Autore:  Prof. Cazzamalli Data documento:  31/05/1944
Titolo:  Osservazioni del prof. Cazzamalli presente al Bonate il 31/05/1944

 OSSERVAZIONI DEL PROF. CAZZAMALLI PRESENTE A GHIAIE DI BONATE ALL'APPARIZIONE DEL 31/05/1944

Il prof. Cazzamalli che avrà successivamente altri tre incontri con la bambina, autorizzati da don Luigi Cortesi (13 giugno 1944, 5 Luglio 1944, 23 dicembre 1944) consegnerà personalmente al vescovo di Bergamo mons. Bernareggi una sua relazione conclusiva il 21 giugno 1945.

Per poter far un confronto con le relazioni di altri medici e studiosi delle Apparizioni di Ghiaie di Bonate del 1944, trascriviamo le osservazioni del prof. F. Cazzamalli, presente all'evento del 31 maggio 1944.

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SUL POSTO DELLE "APPARIZIONI".
Una considerazione credo utile di premettere, che potrebbe sembrare superflua, ma per chi ben vi rifletta non lo è affatto. Il ricercatore deve spogliarsi di qualsiasi tendenza passionale egocentrica in relazione all'oggetto della osservazione, e deve disporsi al fine della migliore riuscita delle proprie indagini, in condizione di equilibrio spirituale, senza lasciarsi sfiorare da alcun preconcetto anticipatore né in senso positivo, né in senso negativo.
In tale stato d'animo precisamente mi sono avviato alle Ghiaie di Bonate. Volevo infatti rendermi stretto conto dello svolgimento di un fatto, del quale era principale attrice una bambina, fatto che andava ripetendosi secondo un certo ritmo di tempo e di circostanze. Devo aggiungere per essere scrupolosamente preciso che alle radici del mito stato d'animo in,cospetto dei fatti, che mi proponevo di seguire col metodo della osservazione scientifica, era questa incrollabile posizione: avessi assistito ad un prodigio soprannaturale oppure avessi controllato un fenomeno inabituale metapsichico o un fenomeno allucinatorio patologico, e uno stato oniroide delle rêverie o avessi assistito ad una commediola inscenata da mentalità infantile normale e morbosa, la mia fede nella Religione rivelata da Gesù il Cristo - uomo e Dio - non avrebbe subito né poteva subire la minima oscillazione. Chi ha il dono impareggiabile della fede non abbisogna di conferme, che vengano da fatti straordinari. Anzi direi che in tal caso si tende a straniarsi dalla mentalità anonima esaltabile della folla, ora traboccante in eccessi di pietà, ora sommersa in plumbea indifferenza. Se poi avviene di assistere a fatti, di cui una valutazione profonda scientifica e teologica accerti il carattere di sovrannaturalità, questi mentre non costituiscono elementi di sorpresa per la coscienza del credente, appaiono invece quali anelli di una interminabile e incommensurabile catena di squisite manifestazioni della bontà di Dio a noi immeritevoli suoi figli. Così giunsi verso le ore 16 del 31 maggio 1944 alle Ghiaie di Bonate.

Si sapeva che le "apparizioni" avvenivano sempre verso le ore 18. Mi misi subito in contatto col Parroco delle Ghiaie di Bonate Sopra, il Rev. Don Cesare Vitali, dal quale appresi alcune notizie sulla bambina e sulla famiglia della stessa, che così si possono riassumere: padre dedito al vino; madre ottima; famiglia complessivamente buona di lavoratori; la bambina Adelaide, sesta di nove figli. Il Parroco me la definì,
"timida", a giungendo che mentre a prima vista sembra un po' tarda, meglio conoscendola si rivela normale; e così conchiudeva: "... gioca normalmente... nessuna ambizioncella... alla presenza di Mons. Vescovo Prese facilmente confidenza col Presule, giocherellando, mentre rispondeva alle domande, colla croce pettorale; poi lasciata a sé, mentre i presenti conferivano col Vescovo, si accoccolò a terra e prese a giocare colla coroncina che aveva seco".
Lasciati i compagni di viaggio alla frazione Ghiaie (soltanto chi guidava la macchina mi poté seguire fino in prossimità del recinto), e accompagnato da un sacerdote e da un incaricato, ai quali ero stato affidato dal Parroco, mi avviai per viottoli privati verso il luogo delle "apparizioni", essendo la strada comunale, che conduce dalle Ghiaie al recinto, intasata da migliaia e migliaia di persone, fra le quali non pochi erano i malati.
Riuscii così ad entrare nel recinto delle dimensioni di pochi metri quadrati di terreno, nel quale sarebbe stata portata la bambina al momento opportuno. Una folla densa di parecchie migliaia di persone si accalcava intorno al recinto; tutti gli alberi circostanti portavano grappoli umani. Questa folla enorme (calcolata nel numero di due o trecentomila persone) fin dalla notte antecedente aveva cominciato ad affluire incessantemente, provenendo dai luoghi più lontani, ed ora appariva, attraverso le espressioni fisionomiche, stanca ed eccitata insieme, accaldata, percorsa da attimi di misticismo rapidamente dileguatisi nell'affanno di un pigia-pigia, che si faceva sempre più penoso e pauroso.

