Autore:  Mons. C. Gaddi - Vari Data documento:  11/03/2005
Titolo:  I sì e i no nelle lettere dell'allora vescovo Mons. Clemente Gaddi

 I SI E I NO NELLE LETTERE DELL'ALLORA VESCOVO MONS. CLEMENTE GADDI

Trascriviamo alcune delle lettere indirizzate a Mons Clemente Gaddi (vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977, morto nel 1993) e le sue risposte riferite al caso Ghiaie.

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DISPOSIZIONI DI MONS. GADDI, VESCOVO DI BERGAMO, INVIATE IL 25/08/1970 AL PARROCO DI GHIAIE DON ITALO DUCI

IL VESCOVO DI BERGAMO

Bergamo, 25 Agosto 1970

M.R. Sacerdote
Sac. Italo Duci
Parroco di GHIAIE DI BONATE

M. R. e caro sig. Parroco,
un gruppo di parrocchiani di Ghiaie mi scrive per farmi sapere che ha provveduto, all'insaputa del parroco, a ripulire le pareti della cappella eretta su posto delle presunte apparizioni della Madonna, e per chiedere il permesso di fare alcune riparazioni alla stessa cappella. Domanda inoltre di collocare nella cappella un'immagine della Madonna a lavori ultimati.

Non ho difficoltà alcuna a consentire che si facciano i necessari lavori di riparazione; sarebbe anzi stato meglio eseguirli prima di ripulire le pareti; tutto però deve essere compiuto con il benestare del sig. parroco.

Non ritengo invece opportuna la collocazione di un'immagine della Madonna, per ragioni intuitive; se ci saranno motivi che inducono a modificare la disposizione del compianto Mons. Bernareggi saranno tenuti nella dovuta considerazione.

La saluto con affetto e benedico e i parrocchiani tutti.
+ C. Gaddi vescovo

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DISPOSIZIONI DI MONS. GADDI, VESCOVO DI PERGAMO, INVIATE IL 08/09/1970 AL PARROCO DI GHIAIE DON ITALO DUCI


IL VESCOVO DI BERGAMO
Bergamo, 8 settembre 1970
M.R. Sacerdote
Sac. Italo Duci
Parroco di GHIAIE DI BONATE

M.R. e caro sig. Parroco,
allo scopo di evitare facili equivoci, le rendo noto quanto dissi il giorno 4 u. s. ai tre signori di codesta parrocchia che vennero a manifestarmi i loro desideri circa la nota questione:

1) non consento che la Società S. Narno venda o affitti terreno nei pressi della cappella; sorgerebbero subito edicole per la vendita di oggetti con abusi relativi;

2) non permetto né la collocazione del dipinto che rappresenta la Madonna come si sarebbe presentata nella presunta apparizione, né -per ora- un'altra immagine della Madonna;

3) non permetto la celebrazione della S. Messa; tanto meno la permetto in modo permanente, per le domeniche;

4) permetto che si facciano i lavori necessari per la conservazione e manutenzione della Cappella; sempre però alla dipendenza del parroco, che è il responsabile;

5) non posso assolutamente riaprire il processo fatto e concluso, se non ci saranno fatti nuovi e straordinari che legittimino una revisione del genere.

Per quello che riguarda lei, ritengo di essere stato molto chiaro nel sollevarla da ogni accusa di disinteresse o di poco fervore in tutta questa questione; le confermo che non vedo né la necessità né l'utilità di un comunicato e meno ancora quella di interrogare - a tanta distanza di tempo - le persone superstiti che si sono occupate della vicenda: come le confermo che non giudico opportuno un incontro con la presunta veggente.
Quanto alla richiesta che ella presenta circa l'album delle fotografie, i volumi di Mons. Cortesi e la privata visione del filmato, interesso l'archivista Sac. Antonio Pesenti.

Di cuore la benedico, e le sono
aff.mo
+ C. Gaddi vescovo

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RISPOSTA DI MONS. GADDI A DON ITALO DUCI DELL'11/09/1970

IL VESCOVO DI BERGAMO

M. R. Sacerdote
Sac. Italo Duci
Parroco di GHIAIE DI BONATE

Bergamo, 11 Settembre 1970

M. R. e caro sig. Parroco,
con la mia lettera in data 8 settembre u.s. le resi noto che avrei parlato con l'archivista della Curia, don Pesenti, in merito alla richiesta da lei fatta relativa a documenti concernenti le presunte apparizioni della Madonna di Ghiaie di Bonate.

Attentamente esaminata la sua richiesta, e sentito anche il parere dei più immediati collaboratori, mi faccio premura di comunicarle quanto segue:

1) L'album fotografico donato - come elle afferma - alla parrocchia di Ghiaie dal fotografo Pesenti di Ponte S. Pietro, e che erroneamente sarebbe stato portato in Curia da Mons. Bramini, sarà riconosciuto di proprietà della parrocchia, se la sua affermazione verrà confermata da Mons. Magoni, che, nella sua qualità di cancelliere della Curia e di notaio del tribunale costituito per quella occasione, è più di ogni altra persona al corrente di tutto ciò che ha attinenza alla causa.
Ma anche questo ammesso, è necessario, per motivi di prudenza, che l'album rimanga in deposito presso l'archivio della Curia.

2) I tre volumi di Mons. Luigi Cortesi non sono un'opera di pubblico dominio, che da tutti possa essere acquistata e posseduta; ma sono formati dalla raccolta di scritti, di documenti e di atti concernenti la causa e perciò devono rimanere nell'archivio di Curia.
Né si vede la ragione perché se ne debba fare una copia per la parrocchia.

3) Quanto al documentario filmato (o ai documentari) si cercherà do controllarne lo stato di conservazione. Qualora siano nella condizione di essere proiettati, se ne farà la presentazione una tantum davanti ad un ristretto numero di persone; del numero verrà invitato a far parte anche lei.

Con ogni augurio la saluto e la benedico.

+ C. Gaddi vescovo

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COMMENTO
(A cura del prof. Alberto Lombardoni)
1) L'album di fotografie
È chiaro; trattenendo l'album di fotografie in Curia, si sarebbe impedito a chiunque di consultare quelle fotografie storiche, occultando ancora una volta prove importanti su quei fatti.

2) I tre libri di don Cortesi
Per quanto riguarda i tre volumi di mons. Luigi Cortesi, il Vescovo ribadisce che non sono un'opera di pubblico dominio, ma che sono scritti e documenti che riguardano la causa e che, quindi, devono rimanere in Curia. Probabilmente, Mons. Gaddi fu male informato e presumibilmente riportò quanto gli aveva riferito l'archivista della Curia Don Antonio Pesenti. Infatti, lo stesso archivista ribadirà gli stessi concetti in un articolo su "La domenica del Popolo" nel 1977 scrivendo tra l'altro che: "... i libri di mons. Cortesi fossero in circolazione è falso. Cortesi venne incaricato di preparare qualcosa come un'istruttoria.. Quella istruttoria venne stampata in un numero assai limitato di copie e venne data, sotto grave obbligo di segreto, ai membri della Commissione teologica e ai vari periti chiamati ad interloquire. Le altre copie avanzate furono rigorosamente ritirate e poste sotto chiave nell'archivio della Curia..."

Si contesta l'affermazione di Mons. Gaddi e dell'archivista don Antonio Pesenti. NON È VERO che i libri di don Cortesi erano segreti. Risulta invece, dai tanti documenti che abbiamo consultato che quei libri erano liberamente in circolazione non soltanto nel bergamasco ma anche in altre regioni d'Italia tanto che gli oppositori di don Cortesi riuscirono subito ad averne copia. Infatti, già nella prima quindicina di ottobre 1945 (la ritrattazione estorta ad Adelaide è datata 15 settembre 1945), copie di quel libro circolavano in certi ambienti estranei alla Commissione, suscitando molte critiche che giunsero in seguito persino da Roma. Era quindi tutt'altro che una "specie d'istruttoria" segreta!
In data 11/10/1945, don Italo Duci, curato di Ghiaie scriveva nel suo diario queste osservazioni: "...È giunto il libro di D. Cortesi, libro che nega tutto. L'ho letto e sono stato male; son venuto a questa conclusione: o mi trovo innanzi ad un uomo ed allora devo credere alle sue conclusioni, oppure mi trovo di fronte ad un anormale, un pazzoide... Nausea il contegno e la famigliarità con la bambina, nausea l'aria di dotto, di psicologo, di medico che vuol assumere. Nausea la cartella clinica ch'egli stesso stende di Adelaide circa la continenza. Nausea la prima parte ch'egli ha avuto di entusiasta esagerato per voler apparire critico profondo. Nausea la maniera naturalistica di spiegare tutto, conversioni, bene spirituale, fatti prodigiosi..."

