Autore:  Vari Data documento:  09/06/1947
Titolo:  PROCESSO ALLE APPARIZIONI DI GHIAIE: VERBALE DELLA 5A SEDUTA

 IL PROCESSO ALLE APPARIZIONI DI GHIAIE DEL 1944
TESTO INTEGRALE DEL VERBALE DELLE SEI FASI DEL PROCESSO DEL TRIBUNALE DIOCESANO DI BERGAMO

Le sei sedute del Tribunale furono così distribuite:
1) Interrogatorio di Adelaide Roncalli (21 Maggio 1947).
2) Interrogatorio di Suor Bernardetta e poi di Adelaide (23 Maggio 1947).
3) Viene intercalata una seduta senza interrogatori (2 Giugno 1947).
4) Interrogatorio di Suor Bernardetta e poi di Adelaide, poi confronto tra Adelaide e Don Cortesi (6 Giugno 1947);
5) Interrogatorio del Parroco di Ghiaie Don Cesare Vitali (9 Giugno 1947);
6) Interrogatorio di Don Italo Duci curato coadiutore di Ghiaie, poi di Nunziata Roncalli, poi di Suor Celestina Algeri (10 Giugno 1947).

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La quinta parte del Processo:
DON CESARE VITALI DAVANTI AI GIUDICI
Commento a cura di Alberto Lombardoni

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L'INTERROGATORIO DI DON CESARE VITALI
Dopo l'iniquo confronto Adelaide / don Cortesi, il processo "farsa" sui fatti di Ghiaie si avvia verso la sua rapida, ahimè troppo rapida conclusione. Benché manchino ancora due sedute alla fine, il processo in realtà era già concluso e la sentenza già scritta da tempo dall’inquisitore don Luigi Cortesi. Il 9 giugno 1946 venne dunque interrogato, in Curia, il parroco di Ghiaie di Bonate, don Cesare Vitali, mentre il giorno successivo fu il turno del curato don Italo Duci, di Annunciata Roncalli e di suor Celestina Algeri, ascoltati a Ghiaie di Bonate, in casa parrocchiale.

Don Cesare Vitali, nato a Boltiere (Bergamo) il 1° agosto 1881, passò nel 1917 da Bonate Sotto a Ghiaie come curato, a fianco di don Alessandro Locatelli, col compito di abbellire la nuova chiesa, organizzare le attività religiose e lavorare per la erezione canonica della parrocchia di Ghiaie, di cui fu parroco dal 1921, fino al 25 maggio 1955, quando morì.
Prima del settembre 1921, il paese di Ghiaie dipendeva dalle parrocchie di Bonate Sopra e di Presezzo. Successivamente fu costituita la parrocchia autonoma di Ghiaie di Bonate che fu riconosciuta agli effetti civili, dopo moltissime contestazioni, soltanto col decreto del 29 marzo 1944, registrato alla Corte dei Conti il 20 maggio 1944. Proprio in quel contesto litigioso, s’inserirono le apparizioni alla piccola Adelaide Roncalli.
Il parroco di Ghiaie, don Cesare Vitali, da principio, tenne un contegno distaccato, di somma prudenza. Dopo avere osservato quei fatti, con l'animo del pastore attento e preoccupato del bene dei suoi fedeli e della Chiesa, si convinse della loro soprannaturalità. Per il suo atteggiamento favorevole, mantenuto sempre entro i limiti di una rigorosa fedeltà alle direttive del vescovo, alcuni sacerdoti del vicinato lo fecero molto soffrire, in particolare il parroco di Presezzo (Bergamo), don Luigi Locatelli, mosso forse da antico rancore e da invidia per la notorietà acquisita dalla nuova parrocchia di Ghiaie di Bonate, il quale lo accusò ingiustamente di essere il principale regista della farsa di Ghiaie, il manipolatore della bambina Adelaide Roncalli, accuse smentite da documenti e lettere riservate.

In una lettera privata a don Felice Murachelli, del 21 gennaio 1948, don Cesare Vitali scrisse con angoscia: “Prima di tutto le devo dire che sono pedinato, per sentire se dico qualche cosa o rivelo qualche fatto, per poi portarmi via dalla parrocchia; perciò quanto le dico, resta tra noi…”.
Don Vitali manterrà fino alla morte un continuo e segreto contatto epistolare con don Murachelli che soggiornò nella parrocchia di Ghiaie di Bonate, il 30 e il 31 maggio 1944 e dal 13 luglio al 17 agosto 1944. E, mentre don Vitali, convinto della veridicità delle Apparizioni alla piccola Adelaide, lo informerà continuamente sull’evolversi della situazione a Ghiaie e in Curia, don Murachelli lo aggiornerà sempre su quanto apprenderà a Brescia sui Fatti di Ghiaie e sulle Apparizioni di Montichiari. I due sacerdoti manterranno inoltre contatti segreti con i principali oppositori di don Luigi Cortesi.

