UN COMPORTAMENTO ANTI-PEDAGOGICO DELLE SUORE
Relazione della Suore che ebbero in custodia Adelaide presso l’Istituto della Sagesse di Bergamo
========================================================================================== Bergamo, 17 giugno 1947
Rispondiamo all’invito rivoltoci, riferendo per iscritto, alcuni fatti ed atteggiamenti relativi alla condotta attuale di Adelaide Roncalli. La condotta di Adelaide da qualche tempo, e precisamente dal febbraio 1947, è andata, esteriormente peggiorando con un crescendo sensibile e prendendo recentemente alcune forme che non sembrano del tutto ordinarie.
Nei mesi precedenti si poteva rimproverare alla bimba una eccessiva svogliatezza per lo studio che richiedeva frequentissimi richiami, esortazioni ed ammonimenti per ottenere un minimissimo compimento del dovere scolastico. La causa di ciò, per quanto è possibile giudicare, sembrava essere una ripugnanza quasi invincibile per lo studio, una certa svogliatezza ed anche un grande trasporto per il gioco e la vita movimentata: ciò che non è difficile riscontrare nei bambini.
Attualmente l’atteggiamento di Adelaide di fronte al dovere scolastico sembra una forma diversa. Ha cominciato col rimanere davanti al libro aperto durante il tempo dello studio con segni, non più di svogliatezza e ripugnanza ordinaria, ma di decisa volontà di non studiare. Inoltre ha preso a guardare fisso in viso le Suore di sorveglianza dello studio con sguardi quasi di sfida, senza abbassare gli occhi neppure se guardata a lungo con sguardo di rimprovero e, giungendo, in questi ultimi giorni a far vedere la lingua alla suore ed a fare altri gesti non denotanti, certo, bontà e buona disposizione intima.
Anche gli altri elementi della sua condotta nei mesi precedenti il febbraio se avevano presentato delle lacune e delle deficienze, erano controbilanciati da atti di virtù e non si presentavano diversi dall’ordinario né tali da preoccupare. Da qualche tempo invece si mostra arrogante, indisciplinata. In coscienza si può affermare che, sia per lo studio che per la condotta è la peggiore della classe. Una sua compagna di fronte ad un suo atteggiamento riprovevole ha chiesto alla Maestra: “Suora non si accorge che Maria Rosa (Adelaide) la prende in giro?” Anche con le Aspiranti e nell’intimo della vita quotidiana nella Casa di formazione ha incominciato ad essere arrogante, disubbidiente, ostinata. A tutti resiste meno che a me ed alla Superiora, ma obbedisce a ciò che chiediamo quasi soltanto quando siamo presenti. Castighi, rimproveri, esortazioni a fondo religioso di timore o di amore verso il Signore, esortazioni atte a sfruttare la sua forte sensibilità d’affetto per i suoi Familiari, considerazioni generali o particolari atte a farla riflettere sulle sue responsabilità anche in rapporto alla negazione delle apparizioni, fatta a me il 3 giugno; tutto si è rivelato inutile almeno quanto agli effetti visibili.
È notevole che dopo la Confessione non lasci vedere neppure un attimo di buona volontà d’esser migliore; anzi qualche volta, all’esterno, anche se appare molto contenta (e forse specialmente in tal caso) la sua condotta sembra peggiore. Nonostante le esortazioni di carattere generale sulla necessità di portare alla Comunione quotidiana qualche offerta positiva al Signore e non soltanto delle scorie da distruggere, si è sempre accostata alla Comunione ogni volta che ha assistito alla S. Messa.