Si sa per certo che don Cortesi distribuì, clandestinamente 60 copie di quel libro ad amici e conoscenti. È molto strano che, nel 1970, Mons. Gaddi e l'archivista don Antonio Pesenti non sapessero che il terzo libro di don Cortesi "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" era già da molti anni depositato alla biblioteca civica Angelo Maj di Bergamo (proprio a due passi dalla Curia vescovile) e a disposizione del pubblico. E ancora, non crediamo che non sapessero che l'altro libro di don Cortesi, "Storia dei fatti di Ghiaie", era facilmente consultabile nella biblioteca del Seminario di Bergamo.

Non si capisce perché Mons. Gaddi non volle consegnare alcuna copia di quei libri a don Italo Duci a meno che la Curia di Bergamo volesse nascondere all'opinione pubblica l'opera delirante di don Luigi Cortesi perché la gente non venisse a conoscenza di certe considerazioni offensive di quel prete verso la Madonna apparsa alla piccola Adelaide, di certe pesanti calunnie scritte contro la bambina e la famiglia Roncalli, di certe ammissioni non certo edificanti per un'anima sacerdotale ...

Si dubita molto che Mons. Gaddi e gli altri vescovi che si sono succeduti a Bergamo, abbiamo veramente e completamente letto con molta attenzione il terzo libro di don Cortesi. Altrimenti sarebbe grave...

3) Il filmato su Ghiaie
Nella lettera, non viene specificato di quale filmato si tratta. Si presume che siano le riprese storiche, girate a Ghiaie di Bonate da Vittorio Villa, alla fine del maggio 1944 durante gli ultimi giorni delle apparizioni. Si sa che Vittorio Villa dovette nascondere per molti anni quelle pellicole perché qualcuno della Curia di Bergamo, con la chiara intenzione di distruggerle, gli aveva chiesto la consegna delle bobine originali. Fortunatamente il filmato del sig. Villa fu reso pubblico dalla Rai, in una trasmissione in cui si parlava delle Apparizioni di Ghiaie di Bonate, e in seguito Padre Rottini ne incluse molte sequenze in due videocassette consacrate proprio alla Regina della Famiglia di Ghiaie di Bonate.


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LETTERA DI MONS GADDI, VESCOVO DI BERGAMO, INDIRIZZATA AL SIG. CORTINOVIS CHE GLI AVEVA INVIATO UN OPUSCOLO SU GHIAIE E UNA PETIZIONE (CHE RACCOGLIEVA 7000 FIRME IN 400 CARTELLE RIUNITE IN UN VOLUME) PERSONE

IL VESCOVO DI BERGAMO

Bergamo 18 Marzo 1974

Egregio sig. Cortinovis,
la ringrazio dell'omaggio fattomi dell'opuscolo da lei composto nel trentesimo anno dalle supposte apparizioni della madonna alle Ghiaie di Bonate, che lessi con molta attenzione.

Consenta che le confessi che non vi ho trovato nulla di nuovo; si tratta di un riordino fatto con molta cura e diligenza di notizie già pubblicate; però di questo suo lavoro e della serenità con cui è condotto mi rallegro con lei.
Rimangono quindi chiare la mia posizione e le direttive conseguenti: il processo non sarà riaperto se non mi saranno dati elementi nuovi, seri e gravi; la proibizione di celebrare la S. Messa alla Cappella delle Ghiaie, di farvi funzioni liturgiche, di venerarvi la statua, l'immagine della madonna connesse con le supposte apparizioni rimane in pieno vigore; la preghiera privata fatta sul posto non può essere da me impedita.

Quanto alle firme, anche indipendentemente dal modo con cui furono raccolte, devo dire che esprimono un desiderio che apprezzo ma che non posso accogliere proprio per la ragione detta sopra.

Con molta cordialità e buoni auguri saluto e ossequio.

+ C. Gaddi vescovo


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COMMENTO
(A cura del prof. Alberto Lombardoni)
Anche i successori di Mons. Gaddi, diedero le stesse risposte:
"Non vi è nulla di nuovo!", "Rimangono le disposizioni dell'allora Mons. Bernareggi"; "Il processo non sarà riaperto se non ci saranno elementi nuovi, seri e gravi..."

Ci piacerebbe sapere che cosa s'intende per "elementi nuovi, seri e gravi..."
Le numerose violenze fisiche e morali subite da Adelaide, il sequestro della bambina, l'offensiva visita alle "pudende" voluta da don Cortesi, gli esperimenti disonesti e sacrilegi eseguiti su di lei, la violazione del segreto istruttorio, la nullità del processo-farsa per le gravissimi irregolarità processuali, la violazione di molti articoli del codice di diritto canonico, l'ingiusta svestizione di suor Adelaide, gli accordi con i nazisti e con il capitano Langer, le numerose guarigioni non considerate, le prove e documenti ignorati o volutamente occultati, le bugie, le calunnie, gli interessi personali, la persecuzione di chi s'interessò dell'Affare Ghiaie, e altro ancora ... non sono di sicuro elementi seri e gravi che richiedono una riapertura del caso?
Sono queste le leggi della Chiesa cattolica? Che il Codice di diritto canonico sia diverso tra Roma e Bergamo?

Crediamo però che non vi sia mai stata e non c'è tuttora la vera volontà di rivedere quel processo perché occorre nascondere i misfatti di don Cortesi e gli altri scandali che butterebbero (come afferma mons. Carozzi in una lettera a Papa Giovanni XXIII) una manata di fango sulla figura dell'allora vescovo mons. Bernareggi.

Meglio infangare una bambina e la sua famiglia ed offendere la "Bella Signora maestosa" apparsa a Ghiaie di Bonate!

Gli elementi per "dimostrare" la realtà delle Apparizioni alle Ghiaie ci sono sempre stati e c'erano già nel 1959 quando il caso avrebbe potuto essere risolto positivamente ma ad una condizione: si doveva salvare don Cortesi. Per questo, lo studioso Achille Ballini (perseguitato per molti anni) avrebbe dovuto cambiare, secondo il volere della Curia, la storia delle Apparizioni di Ghiaie che aveva scritto. Al suo rifiuto di cambiare quella storia per salvare don Cortesi, gli risposero che allora la questione non sarebbe più andata avanti! E così è stato fatto finora!

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LETTERA DI MONS. GADDI AL PARROCO DI GHIAIE DON ITALO DUCI

IL VESCOVO DI BERGAMO

M. R. Signore
Sac Italo Duci
Parroco di Ghiaie di Bonate.
Bergamo, 18 Marzo 1974

M. R. e caro sig. Parroco,
ho ripensato a quello che ella mi disse nel nostro incontro di martedì 12 scorso; ne ho parlato anche con i Vicari episcopali, e le comunico le conclusioni a cui sono giunto e che mi sembrano ragionevoli;

1) Non ci sono ancora state precise trattative a riguardo del ritiro de m. r. Sac. Mazzoleni dalla frazione Busa per una sua diversa sistemazione.
Pare che, rimasto solo e di poca salute, abbia intenzione di ritirarsi alle Ghiaie, presso una sorella. egli fu alle Ghiaie come curato; ma sono passati molti anni da allora; è ammalato di cuore; ama stare ritirato , c'è dunque da ritenere che non le crei nessuna difficoltà. Né pare giusto temere da lui un atteggiamento inopportuno a riguardo della questione delle supposte apparizioni della Madonna.
Ma sono argomenti che saranno ripresi e riconsiderati se e quando sarà necessario.