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L'ARRIVO DELLA BAMBINA
Ad un dato momento - erano ormai quasi le ore 18 - una vibrazione profonda scuote la folla. Seguono subito le grida: "viene, viene" e poco dopo, sollevata e tenuta in alto da robuste braccia, veniva ricevuta nello steccato da altre braccia una bambina, accesa nel volto, quasi paonazzo, piangente, con espressione marcata di spavento, la quale girava intorno uno sguardo sgomento di persona sfuggita per miracolo alle strettoie pericolose dei temibili tentacoli della folla. Nel piccolo recinto, ove si svolgeranno i fatti inerenti alla prevista ultima "apparizione" la piccola Adelaide viene posta in primo tempo in piedi sul sasso, dove fin dalla prima volta la bambina asserì che le era apparsa la Madonna. Vicino le è Don Cortesi.
Scorgo seduto su un sedile di fortuna un prelato dalla veste paonazza, e in piedi, che si agita incompostamente per rimanere nel recinto a tutti i costi un seminarista intraprendente sino alla intemperanza, e poi alcune giovani donne, che mi si dice congiunte della Adelaide e un fotografo - il sig. A. Villa da Concorezzo - che mi promette - e manterrà poi la promessa - di inviarmi una copia di ogni istantanea che avrebbe preso. Scambio alcune parole coi colleghi dott. Loglio e dott. Maggi sui fatti succedutisi alle Ghiaie durante questo maggio, che sta finendo in un tripudio di sole.
Il dott. Loglio, mi comunica alcune sue impressioni: la Adelaide, secondo il collega, è sincera e timida ed egli tende ad osservare la genuinità dei fenomeni presentati dalla bambina. Esclude però che si tratti di una "estasi" con insensibilità. Afferma che la bambina ode, anche se non si muove, gli spari, e avverte, anche se non reagisce, le punture di spillo. Sarebbe insomma presente a se stessa in un certo senso anche quando appare assorta. Mi riferisce di avere osservato il caso di eccezionale immediato benessere di una signora che portava un corsetto per spondilite; anzi egli la vide compiere movimenti liberi di flesso-estensione del tronco sugli arti inferiori.
Cerco di avere qualche risposta dalla bambina che se ne sta in piedi, appoggiata ad una ragazza, che mi dicono essere cugina, ma invano. L'Adelaide Roncalli mi si presenta come una bimbetta contadina di buon aspetto fisico, con atteggiamenti di scontrosità e fisionomia chiusa e aggrondata nella quale non si sa a primo acchito se leggervi una certa qual deficienza mentale o quella scarsa socievolezza, fatta di timidezza e di diffidenza, propria degli abitanti di talune zone di contado.
La dott. Maggi frattanto mi informa di avere seguito con ogni attenzione scrupolosa le manifestazioni offerte dalla bambina dopo la prima parte delle "apparizioni". Mi avvedo intanto che la bambina, la quale cogli estranei, me compreso, non apre bocca a malgrado di ogni sollecitudine, dimostra confidenza con chi già conosce, come è il caso della dott. Maggi colla quale sottovoce scambia parole e frasi.
Sono le 18.20 (al mio orologio), e a richiesta del dott. Loglio la cugina si allontana dalla bambina e va a porsi vicino a Don Cortesi, che è separato dalla bambina e da noi dal "sacco delle suppliche", un rozzo sacco colmo di biglietti e di lettere, coi quali si chiedono alla Madonna i favori più disparati: sul sacco si appoggia la dott. Maggi, di fronte alla quale ritta in piedi è l'Adelaide. lo mi trovo pure in piedi quasi di fronte alla bambina, un po' verso la sua sinistra e tengo il polso sinistro dell'Adelaide e ne controllo le pulsazioni, mentre seguo con tutta attenzione ogni minimo atto, i gesti, gli atteggiamenti del corpo e le variazioni della espressione mimica che la bambina presenta.
Il dott. Loglio mi sussurra che l'allontanamento della cugina, lo ha voluto lui per dissipare la sciocca diceria che la stessa ipnotizzi la bambina. Alle 18,20 la frequenza del polso radiale sinistro dell'Adelaide, che è sotto il mio controllo, tocca le 110 pulsazioni al m'. Alle 18,30 la frequenza sale a 116, e rilevo che la bambina improvvisamente sbadiglia. Il recinto è stretto da una marea di persone, di cui ci arrivano grida passionali, preghiere intonate ad alta voce, invocazioni religiose e profane, canti, urla, lamenti. La bambina si è fatta ora tranquilla. Suda abbondantemente, ma va notato che siamo tutti, chi più chi meno in sudore per il caldo e la ressa. Gira attorno lo sguardo, sembra con scarso interessamento. Però a ben osservarla si capisce che ciò che avviene intorno a lei nel recinto e intorno al recinto richiama la sua attenzione e che questa viene esercitata pienamente.