Anche la sincerità lascia molto più a desiderare sia pure in piccole cose ma ciò che mi sembra più preoccupante è il fatto che non sa più accusarsi come prima né sente, come sentiva spontaneamente e sinceramente il bisogno di riparare. I momenti di raccoglimento sono meno frequenti ed in ogni caso sono diventati brevissimi. Il suo sguardo e la sua fisionomia hanno ancora degli atteggiamenti limpidi che sembrano sinceri, buoni; ma d’altra parte presentano anche atteggiamenti che si direbbero di sfida, di orgoglio, di rabbia, talvolta. Il giorno 13, festa del sacro cuore, Adelaide ha avuto una giornata pessima. Da parecchi giorni esercitava la pazienza delle Aspiranti e di una Suora che è anche la sua Maestra di IV elementare. La sera dopo la Benedizione Eucaristica, la bimba ha raggiunto il colmo presentandosi sfacciatamente alla suora e pretendendo spiegazioni per il compito, rimanendo ostinatamente davanti al tavolo e fissandola in viso con aria di sfida e facendo boccacce. La Suora con forza l’obbliga a mettersi in fondo allo studio, esortandola a non offendere il Signore nel giorno della sua festa. Adelaide si volge a guardare fuori della finestra e fa boccacce a chi le sembra che la guardi… Alle 7, durante la recita dell’Ave Maria abituale, Adelaide prende improvvisamente ad agitare le gambe con gesto rapidissimo e rumoroso tanto da non lasciar capire come non si facesse male contro il bacchetto di legno della sedia. La suora si arresta nella recita e segue un attimo di silenzio profondo. Coll’arrestarsi della preghiera istantaneamente cessa anche il movimento delle gambe della bimba. La Suora riprende ed il movimento immediatamente ricomincia con la stessa intensità. La Suora allora chiude gli occhi e continua; la preghiera giunge al termine senza che il movimento delle gambe si sia rallentato minimamente. Appena cessa la preghiera immediatamente cessa il movimento senza rallentamento né fase di passaggio dal movimento alla immobilità completa. Durante la serata un’aspirante (figliola di 20 anni) stanca e dispiacente, come le altre di veder mancare di rispetto alla Suora le dice: “Smettila perché siamo stanche; se non la finisci te ne do una davvero”. Adelaide si avvicina a lei con gesto provocatore dicendo “Prova a darmele” e poiché l’aspirante l’allontana con la mano (Adelaide dice che le ha dato uno scappellotto, ma non è vero) si permette di darle uno schiaffo. Un’aspirante si risente e le dice: “Se tu fossi a casa tua sono certa che le prenderesti spesso perché sei così cattiva”. Adelaide risponde con arroganza: “Non vedo l’ora di andarmene; è meglio morire sotto le botte dei miei che qui”. È lasciata stare e mantiene il suo atteggiamento fino alla fine dello studio. Al momento di scendere per la cena diventa ostinata e non vuol scendere. La Suora vuole ottenerlo poiché potrebbe essere pericoloso lasciarla sola, ma non riesce assolutamente neppure con la forza perché la bambina si attacca al radiatore e poi fugge per le scale, salendo al piano superiore. Dopo un po’ la Suora pensa a dirle: “Adesso verrà Suor Bernardetta e non soltanto lei”. Immediatamente la bimba prende a scendere di corsa le scale che portano al refettorio; e poiché la suora, non sapendo che intenzioni può avere, la trattiene per il braccio, grida “Mi fa diventare il braccio gonfio!” Intanto giungiamo, la Madre ed io, e Adelaide resta mortificata, ma il suo sguardo ha l’espressione orgogliosa. La madre le ordina di mettersi in ginocchio. Adelaide non risponde, ma non si muove; è necessario che la Madre la prenda per un braccio e la costringa. Sembra necessaria una umiliazione e la Madre le ordina perciò di mangiare in ginocchio in refettorio, di andare poi subito a letto e di rimanere separata dalle aspiranti fino a nuovo ordine. Io l’attendo per condurla a letto temendo che rinnovi la sua ostinazione con le altre Suore. Salita in dormitorio, trovo il suo letto ancora disfatto. Gliene chiedo il perché e mi risponde con sguardo impertinente (cosa insolita con me) “Sono stata a scuola!” Tutto il pomeriggio e tutta la serata era rimasta ostinatamente a far nulla nel senso assoluto della parola!