Autore:  Padre G. Petazzi Data documento:  09/11/1945
Titolo:  Bisogna sottrargli la bambina e denunciarlo al S. Ufficio

 BISOGNA SOTTRARRE LA BIMBA A QUEL INFELICE SACERDOTE

Lettere di Padre G. Petazzi al Parroco di Ghiaie Don Cesare Vitali

Jesus!! Maria! 09 novembre 1945
Rev. e Cariss. Sig. Parroco,

la ringrazio vivamente del libro che Ella ha avuto la bontà di farmi avere. Mi sono imposto la penitenza di leggerlo dalla prima all’ultima riga per potermi formare un giudizio coscienzioso. Confesso che l’impudenza dell’A. mi ha fatto nausea, fino a soffrirne fisicamente; ma spero che tutto si risolverà in un più splendido trionfo della Madonna. Ho scritto subito questo breve giudizio. Ma debbo confessare che in fine mi è nato un tremendo sospetto: ed è egli sia riuscito a pervertire realmente la bambina. Il caso non sarebbe nuovo, perché anche in altre apparizioni (per es. in quella della Salette) ciò si è verificato. Ma quale tremenda responsabilità per un sacerdote che ha prodotto un male così grave! Forse però si può ancora riparare se si potrà ottenere dal vescovo che essa sia sottratta ad ogni influenza di questo infelice sacerdote; egli è proceduto con metodi così contrari alla prudenza, alla dignità sacerdotale! Come poteva Dio benedirlo? Nisi Dominusa aedificaverit… se la bambina sarà affidata a sacerdoti veramente degni e competenti, forse potrà essere salvata ancora. Crederei quindi necessario che Lei, se ancora non l’ha fatto, si rechi subito dalla bambina per ottenere quella ritrattazione che già ha fatto alla mamma; così converrebbe che facesse anche P. Salvati e quei sacerdoti che hanno trattato santamente con essa. Poi bisogna adoperarsi in tutti i modi perché si raccolgano nuovi documenti sulla verità dei miracoli; egli ne annovera alcuni in appendice, e conchiude che non furono dichiarati tali dai medici; mentre le stesse attestazioni di questi dimostrano l’opposto.
Sopratutto bisogna pregare molto e far pregare perché la Madonna voglia schiacciare col suo calcagno il serpente infernale che si è scatenato così terribilmente contro di Lei. Fortunati noi se potremo essere l’umile calcagno di Maria per calpestare il serpente infernale!
Con questo santo augurio, mi unisco di cuore a lei e mi raccomando alle sue preghiere.
Aff.mo in Corde Iesu.
P. G. Petazzi

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BISOGNA DENUNZIARLO AL TRIBUNALE DEL S. UFFICIO

Severo giudizio di Padre Petazzi sul terzo libro di D. Cortesi inviato a Don Cesare Vitali, allegato alla lettera del 9 novembre 1945.

LUIGI CORTESI: IL PROBLEMA DELLE APPARIZIONI DI GHIAIE
1) Una grave pregiudiziale contro questo libro è il fatto che esso non reca l’approvazione ecclesiastica: cosa assolutamente prescritta in questo genere di lavori.

2) Altra grave pregiudiziale è che l’autore ha dato prova d’insincerità, quando alla mia osservazione circa la scorrettezza del suo contegno verso Adelaide, negò recisamente, ciò che invece mi è attestato dalle persone più degne di fede. Essendoci egli mostrato bugiardo in questo particolare, come gli si potrà credere in tutto ciò ch’egli afferma intorno ai colloqui con A.?

3) In tutto il complesso del lavoro si rivela una posa pseudoscientifica congiunta con grande superficialità e leggerezza, degna molto più d'un romanziere che di uno storico oggettivo: indegna poi affatto d'un sacerdote che deve indagare su questione tanto seria.

