IL VALORE PERITALE DELLA TESI DI DON CORTESI È NULL0 PER VIZIO DI FORMA
Don Luigi Cortesi emise dei giudizi pesanti di natura medico-psichiatrica nei confronti di Adelaide e dei suoi familiari e congiunti pubblicandoli anche in un libro “Il problema delle Apparizioni di Ghiaie”, S.E.S.A. 1945, ed ebbe l’impudenza di anticipare molto tempo prima la conclusione del Tribunale Ecclesiastico. Si confermò la tesi, i giudizi e le conclusioni di quel prete laureato in filosofia e non in campo medico. Non consta che, a quei tempi, don Luigi Cortesi avesse conseguito un dottorato in medicina e chirurgia, in psichiatria o in psicologia, o in teologia, né fosse abilitato o tanto meno specializzato in quelle materie. Pertanto tutta la tesi di don Luigi Cortesi sottoposta alla Commissione d'inchiesta è nulla per vizio di forma.
------------------------------------------------------------ Molto interessante, a questo proposito, è la LETTERA APERTA del Presidente dell’Associazione di ricerche storiche di Bonate ’44, a Don Giambattista Busetti, direttore responsabile de "La Domenica dei Popolo" settimanale delle Famiglie Bergamasche, ed a Mons. Cortesi, pubblicata sul periodico “Il pungolo su Bonate”, Anno 1, n. 2, Aprile 1978 che riportiamo di seguito:
Egregio Signor Direttore, faccio riferimento a due articoli pubblicati su "La Domenica del Popolo" alla rubrica "Settimanale Aperto", n. 5 del 30 gennaio 1977 e n. 8 del 20 febbraio 1977, per "Una voce alle Ghiaie". Nel 1° articolo non firmato ma suggerito da "interventi di indubbia autorità", a un lettore che chiede se "è possibile conoscere esattamente qual'è la posizione dell'autorità ecclesiastica in questa materia... in specie nella vicenda delle Ghiaie di Bonate", viene risposto: "siamo lieti di poter chiarire ogni dubbio”. Sembra opportuno che, a proposito dei fatti delle Ghiaie di Bonate, la nostra stampa dia la giusta pubblicazione alla nota pubblicata su «La Vita Diocesana» del novembre scorso a pag. 439, dove si legge, tra l'altro, il pensiero genuino di Papa Giovanni spesso tirato in ballo a sproposito in questa vicenda... Vedo per altro che i casi delle Ghiaie si moltiplicano anche in Italia. Tempi malati e anime in pena dappertutto. La Nota diocesana è qui incompleta, ma riportiamo le parole che seguono nell'articolo pubblicato sul n. 8 de' "La Domenica del Popolo": "Questo giudizio (di Papa Giovanni) non venne riformato durante il periodo del pontificato, come si rileva da chiara documentazione esistente". Nel secondo articolo, alla affermazione di un lettore: "Successivamente, divenuto Papa, accentuò ancora più il suo distacco dall'opinione della Curia di Bergamo, dopo aver letto nel 1959 l'opera di padre Bonaventura Raschi «Questa è Bonate» e aver saputo in qual modo don Cortesi aveva ottenuto la ritrattazione della piccola Adelaide, sotto dettatura e con l'inganno", don A. Pesenti, archivista della Curia di Bergamo, ricusa: "Ritengo che dopo la risposta data alla informazione chiesta da C.G. il 30 gennaio u.s. non sarebbe più il caso di continuare il discorso sulle Ghiaie. Quella risposta è quanto mai autorevole. Si rifà ed è bene sottolinearlo ad una «Nota» dell'Autorità Diocesana e a due prese di posizione della gerarchia. Secondo il sig. Rota, Papa Giovanni avrebbe cambiato parere circa il decreto della Commissione teologica sui fatti delle Ghiaie. Se ciò corrispondesse al vero, Papa Giovanni avrebbe avuto un comportamento ben strano e l'avvocato del diavolo avrebbe materia per la causa di beatificazione. Infatti si sarebbe convinto della bontà e della realtà delle apparizioni e nonostante le molteplici pressioni che gli vennero fatte in tal senso durante il suo pontificato, non avrebbe mai mosso un dito in favore dei fatti delle Ghiaie. Le posso garantire che se avesse fatto anche solo il minimo cenno, la questione si sarebbe riaperta ... ".
