Autore:  Padre Candido Data documento:  06/07/1956
Titolo:  Ardo dal desiderio di baciare la terra delle apparizioni

 HO UN ARDENTISSIMO DESIDERIO DI BACIARE LA TERRA DELLE APPARIZIONI

Lettera di Padre Candido a Padre Felice Murachelli


MISSIONARI
Figli dell’Immacolato Cuore di Maria (Clarettiani)
via Giulia, 131 - Roma

Roma 6 - 7 - 56


Mio carissimo Padre Felice, finalmente mi accingo a scriverle dopo tanto silenzio. Ricordo ancora con nostalgia i bei giorni passati assieme qui a Roma nell’Anno Mariano.

Con quanto ardore guardavo l’avvenire della nostra Madonna, con quanta gioia nel cuore cantavo a colei che è il principio della mia vocazione. Ancora mi risuonano all’orecchio come colpi di martello le parole della madonna a Montichiari ; “Manca fede... il luogo delle apparizioni è stato profanato dai peccati più infami e vi si nega la Sua presenza”. Le confesso, caro P. Felice che ho pianto assai su questo lamento di Maria che mi strazia il cuore. Sento in me il fuoco dell’apostolato, la fiamma dell’amore per tanti poveri sventurati, specie per la gioventù. Finché la gioventù nostra non avrà davanti a sé un ideale che l’affascini e che la trascini andrà peggiorando.
Questo ideale è Maria; chi più grandi di Lei, chi più amabile e misericordiosa, chi racchiude in sé tanto splendore di virtù se non Maria? Lavori tanto, caro Padre, fra la gioventù, lavori e si sacrifichi per la loro salvezza; domani l’aiuterò anch’io. Che il popolo veda in noi gli apostoli del Cuore di Maria, di quella potenza che folgora il malcostume, che annienta il male perché è essenzialmente contrario all’amore di Dio. Con quale bontà la nostra Madonna stringe al suo cuore le due tortorelle; così dobbiamo fare noi con le anime traviate, stringercele al cuore e far del loro pentimento un’arma di salvezza. La gioventù oggi non è amata, ha bisogno di un Cuore che sia la fornace dell’amore. Che quest’amore di Maria si comunichi al nostro cuore per poter comprendere, piangere e perdonare i peccati. Nel nostro apostolato non cerchiamo noi stessi, perché questo è egoismo, restringere il campo dell’apostolato, è intisichire la grazia di Dio. Siamo espansivi, tanto da non trovare nel nostro cuore limiti per amare. Tutto questo lo impareremo dal cuore di Maria. Quanti sacerdoti lasciano perdere il tempo favorevole per conquistare le anime, perché non escono dal centro del loro egoismo. Quante volte, caro Padre Felice, abbiamo pianto i trascorsi altrui? Quante volte ci siamo persi in considerazioni superficiali invece di prendere in mano la disciplina e mostrare così il nostro dispiacere e il nostro amore a Gesù?
Quest’anno per il mese di maggio ho fatto un fioretto alla Madonna e consisteva in questo: “Maria, insegnami a non rifiutare mai nulla a Gesù”.

Le confesso che ho dovuto umiliarmi molte volte, perché l’amore è geloso e la gelosia di Dio per le anime a lui consacrate è immensa. L’amore dell’anima per il suo Dio molte volte è meschino, interessato, invece Dio si mostra qualche cosa di più sublime di questa meschinità. È stato un fioretto molto costoso ma che mi ha riempito di grandi consolazioni. Ho imparato molte cose, ma soprattutto ho visto il mio nulla per cui mi vedevo capace di crocifiggere il mio Dio e dall’altra ho visto come è grande un’anima che ha il potere di consolare Dio.

Come è sublime la nostra vocazione! La nostra vocazione è martirio, immolazione, sacrificio e morte. È una lenta agonia di Cristo sulla croce, ma con questo in più che se Dio ci abbandona possiamo rifugiarci dalla Mamma celeste che veglia sempre al nostro fianco. È gran cosa sapersi amato, ma raggiunge il sublime quando sappiamo che siamo amati da Colei che è tutta la nostra speranza e che per me è tutto il mio vivere e che è lo scopo di tutta la mia esistenza. Caro Padre Felice, io sono tanto cattivo e lo sanno tutti, ma se in me vi è qualche cosa di buono lo debbo a Maria, a Lei che mi aiuta a vincere me stesso, che mi tiene per mano.
Si ricorda la foto o cartolina con le colombe? Io credo che la Madonna mi tenga proprio così; quando non faccio giudizio mi stringe ancor più amorevolmente al suo Immacolato Cuore e quando la mia cattiveria mi fa fare quello che non dovrei allora mi mette sulle fiamme del Suo cuore affinché mi purifichi da ogni mondanità; ma sempre mi tiene fra le Sue mani. Solo in cielo sapremo quello che ha fatto per ciascuno di noi Maria. E vedremo che se siamo salvi lo dobbiamo ad Essa. Caro P. Felice ho un ardentissimo desiderio di baciare la terra delle apparizioni, benedetta e santa terra, resa celo dalla presenza di Colei il cui nome fa tremare gli abissi. Più lontano sono e più mi sento vicino alla nostra Madonna. Ogni sera prima di addormentarmi vado colà col pensiero e prego tanto perché splenda in un tempo non lontano la luce della verità. Lei che vi andrà spesso si ricordi di pregare per il povero Candido. Ho saputo dal Parroco don Italo tutta la storia della nostra Madonna e mi ha detto che il Vescovo voleva accingersi al lavoro con tutta la buona volontà, ma il maligno lavora ancora molto. Io credo che è stato il nostro carissimo Don Italo a salvare tutto e se c’è ancora molta speranza la dobbiamo a Lui e a Maria.

Preghi tanto per me perché mi faccia più buono.
Suo Candido Maria C. M. F.

Caro Padre Felice veda un po’ se mi può mandare la foto della Madonna con le colombe che non ce l’ho. Ho una vecchia cartolina con la cappellina e la Madonna, ma non è bella.
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Fonti:
Archivio Giuseppe Arnaboldi Riva.
Archivio documenti Padre Candido Maffeis.


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Allegato   Data inserimento:  06/07/1956