2) Un certo sig. Cortinovis di Cene, nel trentennio delle supposte, ha pubblicato un opuscolo di un centinaio di pagine; in esso si rifà la storia delle apparizioni; si riproducono articoli di giornali del 1944 e del decennio 1954; si ripubblicano giudizi vari già noti espressi da diverse personalità.
L'opuscolo non è in vendita; è dato in omaggio a quelle persone a cui lo vuole donare l'autore, che ha provveduto anche alle spese di stampa. Consegnandolo a me, l'ha accompagnato con un altro volume nel quale sono raccolte le firme di circa settemila persone che richiedono la riapertura del processo fatto al tempo del compianto Mons. Bernareggi.
Con il sig. Cortinovis, persona molto a modo e per niente affatto esagerata e fanatica, ebbi un lungo colloquio. Gli dissi - e lo pregai di ripeterlo ai suoi amici - che non potrò riaprire il processo se non sarò in presenza di elementi nuovi, seri e gravi; che rimangono in vigore le disposizioni date da Mons. Bernareggi e confermate da Mons. Piazzi e da me; che sono sempre proibite alla Cappella sia la celebrazione della S. Messa; sia ogni formale funzione liturgica, sia l'esposizione dell'immagine del pittore Galizzi; aggiunsi però che non posso né proibire né impedire che persone singole o gruppi di persone si rechino sul posto a pregare la Madonna.

3) nella ricorrenza del trentesimo anno delle supposte apparizioni, tutto ben considerato, mi sembra più opportuno tacere; anche il solo ricordo pubblico del decreto di Mons. Bernareggi sarebbe, senza volerlo un richiamo all'attenzione anche di coloro che hanno dimenticato i fatti o che non ci badano più.
Se ella lo riterrà utile, si potrà esporre un avviso alla porta della chiesa parrocchiale delle Ghiaie; ma di queste tratteremo di presenza.

Non si preoccupi delle critiche che potranno essere mosse per il suo atteggiamento, lodevole e disciplinato come sempre; elle può sempre dire - ed è verità- che segue le direttive ricevute da me, e -se vorrà- potrò anche mandarle una lettera in cui esprimo queste mie direttive da rendere note ai suoi parrocchiani.
Rimanga dunque sereno, e non si agiti prevedendo difficoltà che forse non sorgeranno o non sorgeranno nella misura in cui lei le teme.

Con affetto saluto e benedico.
+ C. Gaddi vescovo


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LETTERA DI MONS GADDI AL PARROCO DI GHIAIE DON ITALO DUCI

IL VESCOVO DI BERGAMO
26 marzo 1974

M. R. e caro sig. Parroco,
ricevo la richiesta fatta da un anonimo perché io venga a celebrare nella cappella delle supposte apparizioni della Madonna o perché almeno consenta di celebrare ai Sacerdoti che verranno.
Una lettera anonima non merita considerazione: mi serve però come occasione per ribadire la proibizione in vigore. Se verranno Sacerdoti dovranno celebrare nella chiesa parrocchiale.
Con ogni cordialità benedico.
+ C. Gaddi Vescovo

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LETTERA DI MONS. GADDI AL PARROCO DI GHIAIE DON ITALO DUCI


IL VESCOVO DI BERGAMO
23 agosto 1975


M. R. e caro sig. Parroco,
quando ha occasione di venire a Bergamo, passi anche da me. Le devo consegnare un calice che ha le destinazione di cui parla la lettera qui acclusa, copia di quella da me mandata alla donatrice.
Con ogni cordialità saluto e benedico
aff.mo
+ C. Gaddi vescovo

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LETTERA ALLEGATA DELLA DONATRICE DEL CALICE

Gent.ma Ester Ghilardi
Via Torchio, 12
CISANO BERGAMASCO

Bergamo, 23 Agosto 1975
Gent.ma Sig.na Ghilardi,
secondo quanto ella mi autorizza a fare a mezzo della sua lettera del giorno 11 agosto corrente, consegno, a mezzo del parroco di Ghiaie di Bonate, il m.r. Sac. Italo Duci, il calice con cui elle, mantenendo una sua promessa, dona alla Madonna delle Ghiaie, come ringraziamento per la grazia ricevuta da una sorella la quale, in un incidente stradale dell'11 febbraio 1975, ebbe prodigiosamente salva la vita, e ottenne una buona ripresa dalle ferite riportate.

Al m. r. Sig. Parroco ho fatto sapere, mandandogli copia di questa lettera, che qualora l'Autorità ecclesiastica diocesana consentisse la celebrazione di SS. Messe nella Cappella che ricorda le cosiddette apparizioni, il calice dovrà passare in dotazione della sacra suppellettile della Cappella stessa.

Quanto alle SS. Messe dichiaro che provvederò personalmente o a mezzo di qualche sacerdote povero alla celebrazione secondo l'offerta corrente nella diocesi.

Con ogni augurio, anche per la sorella, ringrazio, saluto e di cuore benedico.

+ C. Gaddi Vescovo

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COMMENTO
(A cura del prof. Alberto Lombardoni)
Chissà che fine avrà fatto quel calice e chissà se l'attuale parroco di Ghiaie è al corrente delle disposizioni di Mons. Gaddi che scrisse: "qualora l'Autorità ecclesiastica diocesana consentisse la celebrazione di SS. Messe nella Cappella che ricorda le cosiddette apparizioni, il calice dovrà passare in dotazione della sacra suppellettile della Cappella stessa".

Inoltre non si riesce a capire perché l'attuale Parroco di Ghiaie si ostini ancora a definire "Santella" l'edificio costruito sul luogo delle Apparizioni del maggio 1944 dove centinaia di migliaia di persone si recano a pregare la Regina della Famiglia, quando Mons. Gaddi, vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977, ha sempre apertamente definito "Cappella delle cosiddette apparizioni" quell'edificio.

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LETTERA DI MONS. GADDI ALLO STUDIOSO LUIGI STAMBAZZI


Mons. CLEMENTE GADDI

Bergamo, 26 sett.bre 1981

Egregio Sig. Stambazzi,

sarò telegrafico e seguirò nella risposta alla sua lettera dell'11 corr. le sue affermazioni.
La ringrazio per gli auguri per una risposta mia in buona salute.

Se S. E. Mons. vescovo riterrà opportuno chiedere il mio consiglio sull'argomento di Ghiaie di Bonate glielo darò secondo scienza e coscienza; al riguardo però non prenderò alcuna iniziativa.

Venuto a Bergamo lessi quanto mi fu possibile ciò che era stato scritto da favorevoli e da oppositori sulle presunte apparizioni di Bonate per soddisfare una mia ovvia curiosità e non già per riprendere in mano la questione che in quel momento dovevo giudicare conclusa.

Non mi è quindi mai occorso di chiedere consigli né a Mons. Magoni né al prof. Cortesi; né mi permetterei di pensare che i due miei predecessori Mons. Piazzi e Mons. Oggioni abbiano agito per opportunismo. Ella lo afferma e ne avrà le prove che mancano a me.

Le spiegazioni a lei date - confuse e meschine - da don Cortesi e il giudizio di Mons. Berta né mi riguardano né mi interessano.

La saluto con ogni ossequio.

+ C. Gaddi

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COMMENTO
(A cura di Luigi Stambazzi)
"Avevo inviato a Mons. Gaddi alcuni brani dei libri di D. Cortesi e lo avevo invitato a ben consigliare il vescovo attuale sulle Ghiaie qualora egli gli chiedesse consiglio sull'argomento.
Gli avevo anche detto di aver parlato con Don Cortesi ma che le sue spiegazioni "confuse e meschine" non mi convinsero e che Mons. Berta (l'allora segretario di Mons. Bernareggi) mi aveva detto che scrisse "menzogne", specie quella sulla Madonna "scacciata" da Bernareggi.