… Le metto una mano sulla testa e con un po’ di severità e un po’ bruscamente gliela faccio abbassare fino a mettere il viso sul materasso dicendo: “Questa testa orgogliosa, tu lo sai che per molte ragioni, se continui così, dovrai abbassarla fino in fondo all’abisso perché il Signore umilia gli orgogliosi, come ha umiliato il diavolo fino all’inferno”. Mentre la bambina fa’ il letto le faccio qualche esortazione, ma con tono severo di rimprovero; poi prendo l’acqua benedetta, mi faccio il segno della croce e, prendendo la spugnetta imbevuta la spruzzo di acqua benedetta dicendo: “Tieni, deciditi una buona volta a scacciare il diavolo che tu ti tieni stretto a braccetto e che accarezzi con le tue cattiverie”. Adelaide sotto il piccolo getto d’acqua benedetta si ritira bruscamente contro il muro come fanno i bambini quando hanno paura che capiti loro addosso qualcosa e si mette a gridare; dopo un primo strillo acuto continua a piangere ma è più un grido che un pianto ed è un pianto di rabbia, come ha affermato lei stessa il giorno dopo quando le ho chiesto perché piangeva. Intanto io ero uscita per un minuto dal dormitorio e ritornandovi l’ho trovata sdraiata per terra, non completamente coricata, ma gettata lì come un sacco. E continuava a piangere, sempre d’un pianto rabbioso. Al mio comando severo di alzarsi e di spicciarsi ad andare a letto, si è alzata prontamente, ha rallentato i suoi strilli ed in breve si è messa sotto le coperte, piangendo veramente. Poiché avevo avuto l’impressione che il diavolo avesse la sua parte se non straordinaria, almeno non ordinaria, non volevo lasciarla così, tanto più che temevo che passasse una notte agitata e tale da disturbare ed impressionare le altre, già un po’ impressionate del resto dalla sua condotta. Le ho detto perciò parole di esortazione al pentimento con tono più accorato che severo e Adelaide con segni che sembravano di vero pentimento mi dice: “Domani allora non faccio la Comunione. Io confermo che veramente non può farla poiché non è nella disposizione voluta e la bimba intensifica il suo pianto che mi fa l’impressione d’esser più accorato più sincero. Le raccomando di non disturbare col pianto, ma di fare piuttosto atti di pentimento e di riparazione al cuor di Gesù e la lascio. Dopo la mia partenza ha preso a dire a voce alta: “Aiuto, aiuto; che male… che male!” tenendosi la testa. Si è poi addormentata ed ha dormito tutta la notte senza agitazioni. L’indomani mattina in Cappella (erano presenti le educande) al momento della Comunione era molto impacciata nel suo banco. Si vedeva chiaramente che le spiaceva molto il lasciar vedere che non andava alla Comunione. In classe non vi sono state occasioni di forti disubbidienze, ma anche nelle piccole occasioni, non si è mostrata gran che desiderosa di esser migliore. Nel pomeriggio la stessa cosa; il suo sguardo era piuttosto accigliato, imbronciato. Era un po’ separata dalle aspiranti non partecipando alle loro ricreazioni ed ai loro pasti in refettorio. Nel pomeriggio ho cercato di sentire quali erano i suoi sentimenti, le sue intenzioni, i suoi giudizi sulla propria condotta. L’ho sentito umiliata ma non umile e non ancora disposta a fare una vera riparazione. Le ho chiesto quale delle sue mancanze del giorno prima le spiaceva di più e non mi ha risposto. Le ho detto allora: “Ma ieri sei stata veramente cattiva?” “Sì.” E che cosa hai fatto per esser tale?” “Ho chiesto delle spiegazioni a suor Franca e perché non