QUEI GIORNI
Mi sono fatta spesso raccontare come erano le Ghiaie durante quei giorni. La famiglia di mio padre abitava «lontano» per l’epoca dal luogo delle apparizioni. Gestivano, infatti, una trattoria con camere per la notte in un caseggiato a ringhiera vicino alla piazza della Chiesa Parrocchiale, chiamato Lazzaretto. Il Torchio appariva lontano, ma veramente. Per uno della piazza, o meglio del paese, era una scommessa avventurarsi nella zona del Torchio. Dobbiamo anche ricordarci del clima politico di quegli anni terribili. L’era fascista era in declino, ma per questo non era meno feroce e pericolosa, e la voglia di rivincita di altre fazioni non sempre si esprimeva in modo meno brutale. E queste opposte fazioni si dividevano appunto anche sui territori di Ghiaie. Una mia zia era responsabile della dottrina e dell’azione cattolica quando all’oratorio si diffuse la notizia che Adelaide aveva visto la Madonna il giorno prima. Stupore e incredulità ovviamente furono i primi sentimenti ad emergere. E poi il Torchio era lontano, chi andava fin là a controllare le dicerie di una bambina? Beh, qualcuno ci andò. Soprattutto ragazzini che si nascosero dietro le siepi per non essere sorpresi da quelli del Torchio. Le voci corsero molto rapidamente, e uscirono in fretta anche dal paese. Mia zia mi dice che fu generale il consenso dei Ghiaiesi. Pochissimi gli scettici. Dopo poco tempo confluirono alle Ghiaie migliaia di pellegrini. Le poche camere non bastavano, per cui le persone venivano fatte dormire sui ballatoi o sotto i portoni. Era talmente tanta la gente che il bosco fu completamente spogliato, la gente si arrampicava sugli alberi per poter vedere la bambina durante le apparizioni. Orietta Gerosa
(Testimonianza rilasciata via internet il 13/05/2001 e pubblicata da Bergamo Sette, venerdì 17/05/2002) ------------------------------ Archivio Bergamo sette Archivio privato
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