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LE MIE CONVINZIONI ME LE TENGO PER ME
Lo studioso Luigi Stambazzi inviò a Mons. Gaddi, che fu vescovo di Bergamo, il 1° gennaio 1984, la copia della pagina della relazione di Mons. Magoni sulle guarigioni non esaminate e gli chiese un suo parere. Il Vescovo rispose in data 4 gennaio 1984.

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Pagina della relazione di Monsignor Magoni, inviata da Sig. Luigi Stambazzi.

Mons. Magoni, ex Cancelliere, che fu membro della Commissione e del Tribunale nel 1947 scrisse nella sua relazione (riportata a pag. 423, del libro "Adriano Bernareggi - Vescovo") quanto segue:

"Comunque, per l'esame dei fatti delle Ghiaie, il Vescovo, in data 28 ottobre 1944, si ritenne in dovere di costituire una commissione di teologi, scegliendoli non solo tra il clero bergamasco ma anche di Milano e di Brescia, e volle includervi anche un difensore delle asserite apparizioni nella persona di Mons. Angelo Bramini della Diocesi di Lodi, mentre nominò segretario della commissione il sottoscritto. La Commissione lavorò intensamente e a lungo ma senza che il vescovo interferisse in alcun modo, lasciando alla stessa la piena libertà di agire come meglio credeva; soltanto desiderò e propose che essa si tenesse in continuo rapporto con l'Assessore della S. Congregazione del S. Ufficio, l'attuale Card. Alfredo Ottaviani della S. Congregazione del S. Ufficio che, quando la Commissione venne alla conclusione che non risultava comprovata la realtà delle asserite apparizioni, essendo stato richiesto se convenisse esaminare alcune guarigioni non ordinarie che si dicevano avvenute durante le stesse, rispose che tale esame, se le apparizioni non risultavano sufficientemente provate, era inutile, suggerendo però insieme una clausola concernente le dette guarigioni, da aggiungersi al giudizio definitivo della Commissione. E fu così che nel relativo decreto, emesso dal Vescovo in data 30 aprile 1948, mentre si dichiarava che "non constava della realtà delle apparizioni e rivelazioni della B.V. Maria alla bambina Adelaide Roncalli nel maggio 1944", fu aggiunto che "tuttavia non si escludeva che la Madonna, invocata fiduciosamente da quanti in buona fede la ritenevano apparsa, potesse aver concesso grazie speciali e non ordinarie guarigioni, premiando in tal modo la devozione verso di lei".

Fonte: "Adriano Bernareggi - Vescovo", edito dal Seminario di Bergamo nel 1979, pag. 423.

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LETTERA DI RISPOSTA DI MONS. CLEMENTE GADDI AL SIG. LUIGI STAMBAZZI


Bergamo, 4 gennaio 1984

Egregio Sig. Stambazzi,
non riesco a comprendere le ragioni che l'hanno indotto a mandarmi la sua lettera del primo gennaio scorso. Perché se ella pensa o spera o desidera operare perché la Chiesa ritorni sulla decisione da una sua Congregazione o dal rappresentante di una sua Congregazione a riguardo dei fatti di Bonate, la domanda necessaria non deve essere rivolta a me, che fui vescovo di Bergamo dal novembre 1963 al luglio 1977, ma a S. E. Mons. Giulio Oggioni, che è attualmente vescovo della diocesi.

A quanti mi scrissero, e furono molti, sulla questione di Bonate allora, risposi sempre, come era doveroso: attualmente non ho nulla da dire a nessuno.

Mi sono fatto sul problema le mie convinzioni e me le tengo per me: pronto a esporle all'Autorità ecclesiastica competente, se mi saranno richieste.

Alla sua domanda: "è possibile che la Chiesa ritorni su di una sua decisione? Le rispondo che, se si tratta di una decisione non infallibile, come nel nostro caso, è possibilissimo. Ma perché sia riveduta una decisione occorre che siano presentate delle ragioni. Chi non trova giusto il consiglio dato alla Commissione teologica di allora può reclamare, se lo crede opportuno, presso l'attuale Congregazione per la fede, allora Congregazione del S. Ufficio.

Le sono con stima dev.mo.
+ Clemente Gaddi

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LETTERA DI MONS. GADDI A DON GIOVANNI BONANOMI


MONS. CLEMENTE GADDI
Via Salvatore, 9
Bergamo


Bergamo, 16 novembre 1984

Molto Rev.do e caro sig. Prevosto don Bonanomi,

premetto che, a causa della sua opinione sul "caso di Bonate", non è certo mutato il mio apprezzamento per la sua esperienza in affari e per la sua attività pastorale: saremmo davvero poveri uomini se la divergenza nel giudicare eventi discutibili togliesse o diminuisse o anche soltanto incrinasse i nostri sentimenti di stima, di amicizia, di affetto.

Premetto anche che non sono comparabili i due "casi": quello di Siracusa e quello di Bonate. Nel primo non ci furono né apparizioni né parole, ma lacrime che furono vedute, raccolte, esaminate; nel secondo ci furono solo apparizioni asserite e ripetute. Da una parte si ebbero le asserzioni della veggente, le folle, molte pubblicazioni, le posizioni favorevoli; dall'altra lo studio della commissione teologica che aveva esaminato tutto ciò e che aveva concluso con il "non contat": autorevole ma non infallibile.

Per passare al "constat" occorrevano altri elementi: in concreto un fatto miracoloso accertato. Quello di Sr Sala di cui scrive don Goggi nel suo volume "Un segno per credere" a p. 140 e sg., non è certo probatorio. La sala era certo ammalata; per lei era in corso la pratica dell'invalidità che tardava a concludersi e che finalmente arrivò. Il dott. Sea, medico curante della sala era convinto che la pensione avesse servito alla guarigione dell'ammalata più che la visita a Bonate: tutto qui. Libero il prof. cazzamalli di pensarla diversamente dal dott. Stea, come è logico; ma proprio il diverso giudizio dei due competenti, ognuno nel proprio settore, toglie molto valore probativo al fatto, se non lo elimina del tutto.

L'assicuro di aver letto attentamente lo scritto di P. Mason S, J. e di essere rimasto deluso. Non fa che ripetere cose risapute.

Il caso è dunque definitivamente chiuso? non credo, ma ritengo non ancora venuta l'ora per riprenderlo; e sembra che sia questo il pensiero di Mons. Vescovo. Ci raranno fatti nuovi? Si troveranno ragioni valide per riprendere in esame tutta la questione? Chi dovrà o potrà fare la domanda necessaria alla Sacra Congregazione? Se la Madonna vorrà e se ciò sarà per il bene della Chiesa potrà chiedere al suo Figlio il segno che sembra necessario. E se questo giungerà tutti ne saremo contenti: quelli che hanno creduto alle apparizioni, senza per questo essere dei visionari e quelli che non hanno creduto, senza per questo essere scettici, essendo tutti figli amanti di Maria, madre comune a tutti noi.
Preghi per me e mi creda suo aff.mo.

+ C. Gaddi

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COMMENTO
(A cura di don Giovanni Bonanomi)


Commento alla lettera di mons. Gaddi del 16/11/84

1) "Non sono comparabili i due casi "casi": quello si Siracusa e quello di Bonate".
Risposta: anche le apparizioni di Lourdes e di Fatima furono "asserite e ripetute" allo stesso modo che a Ghiaie e cioè sulla parola dei veggenti e di quanti cedettero a loro, contrariamente agli oppositori. Ha tuttavia ben ragione mons. Gaddi nel distinguere i due casi. Poiché la Chiesa non riconosce soltanto il fatto soprannaturale a patto che ci siano lacrime "vedute, raccolte ed esaminate", ma considera anche altri elementi (miracoli, prodigi, messaggi, ecc.), questo primo punto non pregiudica per nulla le asserite apparizioni di Ghiaie che non risultano né vere né false paragonate alle autentiche lacrimazioni di Siracusa.