me le ha volute dare mi sono imbronciata.” “Soltanto questo?” Nessuna risposta… “Ma è vero che hai fatto la tal cosa?” “Sì.” “E la tal altra?” “Sì.”ecc… “E perché non me le dicevi? Non ti dispiacciono queste cose?” Silenzio assoluto. Non era così qualche mese fa quando sapeva accusarsi talvolta anche spontaneamente e colpire nel segno ciò che costituiva la vera colpa, senza ricorrere alle circostanze accessorie. Dopo le mie parole dette, per farle capire la necessità di riparare e di mutar condotta mi ha chiesto piangendo: “Ma allora neanche domani posso far la Comunione?” “Mi sembra di no, rispondo, fin che non ti sarai messa in condizioni migliori. È evidente che ciò le spiace e le chiedo: “Perché ti rincresce non poter fare la Comunione, anzi dicendogli che accetti come riparazione il non accostarti a Lui perché il sacrificio purifica.” Piange e non sembra accettare volentieri. Va poi a trovare la Madre che le dice: “Ti lascio il tempo stessere e stanotte per riflettere se vuoi fare una riparazione ben fatta e ricominciare una nuova vita. Qualche ora dopo fa un notevole atto di disubbidienza e alla cena con la suora del giorno prima un’altra scena di insubordinazione. Fa rumore ostinato coi piatti, getta stoviglie di alluminio in terra, dice con arroganza: “Non voglio la vostra frutta, sono io che non voglio prenderla”, mangia con grande fretta e poi insiste per ottenere di andarsene, da sola, prima della fine della cena e, perché il permesso non le è concesso, dice ad un tratto risoluta: “Io vado perché è inutile ch’io stia qui a perdere il tempo” e poi si nasconde dietro una porta. Quando giunge il momento di andare, non vuol più salire e prende un atteggiamento ostinato, arrogante. L’indomani, Domenica 15 giugno, per tre volte durante la giornata dice di voler chieder perdono all’aspirante che ha schiaffeggiato poiché sa che è la condizione richiesta perché l’aspirante stessa ottenga da me il permesso di pettinarla ancora come faceva prima. (Adelaide tiene molto alle sue trecce e l’avevo pettinata io, di proposito, come a lei non piace). La bambina però vuole chiedere perdono a modo suo ed io che ho la sua persuasione di dover piegare l’orgoglio, non cedo. Soltanto alla sera, all’ultimo momento Adelaide decide a piegarsi a ciò che esigo, mentre io l’avevo lasciata libera di farlo o no mantenendo, però, la mia proibizione all’aspirante di occuparsi di lei l’indomani. Durante la giornata sembra venire a più miti consigli benché non si noti in lei un progresso molto visibile. Il lunedì 16 giugno va a confessarsi e subito dopo la Confessione appare fuor di sé dalla gioia, tanto che dopo un brevissimo ringraziamento è distratta, ride in Chiesa e salta tornando a casa. Prima di andare a letto chiede perdono alle aspiranti del cattivo esempio e lo fa con distinta che sembra convinta di ciò che dice. La stessa cosa aveva fatto nel pomeriggio con la Suora verso la quale aveva maggiormente mancato. Tutto ciò sempre in presenza della Madre, la quale le dà il permesso di ritornare con le aspiranti, le dice parole di perdono e di fiducia nella sua volontà d’esser migliore. La mattina del lunedì successivo, dopo la colazione, Adelaide è sorridente, salta, parla con se nulla fosse stato ed ha riacquistato la sua abituale fisionomia aperta e buona e lascia sperare che la parentesi sia chiusa, ma purtroppo nella mattinata, in classe, non si comporta bene. Risponde quando non deve, è impertinente, vuole avere l’ultima parola, indispone verso di lei le sue compagne perché le critica e le giudica in pubblico, benché la maestra cerchi di imporle silenzio. Tale condotta è sconcertante senza dubbio. Abbiamo l’impressione che la bimba sia dominata non soltanto dalla sua cattiva volontà, ma anche da forti tentazioni e forse anche da suggestioni diaboliche poiché