Dal fascicolo pubblicato per il decennale delle apparizioni, pubblicato dal Giornale del Popolo il 1-2 aprile 1954.
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RIEVOCANDO I FATTI DELLE GHIAIE DI BONATE (PARTE III)
Anelito popolare di accertamento sui non spiegati fatti di Bonate. Monsignor Bernareggi, nelle sue ultime volontà, aveva invocato il giudizio del Papa su questi fatti “per la maggior gloria di Dio e della Madonna”? ------------------------------------------------------------ Come abbiamo già rilevato, i fatti di Ghiaie di Bonate ebbero in don Cortesi e nel prof. Cazzamalli due negatori assoluti e tuttavia in contrasto fra di loro. Infatti, ricordiamo, don Cortesi giunse alla conclusione che l'Adelaide avesse mentito, fosse insomma niente più che una bambina bugiarda; il prof. Cazzamalli viceversa, dopo ben 114 pagine di dissertazioni metapsichiche, afferma “che sono state constatate le condizioni neuropsichiche obiettive del sogno ad occhi aperti”, ma è convinto che la bambina non era bugiarda quando dichiarava di vedere la Madonna, bensì “riteneva” assolutamente di vederla. Quindi, non “bugiarda” ma, semmai “sognatrice”, perché per Cazzamalli esiste “la prova obiettiva inconfutabile che la bambina ebbe talune, se non tutte, né di eguale portata psichica, vere e proprie visioni di tipo schiettamente oniroide autoipnotico”. Rassicuriamo i nostri lettori: noi non intendiamo addentrarci, adesso; in un contraddittorio che si svolga sul terreno astruso della metapsichica. La nostra è una rievocazione giornalistica di fatti che hanno interessato la cronaca e che hanno avuto indiscutibilmente una risonanza eccezionale. Tuttavia, sempre per amore di obiettività, dobbiamo anche ricordare che esiste una fortissima corrente di opinione pubblica assolutamente contraria alle tesi negative delle “apparizioni” di Ghiaie di Bonate. A Bergamo, in Italia, all'estero molta gente è convinta che la Madonna sia apparsa ad Adelaide Roncalli. Non è soltanto il popolino che pensa così. Ci sono, fra i convinti, persone di alta levatura intellettuale. Del resto il padre gesuita Cipriano Casella, in un suo articolo apparso il 23 dicembre 1951 sul settimanale “Il nostro tempo” di Torino, dal titolo significativo: “Ubbidienti sì, stupidi no”, afferma che “la somma prudenza della Chiesa non dà a nessuno il diritto di definire i fatti avvenuti nel 1944 un volgare trucco d'una bambina di 7 anni” solo per il fatto che don Cortesi sia “riuscito a strappare alla veggente una dichiarazione secondo la quale tutto si ridurrebbe ad uno stupido scherzo da bambina”. Polemizzando poi con il prof. Cazzamalli, padre Cipriano Casella dice, fra l'altro, che “con più serietà scientifica si sarebbero scoperte nelle visioni mistiche della piccola Adelaide elementi di una creatività addirittura incomprensibile in una contadinella settenne rozza ed ignorante”.