2) "Non constat": autorevole, ma non infallibile".
Risposta: non infallibile, senz'altro, una Commissione teologica.. quanto all'"autorevole" occorre distinguere: autorevole come titolo? Senz'altro. Autorevole relativamente allo specifico verdetto sui fatti di Ghiaie? Punctum dolens se sono autentici i documenti saltati fuori a riguardo di quella Commissione teologica. Es.: è proprio vero che non fu influenzata previamente dagli scritti di don Cortesi quando egli stesso, contraddicendosi, scrive che li ha consegnati a membri della Commissione che egli, poi, dice di non aver influenzato? E' proprio bugiardo e ingannato don Vitali di cui, in proposito, ci sono due lettere autografe che accusano don Cortesi? E' proprio vero che "non è successo nulla" in seno alla stessa Commissione quanto a dirittura di procedimento? Nessuno dei membri si è ritirato per questo? ESISTE UNA LETTERA AUTOGRAFA DI UN MEMBRO, DI QUELLA COMMISSIONE, BEN CHIARA IN PROPOSITO. TALE LETTERA È BEN CUSTODITA E, SE DEL CASO, PRIMA PUBBLICATA E POI CONSEGNATA ALL'AUTORITÀ COMPETENTE, SE RICHIESTA. QUI NON SI PRECISA SE QUEL MEMBRO È TUTTORA VIVENTE O DEFUNTO PER OVVIE RAGIONI. PER ORA NON VERRÀ PUBBLICATA PER LASCIARE CHE LE COSE VADANO AVANTI PER ALTRA VIA, PIÙ DIGNITOSA.
È vero che Adelaide Roncalli (anni nove) fu fatta giurare in Tribunale di dire la verità e che, dopo aver confermato le sue visioni, fu nuovamente interrogata in separata sede da un membro dello stesso tribunale, da sola a solo, e che in conseguenza di questo nuovo interrogatorio la veggente ha nuovamente negato ciò che poco prima aveva ammesso davanti a tutti i membri?
Quale autorità (non infallibilità) si può accordare, dunque, al "Non constat"?

3) "Un fatto miracoloso accertato".
Risposta: lo stesso "Atto vescovile" del non constat recita che a Ghiaie la Madonna in premio alla fede, può aver concesso grazie e miracoli, ma mons. Magoni scrive che certi pretesi "miracoli" particolari non furono presi in considerazione dopo aver chiesto il parere al card. Ottaviani che non ha esaminato questi "casi" come non lo furono a Bergamo. Sulla guarigione di Anna Sala non è valsa la dichiarazione del prof. Cazzamalli secondo cui la malata non è guarita grazie alla pensione ricevuta? O è valsa quella del dott Stea? O entrambe sono bastate (benché contraddicenti tra loro) a non considerare il "caso"? Insomma si sono esaminati i pretesi miracoli? Cosa dicono gli "Atti" della Commissione? Si possono esaminare?

4) "Lo scritto di P. Mason non fa che ripetere cose risapute".
Risposta: esatto. E' ciò delude?

5) "Il caso non è definitivamente chiuso".
Risposta: perché, dopo 40 anni? Si attende forse che passino a miglior vita i principali protagonisti dell'affare Ghiaie? Se sì, perché? Perché l'attuale vescovo ritiene che non sia venuta l'ora di riprenderlo?
Si attendono fatti nuovi per riesaminare quelli vecchi? Ma quelli vecchi come mai hanno prodotto l'"affare Ghiaie"? Se fatti nuovi non ne verranno fuori, quelli vecchi non verranno rivisti? Basterà la sentenza "non definitiva", "autorevole, ma non infallibile" della Commissione teologica di cui scrive un membro della stessa, come si dice più sopra?
"Può intervenire la Madonna, se vuole". Ma non vorrà di certo perché non si lascia ricattare dai nostri poveri sgattaiolamenti.

L'ECCESSO DI PRUDENZA CON CUI SI PORTA AVANTI L'"AFFARE GHIAIE" MALGRADO GRAVI E NUMEROSI DOCUMENTI CHE SONO STATI RESI NOTI IN VARIE E NON RACCOMANDABILI PUBBLICAZIONI (LA POLEMICA PERSONALE È CONTRO LA CARITÀ) È ORMAI CHIARAMENTE IMPRUDENTE PERCHÉ LASCIA SOSPETTARE CHE SI VOGLIA SALVARE LA FACCIA. Meglio dimostrare, dopo 40 anni, che le presunte Apparizioni di Ghiaie sono false piuttosto che far sospettare il peggio con un procrastinare che stupisce specialmente coloro che - convinti che la Chiesa è Madre e maestra di verità - vogliono crederle attraverso una definitiva, documentata sua risposta su questo "affare". Qualunque sia la risposta.
Don Giovanni Bonanomi

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LETTERA DI DON GIOVANNI BONANOMI A MONS. CLEMENTE GADDI dopo la rincresciosa "battuta" di Mons. Gaddi all'Assemblea del clero del 26/08/1984 nella quale il vescovo dichiarò che l'unica guarigione riscontrata fu quella di Sr Anna Maria Sala il giorno che ricevette il libretto della pensione d'invalidità.

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14-3-1985

Eccellenza Reverendissima,

la sua puntuale e cordiale risposta alla mia del 10-11-1984 non mi ha molto soddisfatto e poiché il suo intervento, pure breve, all'assemblea del clero del 26-9-1984, ha prodotto lo stesso effetto di una bomba dirompente che ha suscitato ilarità in molti presenti giovani e totalmente all'oscuro degli avvenimenti del 1944, mentre ha fortemente indignato i pur numerosi favorevoli alla reale apparizione della Madonna delle Ghiaie, ho creduto opportuno indagare sul miracolo avvenuto a Suor Anna Maria sala, ottenendone l'allegata dichiarazione.
Dopo un'attenta lettura della relazione di suor Maria Sala, credo che questo miracolo non possa essere liquidato con una battuta spiritosa, ma debba essere preso in seria considerazione.

Se la Commissione giudicante le apparizioni delle Ghiaie, ha usato questo metodo per liquidare tutti i miracoli presentati da esaminare, ho fondati motivi di credere che una revisione del processo, non sia fuori posto.

Lei afferma che non ha autorità di fare qualcosa. Ammetto che giuridicamente ciò sia vero. Però per la stima che gode presso l'attuale Ordinario e presso la Curia, un Suo intervento, avrebbe un peso almeno pari a quello prodotto con una semplice battuta all'assemblea del clero.

Sento un certo tremolio a scriverle queste cose, io uno degli ultimi sacerdoti della Diocesi, ma la vita che la Madonna delle Ghiaie mi ha risparmiato nel rastrellamento del 14 luglio 1944 e l'attualità del messaggio delle Ghiaie sulla famiglia, mi spingono, dopo molte settimane di incertezza a mandarle la presente lettera.

Lei Eccellenza vedo che studia ed è ancora assai attivo. Dopo 40 anni, con serenità rivediamo quei fatti senza attendere un nuovo miracolo o una nuova apparizione, che dato il clima creato da alcuni oppositori, non sarebbe stato accettato come i segni richiesti a Gesù dai suoi concittadini.

Non so cosa si diranno in Paradiso Mons. Piccardi, Monsignor Battaglia, Monsignor Bonomelli, Don Vigano con Monsignor Cortesi, così incoerente e contraddittorio sull'episodio delle Ghiaie nonostante la Sua ricca intelligenza e il Suo molto sapere.
Quello che so è che stanno scomparendo tutti quei sacerdoti che hanno fatti validi da presentare in favore delle apparizioni e che non è cosa molto onorevole per Bergamo...
(Manca la seconda pagina di questa lettera)
Don Giovanni Bonanomi

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RISPOSTA DI MONS GADDI ALLA LETTERA DI DON GIOVANNI BONANOMI

Bergamo, 19 marzo 1985

Molto Rev.do e caro don Bonanomi,
può pensare con quale interesse e attenzione abbia letto la lunga e minuta relazione della guarigione ottenuta da Sr. Anna Maria Sala di Mandello del Lario che ella mi fa avere per raccomandata.