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VARI STATI FISIOPSICHICI DELLA ADELAIDE
Alle 18,34 noto che la bambina, la quale è sempre in piedi sul sasso, col viso rivolto a levante (mentre il mio viso è rivolto a ponente) e con espressione fisionomica un po' assente, si fa lievemente con. centrata e sbadiglia per la seconda volta. (La dott. Maggi la quale è ai piedi della Adelaide, mi fa cenno di volermi parlare e chinatomi ad ascoltarla mi sussurra che l'inizio dell'" estasi " è segnata da quattro sbadigli a breve distanza uno dall'altro e che al quarto sbadiglio la bambina di solito entra in "estasi").
Alle 18,35 lo sguardo della bambina si è fatto più assente, ed è rivolto alle persone circostanti come quando, concentrati in noi stessi, volgiamo l'occhio meccanicamente senza però fermare l'attenzione su quanto ci circonda. E' evidente nella bambina uno stato di astrazione e di attenzione aspettante quale si osserva nei "sensitivi" (rabdomanti, chiromanti, radiestesisti, criptestesici generici).
Alle 18,40 le pulsazioni sono salite a 120 al m'. Seguo con tutta attenzione lo svolgersi di queste variazioni di espressione fisionomica, e dopo un minuto (sono le 18,41 sempre al mio orologio) il viso dell'Adelaide assume un'espressione immalinconita e poco dopo a nostra domanda accusa dolori addominali e bisogno di mingere. Facciamo siepe intorno alla bambina perché possa urinare col minimo di inibizione dei circostanti, ma non vi riesce. Dopo qualche istante si odono spari vicini e un aereo sorvola basso la folla. La bambina non presenta aperte e grossolane reazioni ai due stimoli uditivi, ma dall'espressione fisionomica, dal moto degli occhi, dallo sguardo fattosi attento, dai minimi movimenti del capo si capisce che ha avvertito i due stimoli improvvisi. Qualche istante più tardi dice spontaneamente: "A Bergamo mi dissero che sono guariti quattro feriti di guerra". Qualche istante dopo impallidisce notevolmente, le pieghe naso-labiali si fanno stirate e il viso assume l'espressione fisica della sofferenza addominale. La fronte è fredda e sudata, come nei disturbi acuti gastro-enterici. L'esamino rapidamente e ordino alla cugina di prenderla in braccio in modo che passi dalla posizione eretta a quella supina. Apprendo che le è stato concesso, per accontentare un suo desiderio, di sorbire un gelato, poco prima di portarla qui.
Alle 18,46 le chiedo, e si unisce a me nella richiesta la dott. Maggi, se vuole andare a casa, dato che sta poco bene. Risponde decisa: "No, aspettiamo". Cerco di farle prendere una compressa di cibalgina - unico rimedio antialgico che ho con me - ma rifiuta energicamente. Facciamo sciogliere la compressa in mezzo bicchiere di acqua e comincio a sollecitarla a bere la soluzione perché l'enteralgia venga beneficamente influenzata. L'Adelaide alle nostre sollecitazioni sorride e con atteggiamento scherzoso invita a bere qualche sorso della soluzione la cugina, e la sorella maggiore (che nel frattempo si è avvicinata richiamata dallo stato di malessere dell'Adelaide). Queste fingono di bere, ma solo assaggiano la pozione e fanno smorfie per il sapore amaro, mentre la bambina sorride divertita. Passa circa una mezz'ora durante la quale la folla viene avvertita con un megafono primitivo che la bambina sta poco bene e che bisogna pazientare.
