Autore:  Vari Data documento:  23/05/1947
Titolo:  PROCESSO ALLE APPARIZIONI DI GHIAIE: VERBALE DELLA 2A SEDUTA

 IL PROCESSO ALLE APPARIZIONI DI GHIAIE DEL 1944
TESTO INTEGRALE DEL VERBALE DELLE SEI FASI DEL PROCESSO DEL TRIBUNALE DIOCESANO DI BERGAMO

Le sei sedute del Tribunale furono così distribuite:
1) Interrogatorio di Adelaide Roncalli (21 Maggio 1947).
2) Interrogatorio di Suor Bernardetta e poi di Adelaide (23 Maggio 1947).
3) Viene intercalata una seduta senza interrogatori (2 Giugno 1947).
4) Interrogatorio di Suor Bernardetta e poi di Adelaide, poi confronto tra Adelaide e Don Cortesi (6 Giugno 1947);
5) Interrogatorio del Parroco di Ghiaie Don Cesare Vitali (9 Giugno 1947);
6) Interrogatorio di Don Italo Duci curato coadiutore di Ghiaie, poi di Nunziata Roncalli, poi di Suor Celestina Algeri (10 Giugno 1947).

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SECONDA SEDUTA

Interrogatorio di Suor Bernardetta e poi di Adelaide (23 Maggio 1947).

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VERBALE DELLA SECONDA SEDUTA DEL TRIBUNALE DIOCESANO
per l’esame dei fatti di Ghiaie

II. SECONDA SEDUTA
Nella stessa sala del giorno 21, presso le Figlie della sapienza, alle ore 16.20 del giorno 23 maggio 1947. Presenti tutti i membri del Tribunale.
Mons. Cavadini, in seguito all’ultima deposizione della bambina, prospetta come interrogarla ora data la situazione delicata che si è venuta creando. Si decide di incominciare ad interrogare la suora che l’ha in custodia. Alle ore 16.30 entra Sr. Bernardetta dell’Immacolata, a cui è affidato in particolare la custodia della bambina.
Mons Merati legge alla teste parte della relazione da lei fatta in iscritto in data 8=XI=1946 pag. 8 in ordine alla dichiarazione della bambina che un sacerdote l’ha obbligata a scrivere sotto dettatura un biglietto al Vescovo ecc.
La teste conferma osservando per maggiore chiarezza che la lettera stracciata dal sacerdote conteneva il segreto da riferirsi al Vescovo: così ha dedotto lei dalle dichiarazioni della bambina. Quanto all’aprirsi della bambina sulla cosa, dice la teste, ricordo che una volta essa mi parlò con sguardo impressionante delle apparizioni. E allora avendo io chiesto se lei qualche volta non avesse negato di aver visto la Madonna, essa mi affermò che don Cortesi le aveva dettato la lettera di negazione. A me non fa l’impressione che don Cortesi l’abbia minacciata, credo l’abbia piuttosto convinta. Mi sembra che la bambina avesse un affetto intenso per questo sacerdote. E avendolo una volta incontrato a passeggio e non avendola salutata rimase molto male.

Mons. Cavadini chiede se la dettatura della lettera possa interpretarsi nel senso che lei diceva in bergamasco e don Cortesi traduceva in italiano: la teste risponde: mi sembra difficile. Non ho elementi però né per affermarlo né per negarlo. E avendo io una volta chiesto se sarebbe disposta a negare davanti a don Cortesi che le ha fatto scrivere la lettera di cui sopra, essa con molta sicurezza rispose: “sì, glielo direi; e sono sicura che resterebbe lì”.
D. Carrara chiede se la bambina non faccia l’impressione di rispondere si o no a secondo delle domande che le si fanno; la teste risponde di non essere di questo parere. La teste aggiunge che, non avendo la bambina voglia di studiare, né sapendo leggere che stentatamente e avendoglielo fatto sentire con parole un po’ forti, domenica II maggio la prese per un braccio e le ha chiesto: “non hai qualche cosa nel cuore che ti pesa e fai la cattiva apposta per far capire agli altri che non è vero che hai visto la Madonna; la bambina ha avuto uno scoppio di pianto improvviso ed ha detto con sicurezza: “sì, sì è vero che l’ho vista.” Invece mi capita qualche volta di dirle: “ ma tu stai pensando questo e questo…” e lei esita un poco poi mi dice: “sì è vero.” Ma però quando è no insiste sul no. Mons. Cavadini continua le domande dell’interrogatorio e la teste che ha già dato le sue generalità risponde come segue:

2) confermo quanto è nella relazione scritta da me.