Oltre all'argomento in sé assai interessante, la narrazione è per me degna di lettura per le molte persone che vi sono come passate in rassegna: non tanto la Suora che scrive e con la quale penso di non aver mai avuto occasione di incontrarmi personalmente, ma il prof. Leopoldo Rossi, defunto; il dott. Elio Volterra, ancora vivente; la signora Matilde Carcano, defunta; penso anche quella signorima Mariuccia e il fratello con il braccio paralizzato, che sono di Somana; oltre, naturalmente, il dott. Franco Stea, pure defunto. Proprio da questi seppi direttamente quanto ebbi occasione di dire all'adunanza: ne ricordo esattamente le parole; rammento il luogo dove me lo disse; sono pure certo della presenza di un sacerdote testimone della nostra conversazione, ma che ora non è più.
A questo punto cosa devo dire?

a) che non posso rinnegare, quanto mi disse il dott. Stea. Posso al più riconoscere, senza che ne abbia la prova, che, sia pure non avendone alcun interesse, abbia esagerato nella sua affermazione;

b) che è ancora vivente il dott. Volterra, del quale sono amico, e che mi riprometto di interrogare sull'argomento quando lo incontrerò nelle prossime vacanze;

c) che non ho ragioni per mettere in dubbio la soggettiva verità della relazione di Sr Anna Maria Sala;

d) che non ho l'autorità come non ho gli elementi necessari per giudicare tanto la natura del fatto quanto e soprattutto la soprannaturalità.

E che cosa devo fare?
Premesso che la stima che godo presso l'attuale Ordinario diocesano e presso la Curia non la conosco; e se ne godo non è certo dovuto a merito mio ma alla bontà degli altri, le dirò:

a) che siccome penso di essere un galantuomo e rispetto in modo assoluto i diritti della verità, pur non negando quello che dissi pubblicamente, se mi sarà offerta l'occasione o l'opportunità, ancora pubblicamente manifesterò quel che di nuovo apprendo dalla relazione che le restituisco;

b) che per evidenti ragioni non prenderò l'iniziativa per la revisione del cosiddetto processo;

c) che chi ritiene opportuna o necessaria tale revisione sa bene a chi rivolgersi, eventualmente allegando alla domanda la stessa relazione data in lettura a me.

mi pare di essere stato esauriente; la benedico e con gli auguri per la prossima Pasqua, le porgo le mie cordialità.
Aff.mo
+ Gaddi

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LETTERA DI MONS. CLEMENTE GADDI AL SIG. LUIGI STAMBAZZI
che anche lui aveva scritto al vescovo in merito alla guarigione di Sr Anna Maria Sala.


Bergamo, 3 febbraio 1986

Gent.mo sig. Stambazzi,

La ringrazio per quanto mi manda riguardante la compianta Sr. Anna Sala. Seppi della sua morte, avvenuta in Sardegna nei mesi estivi 1985 da un manifesto che invitava i fedeli che l'avevano conosciuta a una S. Messa celebrata in suo suffragio.

Non entro nella questione circa l'autenticità delle presunte apparizioni di Bonate, né in quella della realtà dei presunti miracoli, né nella predicazione sulle vocazioni fatta da S. E. Mons. Vescovo.

Della defunta e compianta Sr Anna Sala ebbi modo di leggere un lungo e minuto racconto della sua guarigione; espressi il mio giudizio a chi me lo aveva mandato e nulla più.
Faccio mie le nobili affermazioni della fondatrice delle suore Confezioniste, Sr Caterina Roncalli, sorella della presunta veggente Adelaide: "lascio il giudizio alla competente autorità ecclesiastica, a cui mi rimetto con doverosa obbedienza".
Le sono, con stima, dev.mo

+ C. Gaddi


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NUOVA LETTERA DI DON GIOVANNI BONANOMI A MONS. GADDI

Bergamo 15/08/1987

Eccellenza Reverendissima,

Dopo il nostro incontro del 07/02/1987 avvenuto su richiesta di Vostra Eccellenza per la mia lettera al Card. Joseph Ratzinger, non ho più mandato i promessi documenti perché attendevo un'occasione propizia.
All'incontro con Vostra Eccellenza non ero preparato perché pensavo che m'avesse chiamato per darmi un'abbondante offerta per il rifacimento del tetto della Chiesa e quindi sono stato colto all'improvviso e non ho presentato le mie ragioni con ordine come posso fare ora.
Per prima cosa, ho avuto conferma che non era vero quanto affermato da un cancelliere della Curia che il Card. Ottaviani non aveva accettato l'autenticità delle apparizioni, ma invece esse hanno avuto preconcetti e faziosi oppositori nella Curia e in alcuni sacerdoti bergamaschi.
Per tutti valga l'esempio del Parroco di Presezzo con il suo libello indirizzato a Don Cortesi e alla Commissione.
Non ho mai letto nessun documento così fazioso, calunnioso, infarcito di inesattezze e di livore verso Don Vitali Parroco delle Ghiaie.
È risaputo quanto questo documento sia stato determinante a suggerire alla Commissione un'eccessivo pronunciamento prudenziale nel timore di dividere il Clero su questa questione.
Si fa presto a dire che la Commissione era composta da degnissimi Sacerdoti, ma di fronte a certe opposizioni, la prudenza diventa necessaria. Comunque sappiamo che vari membri della Commissione erano favorevoli alle apparizioni.
Basti per tutti ricordare Mons. Benedetti Vescovo di Lodi e Mons. Tomasoni di Brescia con il quale ho avuto piacere di parlare assieme.
A Fatima hanno impiegato più di dieci anni prima di emettere un documento, qui in pochi mesi, con pochissime sedute, sotto l'influsso di chi aveva psicologicamente preparata la ragazza a rispondere in un modo, pena il peccato, si è liquidato un'apparizione che ha avuto messaggi che appaiono sempre attuali sulla famiglia e sulle sorti della cristianità.
Se penso poi ad un Vescovo che in pubblica assemblea di Sacerdoti, sbotta fuori con una frase ad effetto, che poi dietro mia precisa documentazione deve smentire per scritto con la seguente dichiarazione:
" ...a) Non ho ragioni per mettere in dubbio la soggettiva verità sulla relazione di Suor M. Anna Sala .......
... b) Se mi sarà offerta l'occasione, o l'opportunità, ancora pubblicamente manifesterò quel che di nuovo apprendo dalla sua relazione..."
Lei capisce che non tutto è oro colato quanto è stato detto contro queste apparizioni.
Per tornare al fatto di Suor M. Anna Sala, nell'allegato documento risulta che essa per una caduta in un fosso durante l'oscuramento, aveva avuto un trauma cranico chiuso, inguaribile da qualunque forma umana come da dichiarazione medica.
In seguito all'improvvisa guarigione alle Ghiaie il 31/05/1944 la medesima Sala, ha fatto voto di consacrarsi al Signore entrando in un istituto religioso. È stata poi in Missione 10 anni lavorando con zelo e impegno e per 20 in un ospedale a Sassari.
Come si può credere alla serietà con cui è stata esaminata la questione delle Ghiaie, di fronte a questi atteggiamenti?
Nella stessa Assemblea e stato affermato che questo è l'unico miracolo che si conosca.
Io conosco invece decine di altri miracoli ugualmente clamorosi e non esaminati dalla Commissione e come quello della Sala, liquidati con una spiritosa battuta di un medico che non aveva nemmeno in cura l'ammalata poi miracolosamente guarita, non per la notizia della pensione ottenuta perché l'aveva già da un anno al momento del miracolo, ma per grazia particolare.
A Medjugorje, dopo la sentenza negativa del Vescovo di Monstar, è stata costituita una nuova e più allargata Commissione.
Il chiedere una nuova revisione del processo, oppure dare ad alcuni Sacerdoti, convinti assertori delle reali apparizioni, la possibilità di vedere gli atti del processo in modo che siano rese di pubblica ragione le motivazioni della sentenza negativa, come si fa in tutti i processi del mondo, non è fuori luogo, tanto più che Lei Eccellenza mi ha affermato che non ha neppure voluto guardare questo processo, fidandosi ciecamente della serietà della Commissione.
Ho avvicinato nei passati giorni una Suora che e stata Superiora di Adelaide quando era nel loro convento. Ha dichiarato che Adelaide e sempre stata sincera, umile, semplice e sempre ha confermato le reali apparizioni della Madonna. Proprio recentemente ho avuto occasione di avvicinare Adelaide Roncalli.
Quanta serenità di spirito ha dimostrato! Ecco alcune affermazioni:
"Io ero indegna dì quelle apparizioni ed ero il soggetto meno adatto. Se la Madonna ha voluto così, pazienza, le vie del Signore noi non riusciamo a conoscerle. Non ho nessun rancore con nessuno se i Superiori Ecclesiastici non vogliono riconoscere le apparizioni, si vede che c'è qualche piano di Dio a noi non noto. Non desidero incontrarmi con la gente perché fa inutili domande. Ho scelto la via del matrimonio, oltre che per consiglio del mio Direttore spirituale, anche perché tutti gli Istituti Religiosi dove desideravo entrare, mi respingevano per volontà della Curia di Bergamo. Questa scelta è avvenuta anche per non essere più infastidita da nessuno ed avere chi mi offrisse una certa tranquillità e difesa dai continui curiosi. Sono però contenta della mia famiglia che cerco di guidare nel migliore dei modi..."

