Autore:  Padre Candido Maffeis Data documento:  10/01/1957
Titolo:  Lettera di P. Candido a P. Felice Murachelli

 LETTERA DI PADRE CANDIDO A PADRE FELICE MURACHELLI

«Marino 10 - 1 - 57

Salus mea in Corde tuo, o Maria!

Mio carissimo P. Felice, rispondo tardi alla sua sempre cara lettera che per me non è quella di un amico, ma più che amico, fratello. Lei mi ricorda sempre il tempo trascorso insieme, e mi fa vivere almeno per brevi istanti la vita di fanciullo. Io credo che allora ero più buono, benché una ne facessi e un’altra ne pensassi: ricordi di giorni sereni e felici in cui cantavo tutto il giorno senza stancarmi, in cui facevo i miei altarini e celebravo le mie messe in cui costringevo la mia mamma a rispondere alle domande e tante altre cose che sono chiuse entro il mio cuore le quali gettano uno sprazzo di luce sulla mia vita quando la prova bussa alla porta. Non sono più come un tempo: mi lascio prendere dallo sconforto, dalla sfiducia in me e negli altri e a volte ho dei terribili momenti di scoraggiamento. Gesù vuole purificarmi e sento che lavora in me ma, non trova sempre quella pasta docile che si lascia schiacciare e rivoltare a suo piacimento. Mi manca molta umiltà e buona volontà. Spero con l’aiuto di Maria di superare questa crisi che dura da tanto tempo. Ho bisogno di generosità per non negare mai nulla a Gesù. Sapesse come sono pignolo con Lui e l’anima lontana dalla fonte di tutte le grazie va in cerca di pascolo altrove. Questa è la prima lettera che scrivo in quest’anno 1957, anno in cui ho promesso maggiore amore, fedeltà, vita interiore a Gesù e per meglio piacergli mi sono messo vicino a Maria, con Lei e per Lei mi farò migliore. Perciò mi ricordi nella S. Messa, l’atto più alto che possa fare una creatura, dignità la più alta in celo e in terra. Caro P. Felice, sono vicino al giorno del mio Sacerdozio, due anni passano presto, ma se dovessi essere un prete mediocre non vorrei esserlo, perché con l’andar del tempo si perde lo spirito osservante e subentra la rilassatezza il che è a Dio stomachevole. Ricordo ancora che dissi a Gesù prima di emettere i miei primi voti religiosi “Gesù se dovessi un giorno trascinare nel fango questa veste che indosso o che abbia a offenderti, fammi morire adesso che ho tutta la volontà di amarti; fa che quest’oggi sia l’ultimo giorno della mia esistenza”. Pregavo tanto Maria che mi facesse suo vero figlio e mi ha esaudito talmente che se non ci fossero le braccia di Maria che ogni tanto mi stringono a sé , se non ci fosse il Suo Cuore Materno in cui rifugiarmi e piangere nei momenti della prova io sarei l’uomo più infelice. I colloqui tra Madre e figlio non si fanno con le molte parole, basta uno sguardo per intenderci, un momento per capirci. Maria mi ama tanto, anch’io Le voglio tanto bene perché senza di essa la mia vita sarebbe un martirio, ma molte volte quel tanto lo riservo per me. Mi comporto con Maria come fanno i ragazzi. Vorrei invece essere sempre il bimbo docile che ama la sua mamma perché all’infuori di quella non ve ne ha altra. Maria come fu il principio della mia vocazione sarà anche la più grande maestra della mia vita. Confido che Lei sola mi possa aiutare nel sorpassare il mio egoismo e lo stato di crisi in cui mi trovo. Basta un atto di generosità fatto per amor suo.
Nella lettera mi chiede anche notizie sull’andamento dei fatti di Ghiaie.
Le ultime notizie le ho avute l’anno scorso dal Parroco Don Italo sono più o meno queste: il Vescovo lo ha chiamato in curia per mettere le cose in chiaro avendo avuto notizie di eccessi, così detti a Lui, volle mettere tutte le cose a posto e mi ha detto che si trattava di due notizie a Lui mal date e senza fondamento. Sembra che Mons. Piazzi riprenda in esame la cosa e fa bene a sperare. Chi à salvato tutto è stato don Italo, così mi ha detto lui, perché il Vescovo voleva por fine a tutto. Datosi che don Italo è un uomo posato e che finora ha sempre seguito una via di mezzo è piaciuto a Lui e lo stima molto. A quanto mi è sembrato il Vescovo ha affidato a Lui la parrocchia perché spera molto nel suo aiuto nel fare luce sui fatti. Ho qui davanti a me la lettera che mi ha scritto Don Cortesi in cui mi risponde dicendomi che “ormai la Chiesa ha espresso con tutta chiarezza il suo parere negativo e aspettare un parere (della chiesa) nettamente contrario è come aspettare il sole in pieno meriggio”. Mi dice fra l’altro che non si è per nulla pentito di ciò che ha fatto, anzi ciò che ha fatto è stato “il minimo che si potesse pretendere da un galantuomo che ama la verità, la Vergine Maria e il soprannaturale”. I fatti per don Cortesi non esistono più e mi dice di non saper più nulla e di non aver avuto sentore per nulla della lotta che si fa. Avendogli detto che la promessa di Maria si sta ormai compiendosi, poiché mi mancano ancora due anni, e attribuendo la mia perseveranza a Maria e avendoglielo detto con la coscienza certa, chiama questi miei sentimenti retorica. Ma io dirò finché vivo, perché è giustizia, che la mia perseveranza si deve solo a Lei, a Maria.
Caro P. Felice occorre pregare molto, la preghiera è la chiave che apre il Cuore di Dio, è l’arma più potente presso Dio. L’hanno usata tutti santi, preghiamo anche noi gli uni per gli altri affinché diventiamo ogni dì migliori e degni figli del Cuore di Maria. Che il mondo vada in un modo o in un altro poco importa, l’essenziale è crescere nell’amore di Gesù e di Maria. Le nostre miserie, i nostri difetti e tutte le nostre infermità poniamole in mano a Maria, noi non abbiamo altro di nostro, essa trasformerà tutto in soave profumo. Preghi e faccia pregare per me, per la mia santificazione, che diventi più buono, io contraccambierò le sue preghiere per me. Maria regni in noi con la sua umiltà, colla sua purezza e col suo amore.
Con affetto dev. mo
Candido Maria C.M.F. »

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Allegato   Data inserimento:  13/05/2001