Parole gravi Poi padre Casella fa questa riflessione: “Nell'ora più tragica della Patria abbiamo vissuto l'onda meravigliosa di speranza partita da Bonate, lo slancio incontenibile di preghiera che sollevò i cuori e certamente accelerò la fine delle nostre sventure; abbiamo parlato con cardinali e vescovi, con persone in concetto di santità, con folle di credenti: tutti ringraziavano commossi la Vergine per questo sprazzo di luce in mezzo alle nostre tenebre, mano tesa dal Cielo per la ricostruzione della famiglia cristiana orrendamente disintegrata dalla guerra; abbiamo assistito al delirio festoso dei paesi al ritorno dei loro miracolati (quello di Piovene, ad esempio, per la guarigione del cieco di guerra Zordan nel luglio del 1944); abbiamo visto rifiorire la Fede in molti cuori che l'avevano perduta. Ora ci si vuole mandare la patente di idioti con la dichiarazione che tutto è stato provocato da un brutto scherzo di bambina”. Sono senza dubbio parole forti, specie se si considera che furono scritte da un religioso. Ma, al di là della teoria, della scienza e della Fede, ci furono dei fatti impressionanti, come certe guarigioni che vennero ammesse e sottolineate dallo stesso prof. Cazzamalli e da don Cortesi nelle loro pubblicazioni. Questo spiega come ancor oggi, e senza interruzione, i pellegrinaggi continuino, e fra i pellegrini si mescolino spesso dei religiosi e, ancora recentemente, anche un Vescovo sia sceso a Ghiaie. Una pubblicazione dal titolo: “Trecentomila persone attorno a una bambina” uscita in Francia nel 1948, ottenne l'imprimatur del Vicario Generale di Nancy. Riportava, fra l'altro, il decreto del Vescovo di Bergamo - il cui testo integrale abbiamo incluso nel precedente capitolo - che l'autore del libro dichiarava di “accettare”, cosa però che non doveva impedire di dare una congrua evidenza a un fatto che aveva avuto così larga ripercussione. Del resto quelle “grazie speciali e guarigioni non ordinarie” di cui si parla pure nel decreto vescovile sui fatti di Ghiaie, furono molte e spesso clamorose. I medici, dopo accurato esame dei soggetti, rilasciarono dichiarazioni in cui si ammetteva che la scienza sarebbe stata nella impossibilità non solo di ottenere la guarigione completa, come effettivamente si verificò, ma di puntare con successo anche ad un semplice miglioramento delle condizioni degli infermi.
Un testamento Nel corso delle indagini che abbiamo ora compiuto per poter giungere ad una rievocazione delle “apparizioni” di Ghiaie di Bonate, siamo entrati in possesso di elementi che non ci aspettavamo di poter raccogliere e che ci hanno messo dinanzi a una risonanza assai più grande di quella che noi pensavamo quei fatti avessero potuto avere. Abbiamo per esempio raccolto la prova, su documenti fattici pervenire da bergamaschi domiciliati in Francia, che il “Centro Mariano Francese” si è occupato moltissimo della “Madonna di Bonate”, pubblicando parecchi opuscoli e raccogliendo notizie di miracoli avvenuti in Italia ed all'Estero, infine facendo distribuire in occasione del Congresso Mariano svoltosi ad Ottawa (Canadà) nel maggio del 1947, ben 15.000 opuscoli in cui si rievocavano le “apparizioni” di Bonate.
Un prete bresciano, don Bonomelli, in due conferenze, una tenuta a Romano di Lombardia e l'altra a Bergamo al Teatro Rubini, affermò che Bergamo era stata preservata “miracolosamente” dai bombardamenti aerei di cui egli stesso, trovandosi con gli alleati, aveva visto i piani già preordinati, piani che furono distrutti da un ufficiale inglese. Lo stesso don Bonomelli fece chiara allusione alla Madonna e alle “apparizioni” di Bonate, come ci hanno riferito persone che furono presenti alle due citate conferenze e come fu pubblicato in quel tempo sui giornali locali. Quanto ai fenomeni solari, voci autorevoli si levarono per affermare che si erano veramente prodotti: valga per tutti l'articolo del prof. Caffi, apparso su di un giornale cittadino. Il compianto Vescovo di Bergamo, Mons. Bernareggi - affermano persone degne di fede - nel suo testamento spirituale faceva un accenno anche ai fatti di Ghiaie di Bonate e “per la maggior gloria di Dio e della Madonna” li sottoponeva al giudizio del Santo Padre, in ciò implicitamente ammettendo la opportunità di una revisione, evidentemente in omaggio ad un maggior desiderio di verità. Vero è che poi questo scorcio del “testamento” non apparve nella pubblicazione che di esso fu fatta. Vi fu una censura in contrasto con l'espressa volontà di un sì alto Prelato?
Che ne è dell'Adelaide? Immaginiamo che i lettori si saranno posta questa domanda: che fine ha fatto l'Adelaide Roncalli? Questa ragazza ha avuto un'esistenza che ci sembra giusto definire “non facile”. Oggi l’Adelaide ha 17 anni e non vive più a Bonate con la sua famiglia. Sta a Roma; fa parte del personale di servizio di un Collegio internazionale religioso di studenti. A Casa torna di rado e solo per farvi brevi soste.