4) La tendenza a voler imporre una soluzione naturalistica appare quasi ad ogni pagina di questo libro. Egli afferma di non voler in nessun modo anticipare la decisione della commissione teologica, mentre presenta conclusioni che vorrebbero essere definitive.

5) Egli insiste nel mostrare gli errori, sconvenienze, ecc. delle apparizioni, solo accennando incidentalmente alle soluzioni ragionevoli che si possono dare. Non avverte che molti di tali errori e sconvenienze si debbono attribuire alla morbosa curiosità degli interroganti, anziché alla suggestione e falsità della bambina. Le “profezie fallite” possono avere ben altra e ragionevole spiegazione.

6) Quanto egli scrive a carico del parroco D. Cesare Vitali è cosa assolutamente sconveniente; perché egli stesso deve infine confessare che si tratta di calunnie; ma le riferisce… “Calunniate, calunniate! Qualche cosa resterà”.

7) Insiste nel mettere in rilievo ed esagerare il vizio alcolico del padre di Adelaide, quantunque i medici abbiano dichiarato che esso non influì per nulla nelle condizioni della bambina, ed egli stesso è costretto ad ammettere che l’eredità somatica della bambina si riferisce molto più alla mamma che al padre.

8) Si adopera in tutti i modi per demolire il valore della relazione di padre Gemelli, il quale afferma e dichiara che Adelaide è soggetto normale, ed esclude così la suggestionabilità come l'isterismo o la falsità della bambina; a forza di sofismi sul valore della normalità e della sincerità della bambina, arriva a conclusioni apertamente opposte a quelle di padre Gemelli e di altri medici e specialisti. Ogni fede si deve prestare solo alle affermazioni dell'autore che non è né medico né psichiatra, ma solo un dilettante di psicologia che usa termini scientifici per darsi aria di dotto.

9) Vuol affermare ad ogni costo la dipendenza delle apparizioni di Ghiaie dalla rappresentazione dei fatti di Fatima, mentre “la rappresentazione scenica non ha esercitato sull'animo della bambina alcun effetto di carattere suggestivo” (P. Gemelli).

10) Insiste molto nel narrare le bugie di Adelaide per poi conchiudere che anche la visione di maggio è stata una bugia. Eppure altri attestano che la bambina “è franca e sincera” (P. gemelli). Se mai, ciò è avvenuto in seguito, per una deformazione morale della bambina, deformazione di cui il maggior responsabile sarebbe lui stesso.

11)Tenta di spiegare l'estasi di Adelaide e la sua insensibilità, attribuendole un potere volitivo che ripugna ad una bambina: per negare il miracolo è costretto ad ammetterne uno maggiore e scientificamente assurdo.

12) Insiste nel negare ogni miglioramento, spirituale della bambina dopo le apparizioni; ora per ciò che riguarda le prime condizioni della bambina dopo le apparizioni, si deve dire che esse sono una riprova che è impossibile ammettere falsità nella medesima, perché in tal caso essa avrebbe cercato di atteggiarsi a bontà e devozione per dar credito alle sue visioni, tanto più se, come vorrebbe l'autore, essa è dotata di furbizia straordinaria. Ma per ciò che riguarda le condizioni della bambina dopo le sue relazioni con D. Cortesi, sembra che come si è detto sopra, la responsabilità ricada sopra lui stesso.

13) Per spiegare l'immenso movimento della folla, non pensa che è necessario ammettere che molti prodigi siano avvenuti, quantunque non siano forse dimostrabili scientificamente: cosa che del resto è comune a quasi tutte le apparizioni di altri santuari: (io non so dimostrare con analisi chimica che il mio vino è sincero e genuino, ma pure ne posso avere assoluta certezza). Un illustre presule ebbe a dire che se nella verifica dei fatti miracolosi avvenuti in altri santuari si fosse proceduto coi medesimi criteri, forse una buona metà di tali santuari non esisterebbero.

