MIA MADRE GUARI’ NEL 1944 E MIO FRATELLO TORNO’
Testimonianza di Madre Crocifissa Assolari
Arese, 12 gennaio 1987
Gent. Sig. E. Poli, Ho ricevuto la sua lettera poco prima di Natale. Mi deve scusare se non Le ho risposto subito a causa di un pellegrinaggio in Terra santa, effettuato appunto durante il periodo natalizio 26/12 – 6/1. La ringrazio per avermi invitata ad esporre il motivo per cui la mia povera mamma, morta l’8/2/84, era devota alla Madonna (di Bonate). Lo dico tra parentesi perché il divieto ecclesiastico, purtroppo, creava nelle persone confusione e delusione, contribuendo non poco a smorzare il fervore e a ridurre lo spazio per credere alle apparizioni della Madonna. Tanto che parlandone a volte con la gente aggiungevo: «Si dica quello che si vuole sulle apparizioni della Madonna a Bonate. Io non dimenticherò mai che mia mamma è guarita, e mio fratello Giuseppe è tornato sano e salvo dalla Germania nonostante la fame, le botte, i bombardamenti…» Aggiungo anche che durante questi lunghi quaranta e più anni, ho sempre celato dentro di me una sofferenza, quasi un rimorso, simile a un senso di colpa, non potendo far conoscere ed esprimere liberamente la mia riconoscenza alla Madonna delle Ghiaie per aver ridonato la salute a mia mamma la quale da moltissimi anni soffriva di una forma artritica che le causava sofferenze e dolori atroci. Immancabilmente la fase acuta le si manifestava nei mesi di luglio o agosto. In quei periodi vedevo la mamma costretta a letto, almeno per venti o trenta giorni. Durante questa fase acuta, l’anno prima dei fatti di Bonate, cioè nel 1943, la mamma soffrì anche per complicazioni cardiache che ci fecero temere il peggio. Fu così che si arrivò all’indimenticabile maggio 1944, quando, con infinita gioia e sorpresa, arrivò la notizia: a Bonate una bimba di appena sette anni vede la Madonna! Mia mamma, un giorno di quel fortunato mese di maggio, si recò pure lei a Bonate. Aveva le sue pene e i suoi dolori da affidare alla Madonna. Ricordo che non era un giorno di apparizione. La mamma non si recava a Bonate per curiosità, ma con fede a pregare. Infatti partì, un mattino di buon’ora e rimase sul luogo tutto il giorno in preghiera. La sua prima intenzione era quella di raccomandare alla protezione della Madonna il figlio Giuseppe che era prigioniero in Germania dall’otto settembre 1943, dopo appena una decina di giorni di leva. Aveva diciannove anni e per tutta la famiglia era un dolore grande pensare a questo ragazzo, ancora bambino, in guerra. E siccome vigeva il permesso per la spedizione di viveri a questi ragazzi prigionieri che soffrivano la fame, la mamma confezionò un pacco di pane biscottato e lo portò fino a Bonate per posarlo sul luogo delle apparizioni. E poi vi restò tutto il giorno a pregare. Nel tardo pomeriggio, prima di lasciare Ghiaie, la mamma avrebbe fatto alla Madonna una preghiera anche per sé: «Tu sai, Mamma Santa, di cosa abbisogno anch’io; se hai qualcosa anche da fare a me, te ne sarò tanto grata». Poi partì alla volta di Bergamo a spedire il pacco di pane biscottato. Finalmente sull’imbrunire, ecco arrivare la mamma in casa, tutta contenta, piena di gioia, ci comunicava la sua esperienza di fede. Diceva fra l’altro: «Io non so spiegare che cosa ho sentito dentro, nel cuore. Ho sperimentato il paradiso; ho provato dentro di me il paradiso!» E con questo suo ripetere: «Ho sentito e provato il paradiso», si andò a letto. Venne il mattino, ci si alzò; io andai alla santa Messa. La mamma restò in casa per le faccende domestiche. Al mio ritorno, appena arrivata sulla porta di casa, la mamma mi disse: «Sai? La Madonna non mi ha fatto la grazia». Io chiesi alla mamma che fosse più esplicita, ed ella a me «Avevo pregato la Madonna che donasse qualcosa anche a me; invece guarda…» E mi mostrò le sue ginocchia ingrossate, gonfie come due grossi palloni. C’era però in questa novità un fatto strano: le ginocchia erano gonfie ma non doloravano. Da quel giorno i dolori non tornarono più. Così ci convincemmo che la Madonna era venuta a richiamare la nostra attenzione, perché constatassimo l’avvenuta guarigione. Intanto nel 1945, finita la guerra, Giuseppe tornò a casa sano e salvo il 2 luglio. Era il primo soldato prigioniero che arrivava a casa della nostra frazione, Tribulina di Scanzorosciate. Lui, che subì la sua prigionia nel cuore della Germania, dove si concluse la guerra: a Lipsia. Ecco in breve quanto è successo in relazione alle apparizioni di Bonate a mia madre, Amabile Testa in Assolari. Carissima sig. Ermengilda, la ringrazio moltissimo per avermi dato questa possibilità. Sono molto contenta perché mi sembra di aver dato un piccolo contributo, come del resto da quarant’anni desideravo, alla veridicità dei fatti di Bonate. Voglia la Beatissima Vergine, nella sua materna bontà, ridare alla nostra Bergamo la gioia di venerarla e di ringraziarla in un santuario eretto in suo onore nella terra che lei ha santificato con la sua presenza, sia pure spirituale. La ringrazio anche dei libri che mi ha mandato: un dono più gradito non me lo poteva fare. Quello su Bonate l’ho già ingoiato tutto! Ora vi ritornerò su per la riflessione…
Madre Crocifissa Assolari Superiora della Casa di riposo di Arese
------------------------------ Archivio Ermenegilda Poli Archivio privato
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