Continua Don A. Pesenti: “Quanto a mons. Cortesi, il sig. R. fa delle gravi e pesanti affermazioni che purtroppo fanno parte di una vergognosa campagna denigratoria che da trent'anni a questa parte si sta conducendo contro questo ottimo servitore della Chiesa ed onore del Clero bergamasco. Il sig. R. afferma tra l'altro che «esistevano in circolazione, come fonte informativa, solo i libri negativi di mons. Cortesi». Che i libri di mons. Cortesi fossero in circolazione è falso. Cortesi venne incaricato di preparare qualcosa come un'istruttoria... Quella istruttoria venne stampata in un numero assai limitato di copie e venne data, sotto grave obbligo di segreto, ai membri della Commissione teologica e ai vari periti chiamati ad interloquire. Le altre copie avanzate furono rigorosamente ritirate e poste sotto chiave nell'archivio segreto della Curia”.
Quanto riportato è solo una parte di quanto è stato scritto e pubblicato sul Vs. settimanale «La Domenica del Popolo», ma è più che bastevole per fare obiezione. Di rimando alla sopra citata «Nota» dell'Autorità diocesana e alle due prese di posizione della gerarchia, sulla base della pubblicazione per mia cura, di una lettera olografa, autografa, autentica di Papa Giovanni XXIII “circa l'affare Ghiaie”, datata l'8-7-1960 e ripresa da diversi quotidiani e settimanali, come si rileva dal 1° numero del periodico denominato «II Pungolo su Bonate», che qui unitamente allego, il sottoscritto presidente fondatore dell'Associazione di Ricerche Storiche di Bonate '44 è in grado di dimostrare in maniera univoca ed inequivocabile che Papa Giovanni XXIII, da pontefice, credeva nell'Apparizione della Madonna a Ghiaie di Bonate e che la bambina fu costretta a rinnegarla con le minacce dell'inferno fattele da qualcuno, pertanto, è falsa l'affermazione della Nota diocesana. E poi lo stesso Papa Giovanni che dà risposta alla affermazione ingannevole di don A. Pesenti “che se avesse fatto anche solo il minimo cenno, la questione si sarebbe riaperta”: “si ha da cominciare non dal vertice: ma dal piano: e non toccare chi deve pronunciare non la prima ma l'ultima parola”. Al rev. A. Pesenti, che ha pure voluto improvvisarsi avvocato dell'oppresso mons. Cortesi “ottimo servitore della Chiesa ed onore del Clero bergamasco”, ricuso che “truffaldina”, per usare lo stesso aggettivo di cui il medesimo si è servito, è l'affermazione che “le copie dei libri negativi di mons. Cortesi furono rigorosamente ritirate e poste sotto chiave nell'archivio segreto della Curia”, basti pensare che gli ultimi due libri di L. Cortesi a proposito dei fatti di Ghiaie chiunque può liberamente leggere e consultare presso la pregiata Biblioteca Civica in piazza Vecchia, che dista pochi passi dall'archivio segreto! Manca solo il primo libro «Storia dei fatti di Ghiaie» di L. Cortesi perché infatti sarebbe stata una mancanza imperdonabile che si potesse liberamente leggere alle pagine 130-131, come lo stesso don Cortesi scrive, di aver partecipato ai fatti di Ghiaie «senza un incarico speciale» e confessa, pertanto, di violare “un espresso divieto generale del Vescovo”, per l'esattezza il n. 5 del «Decreto Vescovile» del 14 giugno 1944 e ancora prosegue don Cortesi con queste espressioni: “per la confidenza e la consuetudine che aveva con me la piccina, per le amicizie che avevo contratto alle Ghiaie, per l'ampia esperienza personale che avevo dei fatti mi credetti in grado di assumermi quel lavoro". Faccio notare che all'epoca dei fatti don L. Cortesi non aveva che 31 anni! Comunque, poiché queste sono parole scritte da don L. Cortesi è chiaro, pertanto, che pure "truffaldina" è l'affermazione di don A. Pesenti che "mons. Cortesi venne incaricato di preparare qualcosa come un'istruttoria" tanto è vero che il Vescovo A. Bernareggi fu costretto a fare una sanatoria per don Cortesi.
Resta quindi incomprensibile come mai poi questi libri di don Cortesi furono dati come base alla Commissione Vescovile d'inchiesta nel 1945, cioè a dire tre anni prima dell'emissione del "non constat", influenzandola negativamente così che il Processo Canonico celebrato nel 1947 non poteva avere che l'ineluttabile epilogo che tutti noi conosciamo. Fu così sicuro, don Cortesi, che il suo lavoro sarebbe stato determinante per il giudizio che avrebbe emesso la Commissione al punto di avere l'impudenza di anticipare le conclusioni della medesima e sì da scrivere e pubblicare a pag. 230: "L'episodio si chiude per sempre, come uno dei più luttuosi che la storia umana registri".
