Autore:  Donatella Lussana Data documento:  06/07/2002
Titolo:  Il calvario dell'innocenza

 IL CALVARIO DELL’INNOCENZA
Lettera di Donatella Lussana spedita l’8 giugno 2002 e pubblicata da Bergamo Sette
il 21 giugno 2002.

Leggendo la copia della bozza manoscritta della lettera che Adelaide Roncalli avrebbe inviato a Papa Giovanni XXIII (pubblicata su Bergamo Sette venerdì 7 giugno 2002), mi sorge il dubbio che, con il suo comportamento in questo straordinario specifico evento, la Chiesa non abbia proprio seguito quella strada di giustizia e verità che ci propone continuamente ad esempio e che, in quest’occasione, il suo agire non sia stato proprio quello dell’accoglienza, bontà, consiglio, comprensione, carità, difesa del debole, unitamente al profondo desiderio di giungere ad una verità che sarebbe stata, se ben valutata, studiata, seguita in modo retto, il vanto della nostra terra: la certezza delle apparizioni e dell’amore di Maria verso i suoi figli.
Allo scritto di Adelaide tutto questo manca, ma colpisce invece tutta l’amara sofferenza di un’anima innocente, indifesa, calunniata, tormentata e strumentalizzata a fini non ben definiti usando sistemi coercitivi e ricattatori sotto il costante «incubo-minaccia» del peccato.
Martiri non sono solo quelli che danno la vita per un ideale, ma anche coloro che (come per Adelaide) vivono il loro tormento interiore, il dolore profondo e l’attesa, quasi ormai senza speranza, di vedere un giorno riscattata al mondo la verità di un evento che mai si è potuto nascondere, ma che stranamente e volutamente, è stato affossato ed infangato.

Cara Adelaide, prigioniera del tuo tempo, quando ancora esisteva quel rispettoso servilismo della buona gente timorosa di Dio che identificava lo stesso in un abito talare attribuendo alla persona che l’indossava la saggezza, la bontà e l’insindacabile volere di Dio sull’uomo, non hai compreso che tutto ciò significava coercizione psicologica nel rispetto della considerazione sacerdotale.
Tante sono state le vittime: la bimba, i genitori, i parenti, i devoti, il popolo e pure la Madonna che sempre si rimette al volere dei suoi figli.
Ciò che più mi colpisce è quella specie di «sequestro di persona» per fini ritenuti moralmente validi, tanto da lasciare segni profondi nell’animo di una piccola bambina innocente. Perché e per che cosa tutte quelle manovre? Io non capisco. Non so darmi risposta se non ponendomi un’altra domanda. Cosa accade negli oscuri meandri dell’animo e della mente umana di coloro che tendono ad occultare la verità e perché? Forse la verità fa paura perché è libera da ogni costrizione ed è serva di nessuno.

Proprio per questo, menti particolari tentano di distorcerla per asservirla ai propri fini, affermando ed evidenziando (a volta costruendola pazientemente) una verità che è solo proiezione di loro stesse, dell’ambizione che le soggioga, unitamente a quella sottile gratificazione di «sentirsi padrone della situazione» in pieno diritto di gestire sentimenti, vite, menti e verità altrui. Unici giudici implacabili, certi della loro ragione di piccoli dei che sfogano la propria ambizione su tenere vittime indifese. Psicologia sottile e perversa tesa a fini personali e non pienamente comprensibili, dato che tali eventi soprannaturali dovrebbero essere gestiti, filtrati, studiati, soppesati da speciali commissioni preposte con serietà e severità alla ricerca della verità, non lasciando un simile tesoro alla mercé di poche persone permettendo loro di gestirlo arbitrariamente ed in totale libertà.
Qui, cosa ci resta? Il calvario di un’innocente e la speranza che quel pezzo di cielo apertosi per noi nel 1944 possa divenire un enorme cielo di gioia e d’amore per tutti, vivendo in quella certezza che, anche quando i tempi sembrano lunghi, alla fine, il bene trionfa sul male.

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Archivio Lombardoni Alberto

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Allegato   Data inserimento:  06/07/2002