LE AFFERMAZIONI DI MONS. PICCARDI
Nelle sua lettera del 20 Gennaio 1960 a Mons. Giuseppe Battaglia, Vescovo di Faenza, Mons Giuseppe Piccardi, parroco della Chiesa del Carmine a Bergamo scriveva:
«… Coraggio, Eccellenza! Coraggio! Io prego già a questo scopo e celebro SS. Messe. – Nel fervore poi del momento, oserei dire – insipiens dico – che si affianchi, se crede utile, anche di Mons. Bignamini di Ancona e di Mons. Benedetti di Lodi che sanno – e quanto! – della causa. Un gruppetto di Vescovi – anche umanamente parlando – e Bergamaschi (Mons. Bignamini lo è quasi di adozione) farebbe pur colpo sul S. Padre. Se poi ci fosse anche qualche Cardinale… Ho sentito che il Card. Testa fosse favorevole… Se non fanno loro che possono, non lo fa certo il parroco del Carmine, che già squalificato per tanti motivi, lo è stato definitivamente, proprio per questa povera Madonna.
Ben accordatisi tra loro Vescovi, hanno motivi anche per umiliare al Papa la loro domanda di revisione dei processi della apparizione, e di giustificare il loro intervento. I motivi sono di per sé più che mai eloquenti:
1) il desiderio del defunto Mons. Bernareggi di umiliare al S. Padre il decreto ch’egli aveva emanato in merito alle apparizioni di Ghiaie; desiderio che egli voleva fosse inserito nel suo testamento spirituale e venisse pubblicato; ma desiderio che non solo non venne eseguito per la prima parte, ma nemmeno nella seconda. Infatti gli esecutori testamentari omisero volutamente questo punto, mentre non omisero quanto lo precedeva e lo seguiva, accontentandosi di mettere al suo posto dei semplici puntini…; come si può vedere nell’Eco del 24 Giugno 1953. Di quanto affermo ho piena coscienza, perché l’originale io lo vidi pochi giorni prima della morte del Vescovo. E poi c’è ancora Mons. Federico Berta che può testificare. Alle mie rimostranze con lui perché non si era pubblicato quanto il Vescovo aveva voluto venisse «inserito e pubblicato nel suo testamento spirituale» egli mi disse con dispiacere che la responsabilità se la prendevano gli esecutori. Segno dunque che sapevano che era una cosa seria quella omissione e che temevano molto dalla sua pubblicazione. Diversamente l’avrebbero resa noto, come era loro dovere. Se allora la volontà non fu eseguita, credo che sia doveroso che il S. Padre sappia almeno quello che con imperdonabile incoscienza non si è voluto fare…»
Esiste copia di questa lettera nell’archivio del Cardinal Gustavo Testa con alcuni pro-memoria di Mons. Piccardi, scritti nello stesso periodo (ciò significa che il Cardinale era tenuto informato sui fatti). In un pro-memoria si legge: «Nei confronti della postilla testamentaria di Mons. Vescovo Bernareggi ora in Curia cercano di minimizzare l’omissione, dicendo che erano biglietti staccati, però testualmente c’era che doveva essere inserita e pubblicata. Nel medesimo foglietto, il Vescovo proclamava la Sua Fede solenne nella verità dell’Assunta, e questa parte fu pubblicata, il resto che riguardava l’Apparizione di Ghiaie venne omessa e sostituita con puntini…, togliendo anche al Vescovo la possibilità di una riabilitazione. (Mons. Bramini, parroco della Cattedrale di Lodi ha le parole autentiche riferentisi alle Ghiaie). Nei sudditi vi è un senso di paura, e di timore dell’Autorità di urtare i viventi in Curia che hanno lavorato per la condanna. Il Vescovo non osa contraddire il decreto di Mons. Bernareggi e dice di non averne il coraggio. Il Parroco di Ghiaie è ammalato di paura, non riesce a tentare le vie ragionevoli pur essendo invitato e pressato. Moltissimi Sacerdoti e Religiose, anche di coloro che prima erano indifferenti o ostili, sono ora pieni di Fede nella verità dell’Apparizione e sarebbero disposti a firmare eventuali petizioni, ma non osano. Firme ve ne sono già. A queste se ne aggiungerebbero altre anche fuori Diocesi…» ------------------------------------------------------------ Arvhivio privato. Biblioteca Angelo Maj, Bergamo - Manoscritti Cardinal Gustavo Testa
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