Alle ore 19,20 la Adelaide spontaneamente esprime desiderio di confidare un suo pensiero alla dott. Maggi. Alla quale, come alla cugina, unicamente si rivolge quando intende di esprimere qualche suo pensiero, come quando risponde a interrogazioni mie a cui non e data risposta diretta ma attraverso l'intermediaria dott. Maggi. Infatti la bambina con persone sconosciute si tace e solo quando è entrata in confidenza - come si rileverà anche per me, ma più innanzi diviene via via aperta e affettuosa. Dice dunque l'Adelaide alla dott. Maggi: "Se mi sento male e la Madonna non viene, però i miracoli li fa lo stesso".
Verso le 19,30 arrivano al recinto vaghe vociferazioni di due miracoli, che sarebbero avvenuti. Dei due malati, si vocifera che un cieco avrebbe riacquistato la vista. Allora l'Adelaide dice: "Voglio vedere quello che ha riacquistato la vista".
Controllo il polso. Le pulsazioni sono ora di 100 al m'. La bambinna è sempre semisdraiata nelle braccia della cugina, però appare sollevata e il colorito del volto si è fatto normale. Nel frattempo la Adelaide a breve distanza sbadiglia due volte. Poco dopo improvvisamente dice: "I guariti sono tre, un ragazzo e due giovinette". (Tutte le sue frasi sono dette in dialetto bergamasco).
Alle 19,40 le pulsazioni sono 1.18 al m'. L'Adelaide è sempre nelle braccia della cugina e non vi è accenno ad alcun inizio fenomenico. Il Commissario di P. S., naturalmente innervosito del protrarsi della strana situazione in mezzo ad una folla stragrande e risoluta a non muoversi nella attesa della "apparizione", esprime la decisione di portar via la bambina, dato che dall'ora consueta (ore 18) siamo ormai alle 19,40. Egli non vede il momento che tutto sia finito e si sgravi dalle sue spalle la indubbia seria responsabilità di tale eccezionale assembramento. Sono dunque le 19,40, e la decisione del Commissario di P. S. si fa sempre più ferma e prossima all'attuazione.
Allora sorge in me l'idea di invitare alla preghiera il piccolo circolo di gente, che nel recinto attornia la bambina, e io stesso estraggo una coroncina. Qui, innanzi di spiegare le ragioni profonde della mia mossa, quali risulteranno poi esplicite da un documento, che più innanzi riferirò, debbo ricordare come prima che insorgessero i dolori addominali, avevo cercato di intrattenermi colla bambina in vari modi ed anche mostrandole questa mia coroncina, che proviene da Gerusalemme e precisamente dal S. Sepolcro. La bambina su invito della cugina baciò la corona, ma io non ottenni neanche una parola di risposta alle mie domande.
Ricordo ancora che vi erano stati alle 18,30, i due sbadigli e che la bambina ad un dato momento apparve assorta e come avviata allo stato di attenzione aspettante "piccola trance", ma che poi tutto si era risolto nella sofferenza causata dall'enteralgia. In tale occasione un sacerdote aveva iniziato a voce alta la preghiera del Rosario, ma questa era stata troncata dal malessere della bambina. Comincio dunque ad alta voce a recitare il Rosario alla Vergine, mettendoci tutti noi del recinto in ginocchio, mentre la bambina è sempre semi-sdraiata nelle braccia della cugina. Alla preghiera rispondono tutti dal recinto e molti di quelli vicini a noi fuori recinto. Mentre assolvo tale compito, che mi sono proposto, non cesso dall'osservare il contegno dell'Adelaide. Dopo la prima decina e metà della seconda la bambina si scioglie dalle braccia della cugina e si alza in piedi sul sasso e da quel momento partecipa anche lei alla recita del Rosario, rispondendo regolarmente.