14) Quanto ai miracoli morali, per lui non hanno nessuna forza probativa, quantunque secondo la sana teologia e lo stesso buon senso, essi hanno un peso gravissimo. Quanto poi ai fatti miracolosi fisici, afferma che neppure uno è stato riconosciuto tale. Eppure in quelli stessi da lui elencati nell’appendice, i medici parlano diversamente. Così per es. nel caso di Villa Anna, il Prof. Cazzamalli dice “di essere indotto in coscienza a segnalare questo caso degno della massima considerazione in rapporto a seria possibilità di guarigione miracolosa”. Simile dichiarazione egli fa per il caso di Sala Anna e di Roncalli Anna. Nel caso di suor Antida Gasparini, il Dott. Ferruccio Galmozzi dichiara che “ben può ritenersi sorprendente e non spiegabile al lume delle nostre conoscenze scientifiche”. Nel caso di Pagnoncelli Giulia il Dott. Moretti Massimo dichiara: “dalla cronistoria dei fatti svoltisi durante e dopo la malattia dai dati clinici e radiografici emergenti e relativa interpretazione risulta come la paziente sia guarita prodigiosamente in dipendenza di un fatto soprannaturale”. Aggiungasi che ci consta positivamente che altri fatti evidentemente miracolosi non sono stati neppure presi in considerazione nell’inchiesta eseguita da D. Cortesi.
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Il punto culminante e decisivo per l'autore è quello ch’egli intitola “melanconico epilogo”, cioè la ritrattazione ch’egli sarebbe riuscito ad ottenere dalla bambina. Al qual proposito possiamo fare le seguenti osservazioni:

1. Tutto si basa sulla sincerità dell'autore. sincerità di cui possiamo legittimamente e seriamente dubitare.

2. Un coscienzioso esaminatore avrebbe dovuto innanzitutto istruire la bambina sul grande male della bugia e di una bugia sacrilega che si risolverebbe in un gravissimo affronto alla Madonna; egli invece si è perduto in un mare di sciocchezze cercando abilmente di suggestionarla fino a condurla a quella dichiarazione che egli voleva ad ogni costo.

3. I modi tenuti nel trattare con la bambina sono assolutamente biasimevoli. S. Giovanni Bosco non permetteva che si toccassero i bambini. Quale differenza dal contegno di questo sacerdote! Egli confessa di aver usato delle finzioni per strappare ad Adelaide la confessione della verità; e non pensa che forse furono appunto queste finzioni che deformarono miseramente la coscienza della bambina fino a farle fare una ritrattazione che essa poté credere necessaria per piacere al sacerdote!

4. Il fatto che pochi giorni dopo, la bambina ritrattò la sua ritrattazione parlando alla mamma, e disse di averla fatta per imposizione di don Cortesi, molto di più insinua il dubbio che non si tratti che di una miserabile mistificazione che forse potrà essere scusabile davanti a Dio, attese le condizioni psicologiche dell’Adelaide, il quale prefiggendosi di dimostrare l’anormalità e l’insincerità della bambina, non si è accorto di giustificare molto più le medesime accuse contro lui stesso.

Conchiudendo: lo studio dell'autore non dà nessuna seria garanzia per uomini coscienziosi e dimostra la necessità che l'inchiesta sia assolutamente sottratta a lui (che ha infelicemente esaurita la missione che arbitrariamente si è assunto) e affidata a persone veramente normali e competenti.

Un tremendo sospetto. Dal complesso delle relazioni, dei rapporti dell’Adelaide con D. Cortesi, risulta evidente ch’essa ha perduto ogni senso di rispetto per questo sacerdote; basti dire ch’essa continua a scherzare e parlare con lui mentre si da la benedizione col SS; il fatto è narrato da lui (p. 167) per screditare la bambina; ma molto più scredita lui stesso. La relazione con questo sacerdote non solo non ha giovato alla bambina, ma ha servito a peggiorarla, e, Dio non voglia! a pervertirla. Che se si aggiunge ciò ch’egli non dice, ma fu attestato dalle persone più accreditate e coscienziose, il sospetto diventa grave, e forse l’ipotesi diventa tesi.

