Autore:  Bonomi M. B. Data documento:  16/05/1986
Titolo:  A piedi nudi a Ghiaie per chiedere la grazia

 DA PONTE S. PIETRO A GHIAIE A PIEDI NUDI PER PENITENZA E PER CHIEDERE UNA GRAZIA

19 maggio 1986
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Archivio Ermenegilda Poli
Bonomi Maria Bambina di Gazzaniga racconta a Ermenegilda Poli:

Il 13 giugno 1944 sono andata a Ghiaie di Bonate perché dicevano che un mese prima là era apparsa la Madonna. Il posto era meraviglioso, però ho visto che le piante erano spoglie perché la devozione dei pellegrini aveva portato via le foglie e molti rami per ricordo.

- C’era gente?
- C'era molta gente! Passando davanti ad una casa, sulla via che porta nel luogo dove dicono che sia apparsa la Madonna, situata a sinistra, c'era una finestra con inferriata, e dentro c'era attaccata una bambina che chiamava: "Mamma, mamma".

- Era una finestra alta o bassa?
- Bassa, quasi al livello della strada. Allora io mi sono fermata pensando:
cosa c'è? All'interno della stanza ho visto due o tre donne. Ho chiesto: "Che succede?". Alcune persone hanno raccontato che prima che la vedessimo noi tre (mia sorella con mio fratello e io) questa bambina era stata sul luogo dell’apparizione e, mentre prima non aveva parlato mai, davanti a quel posto si era messa a chiamare la mamma. E, come l’ho vista io, chiamava proprio: “Mamma”.

Dopo ho proseguito per andare io pure in quel luogo: c’era un sasso nel punto preciso dove si diceva che era apparsa la Madonna, e lì abbiamo pregato; sono stata lì quasi tutto il giorno.

- Era una pietra di lavandino quel sasso?
- Non ricordo bene, anche perché c'era tanta gente e non potevo vedere bene:
tutti si alternavano intorno a quel punto. Verso l'ora in cui si diceva che era apparsa la Madonna sulle ore 18, è arrivata una macchina. C'era dentro una donna sdraiata e si vedeva che era ammalata; i suoi parenti l'hanno levata dalla macchina e l'hanno sostenuta mentre pregavano. Finito di pregare, l’ammalata ha scosso la testa come a dire: "La Madonna non mi ha fatto la grazia". Era mesta; è stata aiutata a salire in macchina, poi sono ripartiti. Dopo neanche dieci minuti, vediamo ancora quella macchina che ritorna da noi. Allora noi ci chiediamo: "Ma che è successo? Hanno risposto quelli che erano sulla macchina, cioè che nel ritorno sono passati davanti alla casa della bambina veggente e allora l'ammalata ha detto: "Fatemi scendere che voglio vedere la casa di Adelaide". Hanno aperto la portiera; lei è scesa verso quella casa. Non hanno detto se siano entrati, hanno detto solo che ad un certo punto la malata ha esclamato: "Camino, sono guarita!". Ecco perché tornarono indietro a ringraziare la Madonna, e quella donna camminava davvero da sola.

A questi due fatti sono stata presente io, e mi sembri di esservi ancora presente. Mio fratello e mia sorella sono morti, mi io ci sono ancora a testimoniare.


Da Gazzaniga eravamo andati a piedi fino a Albino, dove abbiamo preso il tram perché di giorno non funzionava il treno Val Seriana. A Bergamo prendemmo il tram per Ponte S. Pietro, poi da Ponte a Ghiaie l’abbiamo fatta ancora a piedi.

Un altro fatto è successo a me. Nel novembre del 1944 ero a casa a Gazzaniga. Mio fratello era appena tornato dalla Germania molto malato di pleurite. Una sera sento che battono alla porta e vado ad aprire: ci sono tre fascisti che mi chiedono dov'è mio fratello. Rispondo: "È a letto, malato grave". Mi dicono: "Bisogna che venga subito con noi". Io osservo: "Ma guardi, non può venire subito con voi perché ha la febbre a 40". Insistono: “Non importa; fammelo vedere".

