre, non lasciatela mai. E’ volere di Dio, dalla scrittura al tempo di Gesù : “figli vi lascio nelle mani della madre ! Non mi vedrete più, dovrete vivere nella fede, nel credo potente, ma lei vi radunerà”.
E’ stata il primo vescovo, non è un eresia, ed è lei che fa sedere Pietro sul seggio di apostolo di guida della fede, nella fede e nella speranza.
L’aver raccolto la chiesa è stato un atto d’amore per noi. “Erano assidui” - dicono gli Atti degli apostoli – “erano assidui, costanti ed erano un cuor solo e un’anima sola”, fusi nella preghiera, come fratelli, titolo d’amore e di famiglia che Dio stesso ha voluto: “siete tutti figli miei, ma fratelli in Cristo”.

La divina maternità di Maria che si prolunga nel cenacolo, continuerà poi nei secoli fino a noi, radunati questa mattina come in un cenacolo attorno a lei che così ci implora : “Non perdetevi figli nei meandri di questo mondo, nelle fatiche, nel dolore, nel lavoro, nella sofferenza! Guardate me che vi addito sempre la strada! Io sarò la vostra forza, la vostra fiducia! Datemi le vostre mani e io vi condurrò, ma venite vicino a me!“ E noi allora, incontrando il suo sguardo rivolgeremo a lei la nostra prima preghiera: “Aiutami o Madre ! Intervieni o Maria !”
Quanto è necessaria Maria nella chiesa e nelle nostre famiglie! Ho detto prima che è un devozionismo, non è profonda la nostra fede, perché, appena soffia il primo vento, ecco che fuggiamo, ma lei ci chiama e ci raccoglie: nel dolore c’è lei, nella lontananza c’è lei, c’è sempre Maria accanto a noi. Ha mani così grandi, ha braccia così forti che sostiene tutti, ha un cuore così immenso che c’è posto per tutti; non dimentichiamolo, è nel vangelo.
La vediamo sempre in famiglia, famiglia della chiesa e famiglia umana. La vediamo partecipare alle gioie delle nozze in una famiglia povera e intervenire perché manca il vino; il vino dell’amore, della fede, del fervore. Ed è qui il segreto di questa mattina per noi . Come a Cana, Maria scende ora verso di noi. Non è troppo in alto, non è lontana. Ella è qui seduta tra voi accanto a voi che vi prende la mano e la stringe al suo cuore. Sentiamola vicina, non lontana lassù nei cieli. Se è mamma è qui dove c’è la sua famiglia, dove stiamo noi con tutte le nostre piccole grandi miserie, la nostra sfiducia, i nostri peccati, le nostre ricadute, le nostre rabbie, i nostri caratteri. Lei non si meraviglia. E più soffri più lei è lì, vicina. Sentitela con la mano sul vostro cuore mentre vi dice : “io sono qui per te, son qui perché soffri, perché hai una grazia da chiedere, perché non hai il coraggio, ti manca la fede, perché la preghiera ti pesa, ti pesa, ma ricordati che la preghiera è la chiave che io ho in mano, la chiave del cuore di Dio. Le mie mani aprono tutto. Ogni porta davanti a me si apre. Chiedete, ma pregate, sappiate pregare”.
A Cana, per intercessione di Maria, Gesù ha dato inizio ai miracoli. E allora noi preghiamo Maria perché intervenga subito. E quando preghiamo, sia nella gioia che nel dolore, o nel pianto profondo, sappiamo che preghiamo l’Onnipotente, e che per il suo “sì” alla nostra domanda, è necessaria Maria.
Stamattina ciascuno di noi ha certo qualcosa da domandarle, qualcosa in fondo al cuore. Non lo dite, per amor di Dio, tenetevelo in fondo al cuore e mettetelo tra le man Maria perché lei porti la nostra preghiera, le nostre intenzioni, le nostre famiglie, le nostre case, i nostri figli, i malati, i giovani, che hanno bisogno di Maria, del suo esempio forte.
Ecco dunque, questo miracolo del cambiamento dell’acqua in vino avvenga questa mattina: l’acqua battesimale scesa su di noi mediante la quale siamo diventati figli di Dio e figli di Maria, che da quel momento non ci ha più abbandonato, divenga questo vino, questo sangue che sprizza dalle piaghe del suo Figlio quale lavacro per noi, vita nostra, perdono e conversione. Questo miracolo avvenga questa mattina perché da lei è incominciato il cammino apostolico, da lei la storia, da lei il nostro sì al Signore.
E anche se guardandola ci sentiamo un po’ dissimili da lei, da quello sguardo soavissimo e materno, diciamo: “Maria accettaci sempre così come siamo, ma facci come tu ci vuoi, come Cristo ci vuole”.

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Fonte:
- Archivio G. Arnaboldi Riva



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Allegato   Data inserimento:  27/05/2003