Il Tribunale Ecclesiastico così se ne guardò bene dal procedere in analisi peritali alcune, tipo conversioni spirituali e interviste dirette dei miracolati, senza minimamente chiedersi con quale percentuale di credibilità e di attendibilità era da classificare e da recepire tutta l'opera su Ghiaie di don Luigi Cortesi, a quell'epoca sacerdote e laureato in filosofia, ma non dottorato in teologia o in psicologia, né tanto meno in medicina e chirurgia. Nell'ultimo suo libro, infatti, anche se vengono presentate disquisizioni di natura medico-psichiatrica, con sentenze di diagnostica clinica e semeiologica, con chiari riferimenti di biotipologia, tali che il lettore è portato a pensare veramente che chi si esprime lo fa sulla base di cognizioni acquisite attraverso gli studi medico-propedeutici, coronati da una laurea in medicina e chirurgia e successiva abilitazione e specializzazione, tutta questa scienza, in verità, fu puramente vagheggiata e posseduta in forma fantastica, o tutt'al più allo stato potenziale, dall'intraprendente e zelante sacerdote, cosicché il valore peritale della sua tesi è nullo "per vizio di forma". Su questa base furono lapidate le Apparizioni della Madonna alle Ghiaie di Bonate!
Eppure abbiamo letto come mons. Cortesi scansi le sue gravi responsabilità addossandole alla Curia Vescovile nel suo scritto a don Candido Maffeis: "Quello che successe alle Ghiaie non mi interessa più, dopo il responso e il giudizio della Curia di Bergamo, né voglio ritornare su quei fatti". Dottissimo monsignore Cortesi, Lei porta un grave fardello di responsabilità per quanto è accaduto. Il trattamento usato ad una bambina di sette anni è semplicemente vergognoso: sono stati apertamente violati i principi contenuti nel testo della "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo", appprovato e proclamato nella seduta del 10 dicembre 1948 dall'Assemblea Generale dell'O.N.U., sono stati calpestati i diritti fondamentali contenuti nella "Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo" adottata all'unanimità e proclamata il 20 novembre 1959 e nella Convenzione per la Salvaguardia delle libertà fondamentali per le quali è stata costituita la "Commission européenne des droits de l'homme". Un vero uomo di scienza, di cultura e dottrina non si sarebbe mai azzardato a scrivere "Il Problema delle Apparizioni di Ghiaie" che è la sua condanna per i metodi in esso espressi ed i pesanti giudizi di natura medico-psichiatrica emessi nei confronti anche dei familiari e congiunti di Adelaide Roncalli, ostentando e parafrasando una posticcia pseudo-cultura medica: non consta, infatti, che Lei sia laureato in medicina e chirurgia, né abilitato e tanto meno specializzato. Tutta la tesi sottoposta alla Commissione d'inchiesta è, pertanto, nulla per vizio di forma.
Venerando mons. Cortesi, "in quell'angolo solitario delle Ghiaie", come lei ebbe a scrivere a pagg. 230-231, non "fu l'umanità beffata da una bimba settenne tradita dal cupo genio del male": la storia e gli eventi sono contrari alla sua tesi e se vogliamo proprio parlare del "cupo genio del male" è probabile che ben altro sia stato preda sì da indurlo ad esprimersi, a pag. 231 e quasi fosse una confessione, in questi termini: "Alla Vergine Maria, al mio venerato Vescovo e a tutti coloro che si interessano ai fatti di Ghiaie, umilmente chiedo venia per tutto quello che feci e non dovevo fare, che non feci e dovevo fare, che feci e feci male".
------------------------------------------------------------ Fonti: - "Il pungolo su Bonate", Anno 1 n. 2, Aprile 1978, pagine 11, 12, 13 - "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" di Luigi Cortesi, S.E.S.A. Bergamo 1945 - "Le visioni della piccola Adelaide Roncalli" di Luigi Cortesi - "Storia dei fatti di Ghiaie" di Luigi Cortesi, S.E.S.A. Bergamo - Biblioteca A. Maj, di Bergamo - Biblioteca del Seminario arcivescovile di Bergamo - Archivi privati
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