Dopo più di un'ora di conversazione, ho avuto l'impressione di trovarmi davanti un'anima veramente di Dio, serena, obbediente, umile, piena di fede e di certezza che quando la Madonna vorrà, farà conoscere i Suoi piani, e le cose verranno capite e accettate da tutti. Non ha nessun rancore con nessuno dice:
"Ognuno ha fatto la parte che credeva buona".
Però è convinta più che mai delle reali apparizioni; è felice ogni volta che può ritornare, quando non c'è gente al luogo delle apparizioni ed è fedele alle sue pratiche di pietà ogni giorno, anche quando è oberata dal lavoro. Mantiene un suo direttore spirituale ed è ossequiente all'Autorità Ecclesiastica. Tra noi sacerdoti della diocesi, siamo in molti convinti sostenitori, ancora viventi: Don Duci ex Curato e ex Parroco delle Ghiaie, finalmente libero, continua a sostenere le reali apparizioni.
Solo la timidezza del suo carattere e il senso esasperato di obbedienza, gli ha impedito di prendere iniziative prima. Tra i viventi potrei citare i nomi di una quarantina di sacerdoti tra cui Mons. Milesi, Don Pellegrinelli, Mons. Quadri ecc. ecc.
Mons. Berta tempo fa da me incontrato era fortemente meravigliato di non essere mai stato interpellato sulla reale posizione di Mons. Bernareggi che sapeva persuaso delle reali apparizioni, ma condizionato da persone a cui aveva affidato la questione.
Non parlo dei Defunti: Card. Schuster, Padre Gemelli, Mons. Battaglia (non dimenticherò mai la sua frase dettami: "Cosa aspettate voi sacerdoti di Bergamo a portare avanti la questione delle Ghiaie?" - Don Víganò, Mons. Piccardi ecc. ecc.

Da tutto ciò risulta chiara la mia attuale documentata risposta a quanto Le dissi il 7 febbraio nel colloquio da Lei sollecitato e da me non previsto e non preparato.
Ora mi chiedo: dovremo ancora a lungo attendere che si rifaccia il processo?
È possibile avere almeno alcune spiegazioni credibili, chiare, specificate con precisione come ho fatto io nella mia lettera? Se si vuol negare la realtà di queste apparizioni si smetta di dire: "La Commissione era composta da persone serie, don Cortesi era persona onesta, non ci sono fatti nuovi..."

Noi sacerdoti convinti delle reali apparizioni della Madonna, non abbiamo mai sentite le motivazioni chiare del pronunciamento dell'Autorità Ecclesiastica. I nostri parrocchiani esigono da noi non il semplice: "Non constat", ma anche per questo e per quest'altro motivo.
Personalmente so di non essere un fanatico illuso, ho coscienza d'aver una certa perspicacia negli affari e se insisto su questo, che è stato definito "Affare delle Ghiaie", è perché son convinto che se sarà positivamente risolto, esso sarà tesoro prezioso, apportatore di tanto bene nel secolarizzato mondo odierno, fonte di nuovo onore alla Madonna nell'anno Mariano, centro di fervente spiritualità come sono i santuari del mondo intero.

Questo poi per l'attualità dei messaggi che ha dato sulla famiglia, può diventare un attivissimo Santuario di incontro e di ricomposizione dell'unità e della santificazione della famiglia. Sono convinto che la gente ha bisogno di qualcosa di visibile per capire meglio la Volontà Divina.
Mi sono permesso di scrivere questa lunga lettera che spero venga posta agli atti nelle documentazioni delle Ghiaie, perché sento troppo dentro di me la giustizia e l'urgenza di questa iniziativa per rassegarmi al suo affossamento e perché in un domani, forse non troppo lontano, si possa vedere quanto pensavano e scrivevano alcuni sacerdoti.
Fino ad oggi, non ho mai incontrato un oppositore delle apparizioni, che abbia detto una sola chiara, documentata ragione se non gli scritto contradditori di Don Cortesi e il sopraccitato infamante libello del Parroco di Presezzo.
Attendo quindi, dopo la sua ripresa salute per la quale ho fervorosamente pregato alle Ghiaie, una esauriente risposta, scusandomi del tono forse un po' polemico a cui sto anch'io abituandomi, perché ogni giorno i miei parrocchiani, specialmente i più giovani lo usano verso di me quando hanno qualcosa che a loro non pare chiaro.
Devotissimo
(Don Giovanni Bonanomi)

Allegato:
1) Dichiarazione di Suor M. Anna Sala.
2) Certificato del Prof. Ferdinado Cazzamalli.
3) lettera recente della Sig.ra Adealide Roncalli che conferma quanto da me affermato sulla serenità di spirito di questa Signora.


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COMMENTO
Alcune specificazioni:
Era stato il Vescovo mons. Gaddi ad affermare in una pubblica Assemblea di sacerdoti, che l'unico miracolo avvenuto a Ghiaie era quello di Suor Sala, il giorno che aveva ricevuto il libretto della pensione. Mons. Gaddi dimostrava, con quell'infelice ed inopportuno intervento, di non conoscere assolutamente l'incartamento "Caso Ghiaie".

Mons. Berta era stato il segretario di mons. Bernareggi.

Il parroco di Presezzo che scrisse quel libello su don Cesare Vitale era don Luigi Locatelli.


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LETTERA DI MONS CLEMENTE GADDI ALLA SCRITTRICE SIG.NA ERMENEGILDA POLI che la sprona a portare a termine il suo lavoro sulle Apparizioni di Ghiaie di Bonate.


Somana di Mandello del Lario
13 agosto 1987

Gent.ma signorina Poli,
sono molto spiacente dei suoi crucci e delle sue croci. Mando una cordiale benedizione alle sue sorelle ammalate e prego per loro, come prego per lei.
Mi auguro che ella possa portare a termine il suo lavoro su Bonate. sarò lieto di leggere il dattiloscritto, prima che venga dato alle stampe.

La prossima Beata Morosini, per la quale ha tanto lavorato la protegga. E nella sua memoria le porgo il mio augurale saluto.

Dev.mo
+ C. Gaddi

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QUANTO ELLA SCRIVE SU GHIAIE VA TUTTO BENE!

LETTERA SCRITTA DA MONS CLEMENTE GADDI (vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977) ALLA SIG.NA POLI, IL 13/08/1987 SOLLECITANDOLA A PORTARE A TERMINE IL LAVORO SULLE APPARIZIONI DI GHIAIE DI BONATE

Somana di Mandello del Lario
13 agosto 1987

Gent.ma signorina Poli,
sono molto spiacente dei suoi curcci e delle sue croci. mando una cordiale benedizione alle sue sorelle ammalate e prego per loro, come prego per lei.
Mi auguro che ella possa portare a termine il suo lavoro su Bonate. Sarò lieto di leggere il dattiloscritto, prima che venga dato alle stampe.