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INIZIO, MOMENTI, FINE DELLA VISIONE E CONDIZIONI NEUROPSICHICHE CORRELATIVE DELLA BAMBINA
Alle 19,50 il Rosario è terminato. La bambina in piedi sul sasso, guarda assorta col viso verso levante al cielo. Dai presenti si intonano ad alta voce le litanie. lo non partecipo più alle preghiere per tornare al dedicarmi unicamente alla osservazione attenta della bambina. Questa all'inizio delle litanie, cui risponde a voce udibile tenendo nelle mani una corona, presenta un primo sbadiglio. La cugina Maria infila alla bambina un'altra corona al collo. L'Adelaide sbadiglia per la seconda volta sempre assorta. Via via si fa sempre più, concentrata in se stessa con un evidente crescendo di uno stato psichico, che si può sicuramente definire di "attenzione aspettante". Segue un terzo sbadiglio e gli occhi della bambina sono ora fissi a levante, mentre volge le spalle al sole in declino. Succede immediatamente il quarto sbadiglio e la bambina tiene la sguardo sempre più fisso ed estatico al cielo in direzione obliqua verso l'alto.
Sono al mio orologio le 19,57 e l'Adelaide in questo momento si presenta in stato caratteristico sognante o di piccola estasi, mentre la espressione fisionomica si è fatta seria e ferma. Lo sguardo è fermo all'orizzonte, le labbra si muovono come se mormorasse preghiere ma non si ode alcun suono di parole, neanche essendo accosti alla sua bocca.
La folla intorno è piombata in un silenzio di tomba. Sempre collo sguardo fisso all'orizzonte e ritta sul sasso, va sgranando automaticamente fra le dita la corona. Mi avvedo che mentre continua tale stato del tipo di "piccola trance" o "piccola estasi" ad un dato momento l'Adelaide si pulisce il naso col fazzoletto e colla mano destra si ravvia a destra i capelli. Tutto ciò in modo automatico e senza distrarre lo sguardo dall'orizzonte. Un sanitario avvicina agli occhi della bambina il manico di un martelletto da riflessi: rilevo che la bambina reagisce con ammiccamento (reazione di difesa). Un altro medico punzecchia ripetutamente il collo della bambina con uno spillo. Osservo che la bambina non dà segni di essere molestata, ma che da alcune quasi impercettibili reazioni mimiche si capisce che avverte le punture, come avverte i toccamenti del sanitario che le asciuga guance e fronte madide di sudore. Tenta ancora quest'ultimo sanitario di rilevare con una lampadina elettrica il riflesso alla luce delle pupille, il che però non è possibile per la ancora viva luminosità solare diffusa. La bambina reagisce ammiccando per riflesso di difesa nell'avvicinarsi all'occhio della lampadina. Raccomando a quei colleghi di non disturbare inutilmente, la bambina, perché il rendimento massimo dell'indagine si ottiene nell'attenta osservazione dello stato psichico dell'Adelaide, (con tutte le spontanee reazioni neuro-organiche, neuro-muscolari, neuro-vascolari, neuro-psichiche) come nella valutazione di ogni minimo spontaneo particolare dello stesso.
La bambina nel frattempo, perdurando nello stesso psichico descritto, continua a sgranare con movimenti tipicamente automatici delle mani la corona del Rosario. Tale movimento viene però compiuto dalla bambina a casaccio, non cioè come quando viene recitato il rosario e ogni grano nuovo entra fra i polpastrelli ad ogni nuova Ave Maria, ma senza alcun rapporto di tempo, neanche se si pensasse che i movimenti delle labbra corrispondessero alla preghiera sussurrata delle Ave Maria di un rosario.
Sono le 20,03 e l'Adelaide (trovo nelle mie note che il polso fra le 20 e le 20,03 segnava 108 battiti al m') con leggero movimento destrorso del corpo si volge verso uno dei sanitari e gli consegna la corona. Contemporaneamente si tocca il collo, e volge lo sguardo dalla posizione fissa fino ad allora mantenuta sulla persona vicina. Allora Don Cortesi si alza di scatto dalla posizione inginocchiata e grida a voce altissima: "Tutto è finito". Urla e grida fanno coro dalla immensa folla. Vorrei continuare ad osservare la bambina rientrata così nello stato psichico normale, ma il Commissario di P. S. si impadronisce dell'Adelaide e colla pistola impugnata la difende - a ragione - dalla pressione tremenda della folla che si pigia contro il recinto, per poter avvicinare la bambina. E' un momento pauroso. Il Commissario fa credere alla folla di percorrere colla bambina un determinato percorso, e ciò vale a incanalare la maggior parte degli astanti sulla linea che va dal recinto alla casa della bambina. Invece rapidamente la sottrae a tutti con una diversione abile, e contornato da pochi fidati la nasconde agli occhi della folla e riesce a portarla verso un punto opposto, ove apprenderò poi che vi era un'auto ad attenderla.