3) in principio ha avuto un momento in cui la sua volontà era più facilmente eccitabile al bene; adesso ha avuto un periodo in cui sembra rivelare una indolenza profonda di fronte allo sforzo. Vanitosa nel senso di tenerci alla sua personcina spesso l’ho notata. Nel senso di primeggiare, ho cercato di eccitare il suo amor proprio in relazione ai suoi studi, specialmente quando in principio le bambine avevano un senso di ammirazione per lei; ma questo eccitamento dell’amor proprio non l’ho notato. Quando mi parlava delle visioni bisognerebbe dire che se ci fosse orgoglio, sarebbe raffinato: io non l’ho notato. Come carattere è piuttosto impressionabile; non ho elementi per dire che sia soggetta ad allucinazioni; e non mi sembra disposta a fingere, anche per questo che con grande facilità lo vedo, quando essa dice una cosa non completamente vera. Quanto al suo guardare in faccia per cogliere la risposta da dare, io dico che mi ha fatto buona impressione il suo guardare in faccia, perché quando manca il suo sguardo, esprime pentimento. Quanto al dir bugie, io ammetto che in cose di non grave importanza abbia il difetto normale dei bambini (cfr. relazione a pagina 6), non più accentuato che negli altri. E poi anche quando ha detto la bigia non riesce a sostenerla.

4) Già detto: ha avuti momenti di alternativa.

5) Quando la bimba è venuta io era in casa Madre. Durante quel periodo, la Madre Superiora ha riferito che ha parlato delle visioni una volta con una bambina. A me ne ha parlato una volta; mi ha detto che voleva parlarmi ed ha cominciato a dirmi della sua vocazione; e parlando dei suoi precedenti è uscita a dirmi delle sue visioni, come di una cosa nota. Prima di parlare con me ne aveva parlato in modo molto vago con le aspiranti. Così: una volta una aspirante diceva che non sapeva figurarsi la Madonna nera; e la bambina invece ha soggiunto: “sì, sì è scura; te lo posso assicurare io.” Altre volte ha accennato a Gesù Bambino dicendo che aveva la veste o rosa o azzurra.

6) Sono venute persone e sacerdoti, ma non l’abbiamo mai lasciata parlare: è venuto una volta un carmelitano, un polacco. Mons. Bramini è venuto a salutare noi e ha visto la bambina un attimo. Il curato è venuto sicuro due volte; sarà qualche settimana l’ultima volta; il parroco una volta e ha parlato anche lui. Del curato la bambina mi ha riferito che le ha detto di pregare perché volevano fare un’osteria comunista alle Ghiaie. E al Parroco aveva dichiarato che voleva fare l’infermiera, e gli aveva chiesto di andare a Roma per la canonizzazione del nostro Beato. Non ho mai trovato nella sua cartella dei biglietti altrui. Una volta la sorella ha portato due biglietti con segni speciali: sono rimasti alla bambina, la quale però diceva di non capirci niente. Glieli aveva dati la sorella direttamente. Non era neppure stenografia: segni senza significato. Anzi quello che le portano in parlatorio lo fa sempre vedere non fa mai capricci per queste cose.

7) 8) Già detto.

9) Posso dire ben poco di questo perché ero in infermeria. Ieri mi sono alzata ed è venuta con le aspiranti a salutarmi e aveva un viso molto aperto, molto sereno. Alla suora che mi ha sostituito non ha detto niente. Alle aspiranti ha detto: “oh, che paura! eran cinque sacerdoti. Ma non posso dir niente perché mi han fatto giurare.” Era piuttosto serena ed allegra. Però dalla suora del dormitorio ho saputo che nella notte seguente all’interrogatorio, nel sonno ha pianto; e la suora alzatasi l’ha scossa, ma la bambina non si è svegliata e si è calmata. La bambina ha delle notti agitate in seguito a forti emozioni della giornata.