La prossima Beata Morosini, per la quale ha tanto lavorato la protegga. E nella sua memoria le porgo il mio augurale saluto.

Dev.mo
+ C. Gaddi

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LETTERA SCRITTA DA MONS CLEMENTE GADDI (vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977) ALLA SIG.NA POLI, IL 20/09/1987

Bergamo, 20 settembre 1987

Gent.ma signorina Poli,
il parere dell'anonimo Monsignore di Bergamo di cui si è parlato ieri mattina è questo: "Quanto ella scrive va tutto bene. Mi sembra degno di molta riflessione ciò che dice nei capitoli 13° e 14° a proposito della guarigione "miracolosa" della signora Bianca Cignolini; ed è nuovo e originale l'ultimo capitolo dove sono raccolte molte semplici preghiere scelte fra le migliaia di bigliettini lasciate a Bonate da anonimi devoti della Madonna".
Ancora rallegramenti e voti benedicenti augurali.
Dev.mo
+ C. Gaddi

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NOTA IN MEMORIA di mons. Clemente Gaddi ? Vescovo di Bergamo
nato il 23/12/1901 - morto il 07/11/1993
Vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977

Ora che mons. Clemente Gaddi nostro amato Vescovo è morto, posso manifestare che fu Lui stesso, nel marzo 1986, a incoraggiarmi affinché scrivessi un libro in difesa del def. mons. Luigi Cortesi, a un anno dalla morte.

Era da poco uscito il mio libro "Pierina Morosini testimone di Cristo" quando mi recai a far visita a mons. Clemente Gaddi per portargli alcune copie omaggio della nuova pubblicazione, e per ringraziarlo della sua bella prefazione che dava prestigio al mio lavoro.

Mi accolse molto paternamente e quasi cordialmente, tanto che a un certo punto del colloquio osai chiedergli un consiglio: "Visto il successo del mio modo di scrivere, vorrei tentare di comporre un opuscolo in difesa del def. mons. Luigi Cortesi; come sorella di un sacerdote, io vorrei esprimere la mia comprensione verso di lui. Per questo avrei pensato di puntare su quattro motivi". Mons. Gaddi mi guardò con interesse e mi invitò a continuare.

lo ripresi: "Primo, bisogna concedergli l'attenuante della buona fede sul fatto che fece firmare il no alla piccola Adelaide, perciò non lo si può giudicare.
Secondo, nessuno poteva impedirgli di fare una libera ricerca sull'argomento dei fatti di Ghiaie. I suoi appunti di cronaca divennero importanti note di storia, stampata.
Terzo, dobbiamo a mons. Cortesi la bella descrizione della Madonna apparsa, perché lui stesso l'aveva appresa interrogando la bambina.
Quarto, mons. Cortesi, nell'articolo di chiusura al suo libro "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" (S.E.S.A. Bergamo 1945) tra l'altro scrisse la seguente frase: "Alla Vergine Maria, al mio venerato Vescovo e a tutti coloro che s'interessano ai fatti di Ghiaie, umilmente chiedo venia per tutto quello che feci e non dovevo fare..." vedasi pag. 230.

Mons. Gaddi m'aveva ascoltato attentamente, e si mostrò soddisfatto quando gli dissi che avrei sottoposto alla sua approvazione il dattiloscritto del mio lavoro, prima di passarlo alla tipografia. Egli accettò, però mi disse bonariamente: "Non mi chieda la prefazione". Gli risposi: "No, Eccellenza, farò io una breve presentazione". Egli concluse incoraggiandomi così: "Lo faccia! Lo faccia!".

Nell'agosto 1987 gli scrissi se accettava di leggere il mio dattiloscritto. Mi rispose da Somana che sarebbe tornato a Bergamo per S. Alessandro il 26; e di portargli il plico. Il sabato 19 settembre successivo mi telefonò che il mio scritto era pronto; gli chiesi: "Eccellenza mi dica il suo parere perché se è negativo, distrugga pure".
Egli ribatté: "Ma che dice? Va tutto bene".
Andai subito a Bergamo quel sabato mattina; egli mi accolse dicendo: "Il mio parere e positivo..." E aggiunse altre frasi di apprezzamento.
Allora gli chiesi: "Eccellenza, mi permette di pubblicare le sue parole tra i primi giudizi". Mi rispose: "Sì, ma non con il mio nome". Gli proposi: "Posso mettere: un Monsignore di Bergamo". Subito mi rispose: "Sì". Approvò anche il titolo "La fede della gente a Bonate".

Il giorno seguente 20 settembre, mi scrisse una lettera, battuta a macchina su foglio rigato, per completare il suo autorevole giudizio.
Il Giudizio positivo di mons. Clemente Gaddi nel mio libro si trova a pag. 9.

E i quattro punti in difesa di mons. Luigi Cortesi si trovano: i primi due a pag. 54, cioè la buona fede e la libera ricerca; il terzo a pag. 56, la descrizione della Madonna, e a pag. 38, la sua frase "Quello che feci e non doveva fare".

In fede
Ermenegilda Poli
Cene, 15 dicembre 1993

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COMMENTO
(A cura del prof. Alberto Lombardoni)

La sig.ra Ermenegilda Poli scrisse un bellissimo libro sui fatti di Ghiaie di Bonate, "La fede della Gente a Bonate"; un libro del tutto positivo verso le Apparizioni di Ghiaie di Bonate, nel quale la scrittrice riportò proprio nelle prime pagine, col consenso di Mons. Gaddi, che fu vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977, il giudizio molto favorevole dell'illustre presule che chiese, per ovvi motivi, di mantenere allora l'anominato, identificandosi con "Un Monsignore di Bergamo". Nel 1993, dopo la morte di Mons. Gaddi, la scrittrice svelò di chi era il giudizio di quel "Monsignore di Bergamo" e pubblicò la lettera del 20 settembre 1987 con la firma di Mons. Gaddi.
Un giudizio importante di un vescovo di Bergamo che approvò in pieno, quanto scrisse Ermenegilda Poli sulle Apparizioni di Ghiaie di Bonate del maggio 1944: "Quanto ella scrive va tutto bene", un giudizio autorevole molto favorevole alle Apparizioni di Ghiaie di Bonate.

Purtroppo era troppo tardi, perché Mons. Gaddi non era più il vescovo titolare di Bergamo e non aveva quindi più voce in capitolo per riaprire il caso.

Dobbiamo dire che durante il suo incarico a Bergamo, Mons. Gaddi fu fin troppo prudente in merito all'"Affare Ghiaie". Dimostrò purtroppo, a più riprese, di essere poco documentato sulla questione, fidandosi, come il suo predecessore Mons. Piazzi, dei giudizi emessi dalla Commissione di allora e di quanto gli riferiva il responsabile dell'archivio della Curia (apertamente contrario alla vicenda).

Però, il 20 settembre 1987, ebbe il coraggio di approvare per scritto l'operato della sig.na Ermenegilda Poli autrice del libro "La fede della gente a Bonate" sulle Apparizioni di Ghiaie di Bonate, emettendo un giudizio molto favorevole e senza nessuna riserva.

Troppo tardi perché non aveva più il potere di intervenire! Il caso competeva ora al suo successore, Mons. Oggioni.

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FONTI
- Archivio privato di don Giovanni Bonanomi.
- Archivio privato di Luigi Stambazzi.
- Archivio privato di don Italo Duci.
- Archivio privato di Ermenegilda Poli.
- Archivio privato di Achille Ballini.
- Libro "La fede della gente di Bonate", di Ermenegilda Poli, Arti grafiche Stella -Edizioni Villadiseriane
- Raccolta privata di lettere di Mons. Gaddi
- Altri archivi privati.















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Allegato   Data inserimento:  11/03/2005