Malgrado le “fosche insinuazioni” del parroco di Presezzo, riportate in un memoriale consegnato a don Luigi Cortesi che lo fece allegare agli atti e inviare al Sant’Uffizio, nella seduta del 9 giugno 1944 di cui riportiamo di seguito il verbale, i giudici non infierirono contro don Cesare Vitali che ebbe il coraggio di difendere le apparizioni e la piccola Adelaide, confermando la sincerità della bambina.
Nel leggere il verbale dell’interrogatorio del parroco, si noterà ancora una volta che non sono state verbalizzate le domande principali ma soltanto le risposte. Inoltre, in quella seduta, furono presenti soltanto tre giudici, mentre, ancora una volta si noterà l’assenza del difensore delle Apparizioni, mons. Bramini.

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VERBALE DELLA QUINTA SEDUTA DEL TRIBUNALE DIOCESANO
Per l’esame dei fatti di Ghiaie (Quinta parte – Interrogatorio di don Cesare Vitali svoltosi il 9 giugno 1947).

Giorno 9 giugno ore 10.50 in Curia
Presenti Mons. Merati, Patelli, Cavadini.
Interviene il Parroco delle Ghiaie, don Cesare Vitali, citato, il quale giura di dire la verità e di mantenere il segreto.

1) Ho sentito dire che quando l'Adel. è stata portata alle suore della Sapienza le hanno dato un quadernetto per scrivere le sue impressioni. Prima avevo sentito dire dall'Adel. che don Cortesi le aveva fatto scrivere sotto dettatura le parole: "non è vero che ho visto la Madonna, ho detto una bugia; domando scusa; delle bugie non ne farò più." Io ho visto il biglietto originale, mostratomi da don Cortesi. Nelle vacanze del luglio 1946 che abbia scritto altro non mi consta.
Mons. Merati scrive al teste i particolari della seconda lettera scritta da Adel. all'asilo di Ghiaie. Il teste risponde "a me non consta. Ho un dubbio che l'Adel. abbia scritto un'altra lettera. Ma non ricordo precisamente."

2) Io ho detto a don Cortesi che mi sembrava impossibile che l'Adel. abbia detto una cosa simile perché la bambina a me ha sempre detto che aveva visto la Madonna. E poi la bambina mi ha detto che lei ha scritto sotto dettatura. Io ho inteso queste parole in senso stretto. Io ho preso l'Adel. d'accordo con Mons. Bramini nelle vacanze e le ho parlato facendole presente che se diceva bugie faceva peccato mortale. E lei mi ha risposto che aveva visto la Madonna. "Quante volte?" - "13 volte." E poi ho fatto altre domande su particolari come, quando e in modo speciale sull'apparizione del 24 maggio, giorno della I° Comunione: e lei ha aggiunto che in quel giorno la Madonna era vestita di rosso col manto verde, la corona di regina in testa e due rose ai piedi. E poi le ho detto "ma se hai scritto a don Cortesi che non l'hai vista". - "Ho scritto sotto dettatura" così ha risposto. In quel tempo luglio 1946 la bambina ha parlato anche con la dott. Maggi la quale portatasi all'asilo con me l'ha interrogata a lungo e lei ha sempre affermato di aver visto la Madonna.

3) 4) cadono.

5) Ne avrei cattiva impressione, perché a me ha sempre detto che l'aveva vista. Quindi o la bambina fa una bugia adesso o l'ha fatta allora. E non la credo capace che abbia fatta una bugia così marchiana dicendo di aver visto la Madonna mentre non l'avrebbe vista.
Mons Merati contesta che don Cortesi possa aver obbligato la bambina a negare una tale cosa.
Il Parroco risponde: "don Cortesi si è comportato molto male. Ha sempre interrogato delle donnette, mai persone serie. Io credo che don Cortesi in un secondo tempo (prima era propizio) abbia subito l'influenza dei miei colleghi vicini che erano contrari”.
Mons. Cavadini: "E se l'Adel. confermasse di aver scritto sotto dettatura in senso largo?
Il teste risponde: "Direi che allora a me ha fatto una bugia." I giudici spiegano il pensiero della bambina sulla dettatura; e aggiungono che la bambina oramai nega ripetutamente di aver visto la Madonna.
Il teste fa presente che la bambina il giorno in cui venne a casa fu portata subito in casa sua, senza subire l'influsso di nessuno.
"In quell'occasione, dopo me, hanno interrogato la bambina don Piccardi, Mons. Bramini, Padre Petazzi."