10) Ho riflettuto proprio in questi giorni ed anzi parlandone con la mia Superiora credo di essermi mostrata un po’ addolorata per la condotta della bambina, perché avevo l’impressione che non corrisponda abbastanza alla grazia. La mia superiora ha letto il mio diario e mi ha detto che le sembrava che io non fossi abbastanza serena nel giudicare la bambina nel senso che le sembrava che io dia eccessiva importanza a queste mancanza alla grazia. Io ho riflettuto veramente e mi sono domandata: non mi sembra che il fatto di questa mancata corrispondenza debba portare alla conclusione che non sia vero il fatto delle apparizioni; mi sembra piuttosto che in questo momento la bimba subisca una tentazione più forte dell’ordinario. Mi sembra che la tentazione che essa subisce sia di indolenza, di fronte al dovere di stato. La mia impressione adesso piuttosto tende ad essere per il sì rispetto alle verità delle apparizioni. Mi sembra che se non fosse vero non possa essere che una cosa diabolica sembrandomi impossibile che la bambina abbia simulato le apparizioni; e fatta questa supposizione mi sembra di inclinare di più verso l’ipotesi della sincerità delle apparizioni, perché mi sembra impossibile che il diavolo abbia fatto fare tante preghiere e si sia servito proprio di un trionfo della Madonna. Superiore alla sua età sembra in certe riflessioni di una certa profondità. Alle volte ha delle intuizioni; ed ha anche il senso giusto del giudizio cristiano, capisce quello che è bene, anche se non il coraggio di farlo. Sa se fa una bugia; non le sfugge nulla di quello che fanno le aspirante; ha molto sviluppato lo spirito di osservazione più del normale. La bambina afferma che don Cortesi le ha fatto scrivere quello che non voleva scrivere ed ha aggiunto anzi che subito dopo l’ha confessata un po’ in fretta e in confessionale le ha detto: “tieni sempre quella parola e ti troverai contenta”. Dice poi che dopo due suore Orsoline l’hanno chiamata e le hanno detto: “adesso devi confessarti. – Ma io mi sono già confessata. Sì, ma devi confessarti dopo la lettera che hai scritto”. E lei si è meravigliata che un sacerdote avesse mancato di parola, perché gli aveva promesso che non avrebbe fatto vedere a nessuno la lettera e che essa l’aveva scritta pensando: “È un sacerdote; e se mi dice che troverò contenta…” Da come si esprime la bambina la mia impressione è che don Cortesi l’abbia presa con l’affetto. Contro don Cortesi non ha mai detto parole di rancore. Soltanto ha avuto parole di dispiacere che don Cortesi non le volesse più bene. E questo in conseguenza che pare che don Cortesi non creda più alle apparizioni, per la ragione che, diceva la bambina, non ha avuto una grazia mentre prima le grazie le aveva sempre avute. Parla con soddisfazione dei regali che le portava e recentemente le Suore Orsoline le hanno mandato gli ultimi regali che aveva avuto ed erano ancora presso le suore. Allora ha ricordato don Cortesi dicendo che i regali le erano stati fatti da lui e dalla zia perché piangeva molto in collegio e perché non piangesse più. Delle Suore Orsoline la bambina parla con riconoscenza. Ha detto che qualche volta gliele hanno date perché faceva i capricci. Parla delle compagne che non la volevano nel gioco e un giorno ha aggiunto che non ci credevano che ha visto la Madonna perché faceva i capricci. Mi ha detto una volta che quando tornava dalle apparizioni, una suora in mancanza di don Cortesi, che non sempre poteva, scriveva quanto lei raccontava in dormitorio. Una volta ancora disse che una suora le affermò che era impossibile che avesse visto la Madonna perché era troppo cattiva. Io le ho chiesto espressamente se aveva detto a qualcuno che non era vero che non aveva visto la Madonna ed essa ha risposto che una volta che era triste ad una suora che le disse qualche cosa rispose: “eh, sì come se non fosse vero che non abbia visto la Madonna”. La Suora rispose “certo che non è vero” ci siamo accorte perché sei troppo cattiva”. Non so che impressione le facciano queste cose; io non le ho mai dette cose di questo genere; e anche quando ha cominciato a parlarmi non ho mai fatto sentire che dubitavo anche quando lei era indolente. Prima che loro arrivassero poco fa, mi ha detto: “cosa c’è? ho paura! È come l’altra volta.” Io ho fatto un gesto come di indifferenza e lei ha aggiunto: “temo sia successo qualche cosa”, forse per vedere se io ero al corrente del fatto dell’interrogatorio. Aggiungo che la bambina in certi momenti è un mistero, perché ha dei periodi di estrema indolenza e dei periodi nei quali sa praticare la virtù con atti ripetuti e superiori alla sua età. Lei è molto affettuosa con me; mi sembra che la bimba sia un po’ un mistero e abbia dei momenti di vera virtù. Morbosa non mi sembra perché quando la bimba è respinta, allora dovrebbe cambiare il suo affetto in rancore invece non è così. Io ho avuto paura che fosse troppo affezionata con me, per cui ho cercato di mostrarmi indifferente.

