Autore:  Fra Ceciclio - Vari Data documento:  19/11/1961
Titolo:  L'incarico del card. Schuster a fra Cecilio

 L’NCARICO DEL CARDINAL SCHUSTER A FRA CECILIO
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Lo stesso Cardinale Schuster, Arcivescovo di Milano, che si mostrò sempre favorevole ai fatti di Bonate anche dal pulpito (secondo testimonianze di Mons. F. Bizzozero, Fra Cecilio, Don R. Del Fante, A. BaIlini), aveva incaricato Fra Cecilio di andare ad interrogare la bambina nel periodo in cui questa era stata affidata alla sig.na Galli di Milano. (Fra Cecilio da Costa Serina, da parecchi anni ha diretto l'Opera S. Francesco per i poveri nel Convento di Viale Piave 2, a Milano; ma ora è conosciuto anche come autore del libro Nella luce divina, un saggio dei suoi pensieri, scritti quando lo spirito lo esige).

In uno dei suoi quaderni manoscritti c'è anche una sua lettera a favore di Bonate; Fra Cecilio leggendola ad una persona di Bergamo, il 19 novembre 1961, spiegò:

«Io ebbi l'incarico dal Card. Schuster di avvicinare e interrogare l'Adelaide, ma essa non voleva parlare. Dovetti dirle: "Guarda che mi ha mandato il Cardinale". La sig.na Ersilia Galli glielo ripeté e allora Adelaide si decise a parlare; raccontava con molto equilibrio, una apparizione alla volta; dopo un po' mi diceva: "Ora basta; torna un'altra volta". Come fa una bambina a dire tutte quelle cose, una diversa dall'altra, inerenti alla famiglia?

Diedi risposta orale al Cardinale, ma una notte, non riuscendo a dormire, mi misi a scrivere i miei pensieri in questa lettera, che indirizzai alla sig.na Ersilia Galli. Eccola.

Milano, 16 marzo 1950.
Preg.ma sig.na Ersilia, custode della veggente (?) delle Ghiaie di Bonate (il punto di domanda è perché non tocca a me chiamarla veggente). È da circa tre ore che non potendo riposare nel sonno, riposo lo spirito nell'immergerlo nella contemplazione di Gesù Sacramentato e della cara Vergine Immacolata che gli tiene compagnia. Dato che a quest'ora devo stare in cella, questo per nulla mi ostacola l'unione con Gesù e la Mamma nostra.

In quanto all'Apparizione, prima ci pensavo, ma solo per vedere e attendere. Dopo che Sua Eminenza mi ha interessato, il mio cuore e la mia anima si sono avvicinati più intensamente e nella preghiera chiedo luce a Gesù Sacramentato e alla Mamma che gli fa compagnia.

Dopo il pensiero già da me espresso all'Abate di S. Ambrogio (Ab. Bernasconi), dopo la Comunione del 13 di questo mese mi è venuto un pensiero chiaro che, se avessi avuto l'occasione, all'Abate già l'avrei detto, come già dissi ad alcuni altri, senza però prevenire il pensiero della S. Chiesa che sta osservando. Cioè: «la Madonna sarebbe apparsa all'innocenza» ed avrebbe detto a tutti di fare penitenza, lavando le nostre anime nel Divin Sangue di Gesù, sempre a nostra disposizione, facendo soffrire un po' anche il nostro corpo che non vuole saperne; allora i nostri occhi sarebbero divenuti limpidi come quei dei bambini, per cui avremmo avuto il bene di vedere la Madonna.

Fu così anche di Gesù: il mondo non lo conobbe. Noi dobbiamo diventare molto semplici, come bambini. Iddio è semplicissimo in se stesso; è semplicissimo nelle relazioni che passano tra le Tre Divine Persone, ed è semplicissimo nelle relazioni che ha con l'anima nostra creata a sua immagine e somiglianza. Della stessa semplicità sono le relazioni che ha con noi la Madre di Dio e Madre nostra.

Noi complichiamo le cose semplici e facili, noi, non la Chiesa! La Chiesa ci predica continuamente di conservare l'innocenza battesimale, di vivere continuamente solo di Dio e dei Santi Sacramenti, di fare penitenza; ci dice di imitare il nostro Divino Modello crocifisso per i nostri peccati, ecc. Noi, collettivamente, non la vogliamo ascoltare; non vogliamo il sacrificio volonteroso per amor di Dio e della Madonna. I nostri occhi rimangono appannati, appannati e peggio! Ecco che non vediamo Iddio né le carezze della Madre di Dio e Madre nostra!

Dica Lei al sig. Abate se li devo rigettare questi concetti o se li dobbiamo fare nostri e viverli noi, in fraterna unione di spirito, in preghiera e mortificazione, sotto gli occhi della S. Madre Chiesa, che ancora vigila, affinché la Mamma ci perdoni la nostra mancata generosità verso le sue attrazioni di amore. Si lavino le anime nostre nel Divin Sangue di Gesù per fare a Lui piacere, e perché i nostri occhi diventino atti a vedere la Madonna e Gesù.

Sono contento di aver espresso questo mio pensiero così come mi è venuto.

Se l'Abate dice che non va bene, lo stracci pure subito. Dev.mo nel Signore e nella Madonna, Frate Cecilio Maria Cappuccino (Viale Piave 2, Milano)».

Prosegue: «Io non intendo entrare nella questione. Avevo risposto a voce al Cardinale più sinteticamente, qui nella lettera rispondo più chiaramente e diffusamente, perché l'Abate collaborava col Cardinale Schuster. Sono già undici anni che l'ho scritta e non mi risulta che sia stata né bruciata né dichiarata in errore.

Il Cardinale Schuster era favorevole; ne parlò anche in chiesa. Dopo, è stato più riservato e mi diceva: "Fra Cecilio, dica alla Madonna di metterci la firma!". So che la mia lettera è andata a Roma; io non ho
neanche desiderato di farlo sapere a Roma il mio pensiero. L'Abate di S. Ambrogio poteva farmi sapere: "La tua lettera l'ho bruciata". Invece si vede che va bene. Uniamoci tutti a pregare per questo.

Io ho fatto solo la terza elementare, fui accettato come Fratello Laico, ma certe volte mi sfuggon delle cose che i Padri restan meravigliati. La mia lettera è pensiero semplice alla luce del Signore: l'ho scritto solo perché il Cardinale mi chiamò e m’incarico di parlare alla bambina. La luce che viene dal Signore umilia l'anima, come spiegai al Cardinale: "Eminenza, i predicatori dicono che Dio dà i doni e permette che l'anima non li conosca per tenerla nell'umiltà: è un errore! La luce di Dio fa conoscere chi è Dio e chi è l'anima. La Madonna rispose: "Ecco la serva del Signore!". Infatti l'anima alla luce di Dio si sente nel suo giusto posto; l'anima sente qual è il suo posto di fronte alla grandezza di Dio».

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A 88 anni, Fra Cecilio, il 25 settembre 1973, alla stessa persona di Bergamo che gli chiede: "Che ne pensa dei fatti di Bonate, ora che son passati quasi 30 anni?", egli risponde con la solita bonaria semplicità e vivacità: "Fa mica niente, il sole è sempre quello!". E gli piace riandare e riaffermare i suoi pensieri del 1950.
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Allegato   Data inserimento:  19/11/1961