Autore:  Padre Serafino Suardi Data documento:  13/05/1988
Titolo:  C'era di mezzo molta invidia

 C’ERA DI MEZZO MOLTA INVIDIA

LETTERA DI PADRE SERAFINO SUARDI

Parrocchia Cristo Re
13 maggio 1988

Sig.na Ermenegilda Poli, non si sorprenda se a breve distanza di giorni, La raggiungo con nuova lettera la quale, a completa lettura del suo bel libro "La fede della gente a Bonate", Le manifesta e Le riconferma la mia piena soddisfazione che dalle prime pagine ritrassi dalla lettura. Già il titolo merita l'apprezzamento, alieno da ogni polemica, perché evidenzia che riassume fatti di cronache che hanno così onorata la fede dei Bergamaschi nella potenza interceditrice di Maria, Madre di Dio e nostra, che in un momento così doloroso e spasimante si è mostrata così vicina ai figli “sgomenti”.

È un libro di cronaca scrupolosamente documentato alla guisa di un film che ritrae quanto si rappresenta sulla scena abbracciata dal suo raggio. Belle anche le foto riprodotte nel momento raccolto della preghiera di chi è in contatto col soprannaturale. Quindi nessuno può avanzare critiche al Suo nobile sforzo, geniale di scrittrice fedele, equanime e disinteressata, alla realtà dei fatti verificatisi a Bonate.

Circa la prospettiva del futuro, Lei ha fatto bene, da figlia ossequiente, a rispettare nei giudizi la competenza della Chiesa a cui sola spetta di diritto nativo la verifica degli avvenimenti di carattere soprannaturale. S. Ignazio insiste pressantemente nei suoi Esercizi sul discernimento degli spiriti: “discretio spirituum”. La responsabilità degli storici è quella di rappresentare al vero l'ordine degli avvenimenti, senza nulla concedere alla fantasia o all'entusiasmo nostro o delle folle: il che si evidenzia largamente nel Suo manuale il quale per me, insieme ad altri dell'identico stile, potrà diventare una fonte di verità per futuri giudizi della Chiesa. Sappiamo quindi attendere con fiducia nell'avvenire che è quanto si attende da noi la Madonna.

Io nel mio piccolo, ho cercato di diffondere fra i miei amici la conoscenza del Suo pregiatissimo libro, parlandone con Mons. Drago, uff.le della Segreteria di Stato (Città del Vaticano) nipote del def. vescovo di Civitavecchia, nativo di Cologno al Serio, buono e abile scrittore de “L'Eco di Bergamo” e apprezzato da “L'Osservatore Romano”.

Manco a farlo apposta, egli mi dice che è perfettamente edotto degli avvenimenti delle Ghiaie, perché in quei tempi prestava servizio da curato in una parrocchia limitrofa a Bonate, e a differenza di altri confratelli di sacerdozio che accorrevano “in loco” unicamente per curiosità o per criticare l'operato del parroco don Vitali, don Drago si sfiancava le reni e si iscuriva la lingua a confessare la moltitudine di peccatori venuti per riconciliarsi con Dio.
La condotta di questi suoi colleghi, c'era di mezzo anche molta invidia, l'aveva nauseato al punto da stracciare nientemeno che il dettato composto con la diligenza che gli è propria, sugli avvenimenti alla supposta o contestata apparizione alla vedente Adelaide Roncalli.

Egli afferma con certa coscienza d’aver assistito nientemeno agli esperimenti fatti sulla bambina quando comunicava con la Madonna, da non avvertire, astratta dai sensi, le violenze che si facevano sulla sua persona. Sono gli esperimenti adoperati anche a Lourdes. Poteva permettere il Buon Dio che un inganno di tal fatta potesse ingannare la buona fede di figli tanto tribolati?

Nel Suo libro mi ha fortemente colpito la condotta dei pii genitori che si sono mostrati sempre sommamente generosi e ospitali nei riguardi dei pellegrini, specie Sacerdoti, nel non esigere compensi di sorta per la carità prestata, il che significa che non strumentizzavano la bambina per brama di denaro “aurii sacra fames”.

Nel 1945 io mi trovavo nelle Marche (Ascoli Piceno) e si era propagato la fama di una supposta apparizione, ma quando gli illusi si accorsero che i genitori speculavano sul denaro offerto, cadde ben presto l'indegna e inqualificabile montatura. A Bonate che non si constatò nulla di simile voleva significare la serietà dell'evento. Si accusava che il babbo era piuttosto incline al vino. Che dire allora del babbo della S. Bertilla, che non impedì di fare della figlia una Santa degli altari a Dio Misericordioso.

Concludendo riguardo al Monsignore citato della Segreteria del Papa a Roma, potrebbe essere lo strumento da adoperarsi per i nostri fini. Se crede di giovarsene, ne parli con i Superiori. Egli fa le sue ferie a Cologno al Serio. Come vede, io l'ho già interessato. Tanti auguri e rispettosi ossequi.

Padre Serafino Suardi
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Allegato   Data inserimento:  13/05/1988