La teste che all’inizio della deposizione aveva giurato di dire la verità e di mantenere il segreto, si è sottoscritta:

Suor Bernardetta dell’Immacolata.

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Alle ore 18.15 entra la bambina Adelaide Roncalli.

1) Mons. Merati domanda se dopo l’altro giorno sia stata contenta; la bambina dice di sì. “Ti ricordi, continua Mons. Merati, quello che hai detto dinanzi a me? Permetti che lo dica anche agli altri qui presenti?” La bambina risponde di sì e preferisce che lo legga Mons. Merati agli altri. Egli legge la relazione dell’ultima seduta.

2) ”Non è vero che ho visto la luce, depone la bambina. E’ vero che mi sono sentita male, non so il perché. Io dal fiore di sambuco ero distante”. Mons. Merati legge al numero 10 della seduta precedente. E la bambina dice che non è vero quanto ha detto. Mons. Merati domanda se sia stata da un pittore; la bambina afferma e dice che il pittore stava vicino al collegio di prima; aggiunge però che la Madonna lei non l’ha vista; ed a insistenze se sia come quella che ha visto lei quella del pittore, risponde che la Madonna lei non l’ha vista. La bambina al N°12-13 della seduta precedente dice che ha detto per scherzo alle compagne che ha visto la Madonna. Interrogata come ha fatto ad immaginarne la descrizione, se avesse visto qualche immagine, risponde che l’ha pensata lei.
“Io ho detto queste cose alla gente, anche a don Cortesi”. A domanda: Chi ti ha detto di andare ancora dopo la prima sera? risponde “nessuno”. Dice che queste cose le ha inventate lei.

4) 5) Perché le hai inventate? “Mi sono venute in mente e io le ho detto”. Quanto alla fine della guerra dice che ha affermato due anni, non due mesi. Non ricorda della predizione del miracolo del 21 maggio. Conferma che ha detto che aveva un segreto da dire al Papa e al Vescovo: il segreto era che doveva farsi suora. Prima le piacevano le Orsoline, ora le piacciono queste della Sapienza. Conferma la affermazione relativa alla Liliana di cui lei stessa suggerisce il cognome Berta. Riguardo a Candido ricorda di aver detto che quando sarebbe finita la guerra sarebbe andato prete. Quanto a Ferruccio non ricorda che cosa ha detto, mentre ricorda che Ferruccio è figlio di suo zio. Dichiara che questo essa lo ha detto a don Cortesi ed anche ad altri. E dice che tutte le cose le ha pensate lei. Esclude che la Maria del Gusto e l’Annunziata le abbiano suggerito qualche cosa.

6) Esclude che di notte si sognasse di queste cosa.

7) Non pensava né di dire bugie né di dire la verità. “Le diceva così”.

8) Nessuno scopo aveva. Io l’avevo detto perché loro mi avevano chiesto se avevo visto la Madonna e io avevo detto di sì.
Don Magoni domanda come ha fatto la prima sera quando andava a cogliere i fiori: e la bambina risponde che sulla strada aveva visto un bel fiore di sambuco (e spiega come sono i fiorellini di sambuco) e siccome era alto si era fermata a guardarlo. Esclude che le abbiano fatto delle minacce. Ammette che quando stava cogli occhi fissi e (mostra come stava) vedeva la gente; e quando la punzecchiavano o le davano pizzicotti sentiva.
Non sa che cosa facesse don Cortesi quando lei stava cogli occhi fissi.

9) “Lo facevo di mia volontà.” Esclude che sentisse una forza che la spingesse sul luogo.