Quindi giudichiamo che D. C. (Don Cortesi) possa essere denunziato al tribunale del S. Ufficio, sia per il libro pubblicato senza l’approvazione ecclesiastica, sia e molto più, per il contegno scorretto tenuto con la bambina, in materia così grave e di tanta responsabilità.
Firmato: P. Giuseppe Petazzi

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Fonti:
- Archivio privato.
- “Una fosca congiura contro la storia”, Achille Ballini.
- “La Vergine parla alle famiglie”, Sac. Severino Bortolan.

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Lettera di Padre G. Petazzi indirizzata a Don Cesare Vitali, parroco di Ghiaie di Bonate. Nella lettera ci si riferisce al Cardinal Schuster. Il libro di cui si parla è “Il problema delle apparizioni di Ghiaie” di Luigi Cortesi, edito dalla S.E.S.A. Bergamo 1945, senza imprimatur.


10/11/1945

Rev. e Cariss. Sig. Parroco,

ritorno in questo momento da S.E. il Cardinale al quale ho presentato il mio giudizio sul libro famigerato, naturalmente con qualche modificazione in fine, perché non sembri che si voglia prevenire il giudizio dell’Autorità Eccl.; egli lo accolse molto favorevolmente e mi disse che lo riterrà come un giudizio molto autorevole. Ma soggiunse che egli finora non ha ricevuto nulla se non qualche foglio dattiloscritto da D. Cortesi, sette o otto mesi fa. Siccome poi la Curia di Bergamo ha in mano tutta la questione, egli per ora non vuol intervenire. Preghiamo dunque e speriamo. La prego però di non mostrare in nessun modo a D. C. il mio scritto (mi spiacque che gli abbia mostrato il mio scritto precedente); è meglio che egli non sappia nulla, dal momento che a me non ha spedito nulla. Così pure non credo conveniente che per ora manifesti questo mio giudizio al vescovo; caso mai ci penserà il Cardinale, se crederà opportuno intervenire. Noi facciamo tutto quello che è in nostro potere per la difesa della Madonna, perché questo è nostro dovere. La madonna poi stritolerà certamente il serpente infernale.
Con fraterno affetto in Corde Iesu et Mariae+

Firmato
P. G. Petazzi

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ANCHE IL FRATELLO DEL VESCOVO NON HA FIDUCIA IN DON CORTESI

Milano 14/12/45

Rev. e Cariss. Sig. Parroco,

ogni suo scritto mi è un regalo molto caro; la ringrazio dunque dell’ultima Sua del 10 Dic. Ho capito che anche il fratello del vescovo di Bergamo non ha fiducia in D. C.; non mi fu possibile parlargli con calma per la strettezza del tempo; ma spero di poterlo fare quanto prima. Siccome egli diceva che adesso si tende a spiegare i miracoli attribuendoli alla fede del popolo e non alla verità delle apparizioni, ho scritto un piccolo spunto per dimostrare quanto questa idea sia falsa; l’ho spedito alla Co. Roncalli con preghiera di mostrarlo a Lei.
In questo tempo sono stato un po’ disturbato da un male che per sé richiederebbe una operazione lunga e pericolosa (alla prostata); ma io spero che la cara Madonna di Bonate mi risparmierà l’operazione. Mi raccomando perciò anche alle sue preghiere. Ma a mio parere bisognerebbe ad ogni costo togliere quel sequestro che D. C. ha fatto di Adelaide e sottoporla ad altre inquisizioni. La Madonna trionferà certamente; anche l’articolo dell’Eco dove si spiega come Bergamo fu risparmiata dai bombardamenti è abbastanza eloquente. Speriamo bene. Sempre in unione di preghiere.
In Corde Jesu et Mariae+
Aff,mo P. Giuseppe Petazzi

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Fonte:
- Archivio privato.

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