- Perché era stato in Germania?
- Era là come lavoratore. I tre vanno dal malato e gli dicono: "Devi venire con noi". E lui: “Ma come faccio? Ho la febbre. Non ci riesco". Gli rispondono: "Ti diamo cinque minuti, guarda l'orologio; se vieni, vieni, altrimenti penseremo noi". Mio fratello si è alzato e io l'ho aiutato a vestirsi; poi, accompagnato dai quei tre, si è avviato. Allora io l'ho seguito. Era buio, non c'era luce a causa dell'oscuramente obbligatorio. Ho chiesto a quei tre: "Dove me lo portano?". Risponde uno: "Lo portiamo in caserma". E io: "Ma non ha fatto niente". E loro: "Lei torni indietro". Dovetti tornare indietro.
Al mattino mi sono interessata e ho saputo che mio fratello dalla caserma era stato trasferito alle carceri di Sant'Agata a Bergamo. Mi sono recata a Bergamo in questura dove mi hanno fatto un biglietto col permesso di andare a trovarlo in carcere. È venuto a una finestrella e mi ha chiesto: "Che cosa ho fatto io? Perché sono qua?". Gli rispondo: “Non lo so neanch’io". E lui: "Mi hanno detto che io davo da mangiare ai partigiani e che io ero con i partigiani. Ma io non so niente di partigiani perché è da poco che sono venuto dalla Germania malato".
Io non sapevo più cosa fare per aiutarlo, non potendo neanche prendere un avvocato perché in quelle cose di politica non c'entravano gli avvocati. Allora mi è venuta in mente la Madonna delle Ghiaie. Subito sono scesa da Città Alta e ho preso il tram che portava a Ponte S. Pietro. Scesa dal tram, ho voluto fare proprio una penitenza, e faceva freddo in quel novembre! Ho levato le scarpe e le calze poi, con la corona in mano e a piedi nudi mi sono messa a recitare il rosario mentre m'incamminavo per Ghiaie. Nel frattempo suonò l'allarme; la gente usciva dalle case e correva nei campi per salvarsi. Vedendomi camminare a quel modo dicevano: "Quella signora, si capisce che ha qualche disgrazia forte! Forse le è morto il marito". Sentendo così, io continuavo col mio rosario e piangevo. Arrivata dalla Madonna, mi sono inginocchiata e l'ho pregata tanto che facesse lei da avvocato per mio fratello.


Tornata a casa, continuai a interessarmi di mio fratello finché, per mezzo del cappellano delle carceri, è stato ricoverato d'urgenza all’ospedale di Bergamo, dove però era piantonato dai repubblicani. Allora io sono andata dal medico e ottenni il permesso di potere entrare a trovarlo quando volevo, perché era grave. I giorni passavano e lui era ancora grave. È stato ammalato due mesi, sempre piantonato.

- Andava spesso a trovarlo?
- Tutti i giorni andavo a Bergamo al mattino e tornavo a Gazzaniga la sera. Finché un mattino, appena arrivata là, lui mi dice "Adesso comincio a star bene". Intanto arriva un repubblicano che dice a quello che faceva il piantone: "Vai, che adesso questo è sciolto". Io non so perché l’hanno sciolto, comunque sia, quelli che sono stati arrestati insieme con mio fratello sono stati tutti fucilati, mentre mio fratello è rimasto libero. Questa è proprio una grazia e voglio continuare a ringraziare la Madonna di Bonate, che un giorno trionferà, e io le sarò sempre riconoscente.
Da quella volta, ogni tanto vado a Ghiaie a trovarla, e specialmente la ricordo ogni 13 maggio, anniversario della sua prima apparizione. E per molti anni ci sono andata proprio in quel giorno. Così ho adempito la mia promessa. Anche il 13 di questo mese sono andata là, alla cappella; c'era molta gente, e abbiano visto insieme la danza del sole. Io l'ho visto girare, mandava raggi rossi che coprivano le piante.

Fonti: Archivio Ermenegilda Poli

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Allegato   Data inserimento:  16/05/1986