10) “Spontaneo”. La bambina mostra come si metteva: dice che non si metteva in ginocchio; dice che intanto diceva qualche Ave Maria.
D. Magoni domanda: “qualche volta mentre stavi così speravi di vedere la Madonna? La bambina risponde di no”.
Mons. Merati fa la questione dei nove giorni e degli altri quattro giorni. E dice che ha detto lei così per dire. La storia di Fatima dice che gliel’hanno raccontata molte volte dopo.
A don Magoni che in conclusione domanda se realmente abbia visto si o no qualche volta la Madonna la bambina dice che non l’ha mai vista. Si chiede alla bambina se la lettera scritta al Vescovo l’abbia o no dettata lei; la bambina conferma che lei diceva le parole in bergamasco e don Cortesi traduceva in italiano. Si domanda come ha fatto a immaginarsi la chiesa, s. Giuseppe e gli animali. Ricorda essa stessa gli animali e dice che queste cose le ha immaginate lei. Così anche la Madonna con le colombine l’ha immaginata lei. Dice che le piace il disegno. A domanda se Mons. Bramini l’abbia interrogata sulla Madonna dice che le ha promesso che sarebbe venuto ancora, ma non l’ha interrogata sulla Madonna. Ricorda che sua sorella le ha portato due biglietti di una signora, ma c’erano scritti dei numeri che non si capivano. Alla domanda se sappia cosa è la bugia afferma, ma dice che non ci aveva pensato. Alla domanda cosa faremo della cappellina delle Ghiaie: “resterà così per onore della Madonna, anche se non è apparsa.” La bambina conferma che è più contenta adesso che alcuni giorni prima. La seduta del tribunale è tolta alle ore 19.

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COMMENTI ALLA SEDUTA SEDUTA DEL PROCESSO
A cura di Alberto Lombardoni e Giuseppe Arnaboldi Riva.

1 COMMENTO GENERALE
TIENI SEMPRE QUELLA PAROLA!

In questa seconda riflessione (stesa con l’aiuto di G. Arnaboldi Riva, autore di “Adelaide, speranza e perdono”) sull’attività del Tribunale Ecclesiastico di Bergamo istituito per verificare la veridicità delle apparizioni di Ghiaie, il tema doloroso delle ritrattazioni di Adelaide ci costringe inevitabilmente a mettere in luce continui errori commessi da membri del Tribunale Ecclesiastico; errori più volte ricordati, la cui gravità risiede, come già detto, in un rivolgimento di potere operato nei confronti dell’Autorità Episcopale di quel tempo, e originato da ripetute disobbedienze di don Cortesi, professore del Seminario Diocesano, che si arrogò il titolo e il compito di Inquisitore e Accusatore delle apparizioni e di Adelaide (Fonte: “Il problema delle Apparizioni di Ghiaie” pag. 10 e pag. 55 di don Luigi Cortesi).

Pur di demolire le apparizioni e la piccola veggente, importanti Istituzioni Ecclesiali furono profondamente alterate nella natura e nei fini: non solo conventi di religiose furono usati per rinchiudere e opprimere con violenza la piccola Adelaide, non solo la Commissione Teologica venne totalmente asservita all’Inquisitore, ma anche lo stesso Tribunale Ecclesiastico venne mutato in un Tribunale dell’Inquisizione e costituito sulla base di un’accusa feroce contro Adelaide, bambina di 9 anni: stregoneria!
Accusa pubblicamente formulata da don Cortesi, e fatta propria dai giudici del Tribunale che, non solo agirono del tutto illegalmente secondo il Codice di Diritto Canonico (come abbiamo dimostrato nel commento alla prima seduta del processo), ma ignorarono ogni codice morale e trasformarono la piccola Adelaide da testimone in imputata di un terribile delitto che avrebbe un tempo comportato il rogo. Si doveva chiudere in fretta e “per sempre” uno degli episodi “più luttuosi che la storia umana registri” (Fonte: il libro di don Luigi Cortesi adottato dai giudici “Il problema delle Apparizioni di Ghiaie”, pag. 230)
La scelta eversiva dell’Inquisitore fu quindi condivisa e deliberatamente attuata dai quei giudici che dovettero confermarne l’accusa in Tribunale condividendo in pieno l’orrenda immagine della bimba da lui dipinta (si ricorda che nella prima seduta del tribunale, i giudici interrogarono con in mano il terzo libro di don Cortesi), costretti a vedere di fronte a loro, non la persona di Adelaide, ma la creazione mostruosa di don Cortesi da demolire. Chi era per Cortesi la bambina-veggente Adelaide?
Lui stesso l’ha definita, nella cornice della sua prosa narcisistica, un’infida contadinella bugiarda, vanitosa e maliziosa, figlia di un povero ubriacone, un’indemoniata dall’anima piena di vipere e draghi capace di ingannare chiunque, un pericolo devastante per la Chiesa! (Fonte: “Il problema delle Apparizioni di Ghiaie” di don Luigi Cortesi).