Mons. Patelli: "La bambina è attendibile?"
Il teste risponde: "Io la conoscevo poco; l'ho interrogata dopo il sorgere dei fatti più volte e non ho avuto l'impressione che dicesse bugie. E non la credo portata alla menzogna. L'ultima volta che l'ho vista, sarà un mese dalle Suore della Sagesse ma non ho notato nulla di speciale."
Intorno ai particolari dell'origine dei fatti, Mons. Cavadini, prospetta la possibilità che la bambina abbia detto per scherzo alle compagne di aver visto la Madonna. Il Parroco dice che essa ha affermato subito dopo la prima presunta apparizione (7 o 8 minuti dopo) di aver visto la Madonna. Egli la ritiene non capace di inventare una cosa simile.

Mons. Patelli: "Lei crede che la bimba sia sempre stata coerente nel riferire i particolari della visione?" - "Per quelle poche volte che l'ho interrogata io l'ho trovata sempre coerente."
Il tribunale fa noto al teste che da quanto risulta finora essa continua a negare di aver vista la Madonna. Il Parroco aggiunge che la bambina quando è andata a casa la sera piangeva e alla cugina Annunziata che chiese il perché rispose che piangeva perché aveva detto che non era vero che aveva visto la Madonna mentre era vero che aveva visto la Madonna. E il teste aggiunge che in conseguenza forse fu indotta dal curato a scrivere qualche cosa in merito. Lui però di positivo sa solo che dalle suore della Sagesse le fu dato un quaderno per scrivere le sue note.
"Mons. Bramini il giorno 13 è stato a Ghiaie; e mi ha detto che attendeva che il tribunale avesse a dare gli ordini. E lui aveva fiducia che la cosa sarebbe andata bene."

Mons. Cavadini domanda se nel mese di maggio ultimo il parroco sia andato qualche volta a dire il rosario al luogo delle apparizioni, specialmente nei giorni anniversari delle presunte apparizioni. Il parroco risponde di esservi andato qualche volta. Il 13 maggio vi è andato con Mons. Bramini. In quest'anno esclude di aver parlato sul luogo. "Il rosario, prosegue, l'ho recitato qualche volta col popolo. E anche quando è venuto Mons. Bramini."

"Se ora si trattasse di togliere gli ex-voto, spegnere le luci, togliere i segni speciali di devozione che impressione se ne avrebbe?" "Pessima impressione!" risponde il teste. "C'era una persona incaricata di vigilare sul posto e lei ha messo i quadretti. Certo che se si decidesse che non è vero nulla io sono disposto a venir via dalla Parrocchia. Io ai primi giorni delle apparizioni sono stato scetticissimo. Poi ho visto delle prime grazie e guarigioni. E allora ho incominciato a essere fiducioso. Anche recentemente, un mese e mezzo fa, all'Adel. ho domandato ancora presso le suore della Sagesse, e lei mi ha confermato che l'ha vista la Madonna e c'è sempre gente sul luogo. Ieri sera verso le 9 ci sono andato io e c'erano ancora 8 o 9 persone. Durante il giorno ce n'erano migliaia."
Il teste conferma alla lettura quanto ha deposto e si firma:
Don Cesare Vitali.

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COMMENTO A CURA DI ALBERTO LOMBARDONI

AVEVANO GIÀ DECISO
Fu comunque un interrogatorio inutile, quello di don Cesare Vitali, perché i giudici avevano già deciso. Proprio quel 9 giugno, come si leggerà in seguito nel verbale dell’ultima seduta, il Cancelliere aveva già ottenuto l’autorizzazione orale del vescovo ad attuare in pieno il decreto che proibiva, sul luogo, ogni atto di culto e gli aveva strappato la promessa di un decreto immediato per la spogliazione della cappella.