Nel 1951, quando aveva 14 anni, persone degne di fede, che poterono avvicinarla, portarono il discorso sulle “apparizioni” e la ragazza affermò con sicurezza di “aver visto la Madonna” e di “ricordarlo benissimo” e diede ampie spiegazioni del perché e del per come fu indotta alla negazione. I familiari, quando vengono interrogati su questo argomento, rimangono perplessi. Si deve pensare che siano stati diffidati dal pronunciarsi apertamente. Tuttavia la mamma, Annetta Gamba, a persona di nostra conoscenza parlando della figlia quasi segregata, ebbe a dire un giorno non lontano: “Ma ha fatto dunque qualche cosa di male mia figlia? Dovrà dunque sempre soffrire?”. Se le nostre informazioni sono esatte neppure il desiderio dell'Adelaide che era quello di farsi suora, è stato esaudito.
Certo oggi l'Adelaide non è più la bambinella ingenua e timida che nel 1944 guidava il pittore G. B. Galizzi nell'esecuzione del quadro che rappresenta la Madonna di Bonate e descriveva all'artista con precisione di particolari l'atteggiamento della Vergine, indicando essa stessa i colori delle vesti e quello delle colombe strette fra le mani della Madonna. Il pittore Galizzi, che il quadro conserva nella sua bella casa di Viale Albini, non ammette assolutamente che l'Adelaide possa avergli mentito. “Era così sicura di sé - ci diceva poco tempo fa - così convinta, così ingenuamente sincera che io non posso assolutamente accreditare le conclusioni di don Cortesi: per me l'Adelaide non menti, non avrebbe potuto dare tanta convincente forza di verità a una invenzione, a una volgare fandonia!”.
Dopo dieci anni E del parere del pittore sono migliaia e migliaia di persone. La cappella eretta alle Ghiaie non è mai sola. Gente viene sempre da ogni dove. Si chiedono grazie alla Madonna, vengono portati a Ghiaie molti ex-voto per grazie ricevute che i fedeli non possono però collocare nella cappella: li prende in consegna il parroco, don Cesare Vitali, il quale, in obbedienza al disposto del decreto vescovile da noi riportato, deve “custodirli sotto chiave”. Graziati di diverse nazionalità si sono fatti e si fanno continuamente premura di documentare le miracolose guarigioni dei loro mali, ritenuti o dichiarati inguaribili dai medici, mediante l'esibizione di cartelle cliniche e di lastre radiografiche. Molti però non si occupano né preoccupano di polemiche e di prove: sono paghi delle grazie ricevute, le vogliono o no riconoscere gli altri, come ci diceva recentemente una signora fiamminga dopo di averci fornito le prove della guarigione di suo marito, dato per spacciato dai medici. Quest'anno, ricorrendo il decennio delle “apparizioni”, serpeggia poi fra i devoti uno speciale fervore, quello stesso fervore che, lo confessiamo, ci ha suggerito l'idea di rievocare i fatti. Non si capisce - dicono i convinti -perché si sia voluto ordire una specie di congiura del silenzio attorno al fatto e alle sue stesse indiscutibili, comprovatissime, vaste ripercussioni. Se è vero che il tempo è galantuomo, ecco che vale la pena di riflettere, di rivedere, di riesaminare. Nel leggerci una frase scritta da don Cortesi a conclusione della sua inchiesta, frase in cui si afferma che la bambina “fu vittima del cupo genio del male”, un signore della cui onestà e religiosità di sentimenti non è lecito dubitare, non poté fare a meno di esprimere un commento assai amaro. Disse che l'intonazione melodrammatica della frase gli faceva male al cuore e che assai più degno di approvazione e di considerazione era, a suo avviso, il desiderio, che è di molti, di veder sottoposti a revisione i fatti di Bonate. Certo anche noi, pur restando volutamente al di fuori della dibattuta quaestio riteniamo più consolante credere che in luogo del “cupo genio del male”, il genio del bene abbia in una epoca cruda, dolorosa, ispirato ed illuminato la bambina di Bonate. Certo è che le ripercussioni del fatto furono benefiche per il morale, il fisico, lo spirito della gente, in un momento di gravissima depressione. Il genio del male non ne ricavò che svantaggi e delusioni...
Ecco perché chiudiamo la riesumazione degli eventi che si produssero a Ghiaie di Bonate nel triste maggio del 1944, sottolineando l'istanza di revisione che abbiamo sentito vibrare in molti ambienti consultati durante la nostra inchiesta. La giriamo alla competente autorità ecclesiastica, al nuovo Vescovo in particolare, assicurando che la nostra non è una impressione soggettiva, ma la risultante di una indagine fatta con coscienza di cronisti imparziali. n.f.f.
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