Il perché delle continue negazioni di Adelaide
Non è difficile allora comprendere perché, nella prima seduta del processo (che abbiamo già commentato), nonostante le parole di Adelaide contro le suore colpevoli di averla picchiata, “Le suore Orsoline me le davano quando dicevo di aver visto la Madonna”, i giudici omisero una doverosa protezione dei diritti di una minore: quali Inquisitori, ritennero del tutto legittime quelle violenze nei confronti di una indemoniata. Sequestrata, isolata e strettamente controllata per tre lunghi anni come piccola strega pericolosa, Adelaide era stata sottoposta a continui soprusi, maltrattamenti ed angherie. Terrorizzata persino in confessionale da don Cortesi, Adelaide dovette promettergli di mantenere “sempre quella parola”, quella della negazione. La crescente paura dell’inferno sapientemente inculcata dall’Inquisitore e la promessa fattagli di mantenere sempre quella parola di negazione, sono senza dubbio le chiavi d’interpretazione delle continue negazioni della bambina.

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2 COMMENTO AL VERBALE

1) LE CONTINUE IRREGOLARITA'
Nel verbale della seconda seduta, si dichiara che “sono tutti presenti i membri del Tribunale”, mentre Mons. Bramini in realtà non era presente, altrimenti sarebbe intervenuto in difesa della bambina durante il suo interrogatorio. La conferma verrà dal terzo verbale nel quale è scritto che “si danno a leggere i verbali delle precedenti sedute” a Mons. Bramini. Anche in questo secondo verbale, il notaio non riporta la maggior parte delle domande poste a Suor Bernardetta e ad Adelaide, ma solo le risposte.

2) UN MOTIVO PER DIVENTARE ACCANITO OPPOSITORE DELLE APPARIZIONI
Molti si sono chiesti quali fossero i motivi che indussero don Cortesi a cambiare presto parere sulle Apparizioni di Ghiaie, e a diventarne il più accanito oppositore. Dai suoi scritti, leggiamo che fin dall’inizio era assai dispiaciuto di non essere stato presente alle Apparizioni dei primi giorni, sostenendo che la Madonna avrebbe dovuto dargli un preavviso. Poi, giunto a Ghiaie, pretese un segno personale: fece chiedere da Adelaide alla Madonna la guarigione immediata di un suo stretto familiare, ma non fu esaudito. Pertanto la testimonianza di Suor Bernardetta “pare che don Cortesi non creda più alle apparizioni, per la ragione che, diceva la bambina, non ha avuto una grazia mentre prima le grazie le aveva sempre avute” non fa che confermare quanto avevamo già appreso da fonti riservate.