neppure il suo proprio interesse e ciò che la colpisce sul vivo (stimoli che si sono dimostrati forti nel passato) riescono a piegarla in questi momenti mentre, almeno finora, vi riesce la forza del comando autoritario mio e della Superiora. E neppure si spiega, in via ordinaria, questo brusco cambiamento con relativo contrasto tra la condotta attuale e quella dei mesi precedenti il febbraio, durante i quali la bambina corrispondeva, e non senza difficoltà e lotte, all’opera educativa, mostrandosi capace di comprendere e di agire circa la dottrina e la Morale in modo forse anche superiore alla sua età. E questo cambiamento repentino e la sua ostinazione si spiegano tanto meno in quanto si riscontra ancora nella bimba il rincrescimento affettivo di farci dispiacere e di mostrarsi ingrata. Tutto ciò ci convince sempre più che ci troviamo di fronte ad un fatto misterioso complesso e grave in cui l’onore di Dio e della Vergine sono impegnati. Confidiamo e preghiamo, certe che l’aiuto dell’Autorità non vorrà mancarci perché possiamo compiere l’opera nostra, greve di responsabilità e di difficoltà, missione che abbiamo ricevuto senza chiedere né desiderare. Firmato: Sr Bernadetta dell’Immacolata Sr Maria Maddalena ========================================================================================== Fonti: - Incartamento Mons. Bramini, Curia di Lodi. - “La Fonte sigillata” di Domenico Argentieri. - “Adelaide, speranza e perdoni” di G. Arnaboldi Riva - Archivi privati.
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COMMENTO A cura dello scrittore e studioso Giuseppe Arnaboldi Riva
Questa relazione su Adelaide permette facilmente di ritrovare gli stessi tratti dell’immagine mostruosa tracciata da don Cortesi nel suo “Il problema delle apparizioni di Ghiaie”… Adelaide si sente superiore alle altre allieve e alle stesse suore che sfida senza pudore. Insomma Adelaide, per loro come per don Cortesi, è una “belvetta irrefrenabile”, un “leoncino selvaggio”; è una bimba scaltra e bugiarda, “ingannata dal cupo genio del male”, un mistero del male. E’ davvero interessante constatare l’influenza determinante esercitata sulle stesse suore da don Cortesi e dal suo cerchio che volevano a tutti i costi la piena adesione del clero e dei religiosi alla loro opera demolitrice. Influenza evidentissima soprattutto in quelle parti nelle quali le suore vogliono dimostrare la tesi centrale dell’inquisitore don Cortesi che, nel suo libro (usato dagli stessi giudici del Tribunale Ecclesiastico per gli interrogatori) aveva descritto Adelaide come portatrice di una doppia personalità: da un lato aperta e buona, ma nel fondo dominata da una forza demoniaca terribile sposando così la tesi dell’inquisitore don Cortesi che aveva definito l’anima di Adelaide “nodo di vipere e scrigno chiuso custodito da sette draghi”. Queste pagine sono una chiara testimonianza, non solo di una spiritualità e di una pedagogia perversa, fondata sulla paura e la costrizione, ma soprattutto di una soggezione culturale dimostrata dalle suore nei confronti di un potere culturale sacerdotale determinato a imporre ad ogni costo il proprio dominio intellettuale. Come le suore Orsoline, anche le suore de La Sagesse hanno agito verso Adelaide partendo da un giudizio predeterminato, da una visione aberrante precostituita, costrette ad assolvere il compito di giustificare le violenze e le illegalità commesse da alcuni sacerdoti contro la piccola Adelaide e la grande verità da lei portata. Accecate dal pregiudizio, le suore de la Sagesse hanno usato contro la bimba proprio la preghiera e l’adorazione eucaristica che rappresentava e rappresenterà il centro della spiritualità e della missione di Adelaide, come la Madonna le aveva indicato. 18/02/2003
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