Per i "sapienti" addetti ai lavori, non occorreva aspettare la fine degli interrogatori, e non occorreva assolutamente sentire i pareri di esperti seri e competenti in materia. Per loro bastava l'unica verità, da tempo di dominio pubblico, scritta dall'inquisitore don Luigi Cortesi che non aveva nessun titolo per emettere giudizi in quella specifica materia e che non faceva parte né della Commissione né del Tribunale. Si doveva mettere fine ad ogni costo a quella "fiaba meravigliosa e malinconica di una dolce primavera di speranze, strinata dal gelo, di una povera bimba settenne, tradita dal cupo genio del male", come l'aveva definita l'inquisitore nel suo libro "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" a pag. 231.

Era quindi inutile ascoltare le centinaia e centinaia di testimoni, inutile avvalersi dell'illustre parere di padre Gemelli, era inutile esaminare il copioso incartamento delle tante guarigioni verificatesi a Ghiaie tra il mese di maggio e il mese di luglio 1944 (il card. Ottaviani stesso ne aveva sconsigliato l'esame), era inutile sentire gli esperti in campo astronomico per i sei grandi fenomeni solari. Ed era insignificante analizzare le 13 apparizioni e il contenuto dei messaggi di una Madonna che “parla a i suoi figli con restrizioni mentali” (Cortesi, op. cit. pag. 38). Perché perdere tempo ancora su “un’operetta, tragedia e farsa, recitata da Adelaide sul libretto di Fatima opportunamente rielaborato e adattato alle nuove circostanze” (op. cit. pag. 127)? Già da tempo, nel 1945, don Luigi Cortesi aveva scritta la sentenza: "nelle cosiddette apparizioni di Ghiaie NON CONSTA il carattere soprannaturale, anzi consta il carattere naturale: esse sono una creazione pseudologica fantastica della bambina Adelaide Roncalli" (op. cit. pag. 230).

UNA PROFEZIA PIENAMENTE AVVERATA
Don Cortesi aveva voluto chiudere “per sempre” uno degli episodi "più luttuosi che la storia umana registri" (op. cit. pag. 231), ma non c’è riuscito. Chissà che commento avrebbe fatto alla notizia riportata, a metà gennaio di quest’anno da Avvenire e ripresa dalle varie reti televisive nazionali del piano di Hitler per rapire Pio XII e ridurre la Chiesa al silenzio. È confermato che il generale delle SS Karl Friedrich Wolff, che aveva ricevuto l’ordine di rapire il Papa, si era recato in borghese in Vaticano, la sera del 10 maggio 1944, per avvertire in gran segreto il pontefice del grave pericolo che correva, anche se lui non avrebbe in nessun caso eseguito l’ordine di Hitler. Per molti decenni nessuno seppe di questo colloquio riservato. Ma la cosa più grave è che nessun giornalista ha collegato questa notizia alla profezia della Regina della Famiglia data ad Adelaide durante l’apparizione del 28 maggio 1944, il giorno di Pentecoste quando la Chiesa celebra solennemente la propria nascita e la propria vocazione ad unire l’umanità in Cristo nella pace universale. E proprio quel giorno la Madonna, che si preoccupa del Papa, dà ad Adelaide il seguente messaggio:

“Prega pure per il Santo Padre che passa momenti brutti. Da tanti è maltrattato e molti attentano la sua vita. Io lo proteggerò ed Egli non uscirà dal Vaticano. La pace non tarderà, ma al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli. Solo così il Papa avrà meno da soffrire”.

Ora sappiamo che quella profezia si è avverata in pieno e che “qualcuno” dovrà pure prender atto di questo fatto. Che ne sapeva quella bambina di 7 anni, di Hitler e del suo progetto segreto di ridurre al silenzio il Papa deportandolo?
“Adelaide era una spia degli alleati”, dirà qualche delatore delle Apparizioni.
“È roba di poco conto”, “Non c’è nulla di storico!” affermerà ancora qualcuno alto locato!
Piano piano però i nodi vengono al pettine.
Regina della Famiglia, pensaci tu!
Alberto Lombardoni
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Il presente articolo è pubblicato sulla Rivista SENAPA - Anno X - Numero 1- 2005

Fonti:
- Fonti private e riservate.
- Curia di Lodi - Incartamento di Mons. Bramini.
- Curia di Bergamo - Incartamento del processo.
- Diario di Adelaide Roncalli.
- “Il problema delle apparizioni di Ghiaie” – Don Luigi Cortesi – SESA, 1945
- Avvenire.
- L’Eco di Bergamo.
- Altre fonti giornalistiche.


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Allegato   Data inserimento:  09/06/1947