3) SUOR BERNARDETTA COSTRETTA A SMENTIRE
La prima teste della seconda seduta è una suora del convento dov’è costituito il Tribunale, suor Bernardetta dell’Immacolata, che, nonostante il clima non certo favorevole ad una deposizione serena, traccia, in questa prima deposizione, un ritratto assai favorevole di Adelaide: una bimba piena d’affetto, priva di vanità e di amor proprio, incapace di fingere, onesta, dallo sguardo chiaro, disposta al bene e sincera anche rispetto alle apparizioni. È lei inoltre, che rivela la paura di Adelaide verso i giudici (“oh che paura erano cinque sacerdoti!”) e la sottile seduzione operata da don Cortesi verso la bimba a suon di regali.
Purtroppo, la deposizione di Suor Bernardetta non piacque ai giudici che, stranamente, vollero un nuovo interrogatorio della suora, nella quarta seduta del processo (che commenteremo successivamente). Vedremo allora Suor Bernardetta ribaltare, dopo pochi giorni, la prima deposizione favorevole e, successivamente (poco dopo la chiusura dello stesso Tribunale) la vedremo ancora consegnare una relazione di dura condanna verso Adelaide, a dimostrazione di una totale sudditanza verso i giudici, ai quali, addirittura, chiederà lumi sul comportamento da tenere nei confronti della bimba, rivelando così, non solo il potere assoluto da loro illegalmente rivestito, ma che Adelaide è realmente la principale accusata di un processo per stregoneria.
Poco dopo il processo, proprio suor Bernardetta e suor Maria Maddalena saranno costrette a confermare, nella loro relazione aberrante del 17/06/1947 (pubblicata sul sito internet alla rubrica documenti) l’immagine mostruosa della piccola tracciata da don Cortesi con i soliti attributi peggiorativi che imprimeranno in lei, per sempre, l’immagine di una vera schiava del demonio. Per suor Bernardetta, Adelaide non sarà più una bimba piena d’affetto, onesta, disposta al bene e sincera della prima deposizione, ma in pochi giorni diventerà la bimba svogliata, ribelle, sboccacciata, testarda, arrogante, disubbidiente, ostinata, sfrontata, priva di ogni rispetto, cattiva, violenta e orgogliosa (nella “testa”, precisa la suora, per indicare la presunzione orgogliosa e la possessione diabolica della bimba), diverrà la streghetta maliosa, scaltra, bugiarda e maligna che i giudici avevano condannato. Ognuno, del resto, potrà comprendere senza alcun commento frasi come la seguente, scritta dalla stessa suor Bernardetta nella sua relazione: “La madre le ordina di mettersi in ginocchio. Adelaide non risponde, ma non si muove; è necessario che la Madre la prenda per un braccio e la costringa. Sembra necessaria una umiliazione e la Madre le ordina perciò di mangiare in ginocchio in refettorio, di andare poi subito a letto e di rimanere separata dalle aspiranti fino a nuovo ordine. Io l’attendo per condurla a letto temendo che rinnovi la sua ostinazione con le altre Suore… le metto una mano sulla testa e con un po’ di severità e un po’ bruscamente gliela faccio abbassare fino a mettere il viso sul materasso dicendo: - Questa testa orgogliosa, tu lo sai che per molte ragioni, se continui così, dovrai abbassarla fino in fondo all’abisso perché il Signore umilia gli orgogliosi, come ha umiliato il diavolo fino all’inferno -. Mentre la bambina fa’ il letto le faccio qualche esortazione, ma con tono severo di rimprovero; poi prendo l’acqua benedetta, mi faccio il segno della croce e, prendendo la spugnetta imbevuta la spruzzo di acqua benedetta dicendo: - Tieni, deciditi una buona volta a scacciare il diavolo che tu ti tieni stretto a braccetto e che accarezzi con le tue cattiverie.” (Fonte: Relazione delle due suore del 17/06/1947).

4) LE RITRATTAZIONI DI ADELAIDE NELLA SECONDA SEDUTA - IL SUO DRAMMA PERSONALE
Leggendo l’interrogatorio di Adelaide il lettore incontrerà continue negazioni dell’apparizione e frasi come: la Madonna lei non l’ha vista, queste cose le ha inventate lei, le ha immaginate, ha detto così per dire… Ma non si pensi che queste frasi possano essere utilizzate per affossare le apparizioni a conferma che Adelaide sia una strega.
Ogni frase con cui Adelaide è costretta a rifiutare la verità delle apparizioni è invece una dolorosissima stilettata da lei stessa inferta al suo piccolo cuore innocente per liberarsi da un incubo spaventoso, sono colpi di piccone, da lei stessa inferti contro il tesoro donatole dal Cielo diventato una croce pesantissima, impossibile a chiunque da reggere.
Terrorizzata e violentata psicologicamente per lunghi anni, collocata sul precipizio della dannazione eterna, riempita di incubi spaventosi, per liberarsi da quel nodo scorsoio soffocante senza portarla alla morte, Adelaide ha preferito il rogo della sua persona, pur di uscire da quell’agonia spaventosa senza fine. Sarà condannata però, a vivere nel continuo tormento di aver tradito la Madonna. “Mi disse che non poteva darsi pace. Che si sentiva responsabile di aver compromesso il messaggio della Vergine e forse anche responsabile del bene mancato per colpa sua a Bonate, per tanti esseri umani. Questo peso l’aveva tormentata per tutta la vita e tuttora si sentiva ancora traditrice” scriverà un’amica di Adelaide, 44 anni dopo questi fatti dolorosi.
Ancor oggi ella, piccola martire, è costretta a portare questo enorme peso.

(Segue)
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Fonti: Fonti private

Articolo pubblicato sulla Rivista SENAPA - ANNO IX - NUMERO 3 - 2004

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Allegato   Data inserimento:  23/05/1947