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LUNGO LA VIA DEL RITORNO
Ritorno in compagnia di alcuni sacerdoti alle Ghiaie, percorrendo la stessa strada e arrivo alla Chiesa. Va subito detto che io mi proponevo, appena cessato lo stato psichico correlativo alla visione, di sondare anzitutto l'Adelaide per averne le più fresche risposte circa quello che nello stato simil estatico poteva o sembrava aver veduto. Mi riservavo anche di accompagnarla subito dopo nella sua casa per intrattenermi ancora un poco colla bambina sia sui fatti svoltisi in tale giornata, sia sulle "apparizioni" dei giorni precedenti. Tutto ciò fu reso impossibile dal modo come venne a precipitare la situazione a "visione" finita.

La bambina, come seppi poi, era stata ricondotta direttamente a Bergamo senza passare dalla sua casa delle Ghiaie, e per il momento a me non restava che raccogliere quegli altri elementi della giornata che mi sarebbero poi serviti a collegare colle "visioni" della Adelaide. Espressi subito a quei sacerdoti della diocesi di Bergamo, che mi erano stati compagni nel ritorno, la mia ferma intenzione di rivedere la bambina e di procedere a quegli esami clinici, che avrei ritenuto opportuno, onde accertare la personalità fisiopsichica della bambina, date le manifestazioni inusitate che essa aveva in una serie di giorni presentato a ripetizione. Sul piazzale della Chiesa feci ricerca dei miei compagni di viaggio.
Va qui ricordato che Suor P. come tanti altri malati, in tale giorno non aveva potuto raggiungere neanche in prossimità il luogo delle "apparizioni". Erano stati tutti raccolti in un'aula dell'Asilo Infantile, colla promessa loro fatta, e che non poté essere mantenuta, di una visita della bambina subito dopo l'"apparizione"...

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Fonte: Archivi privati.
Archivio di della cancelleria della curia vescovile di Lodi, incartamento mons. Bramini. Relazione del prof. F. Cazzamalli del 21 giugno 1945 al vescovo mons. Bernareggi.
"La Madonna di Bonate, apparizioni o visioni?" di F. Cazzamalli, Fratelli Bocca editori, Milano 1951.
"Storia dei fatti di Ghiaie", Luigi Cortesi, SESA Bergamo
"Il problema delle apparizioni di Ghiaie", Luigi Cortesi, SESA Bergamo.
"La Fonte sigillata", Domenico Argentieri, Scalera editore, Roma 1955
"Adelaide speranza e perdono", G. Arnaboldi Riva, Ed. Villadiseriane, 2002

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COMMENTO
Perché il prof. Ferdinando Cazzamalli non accorse prima del 31 maggio a Ghiaie?

La risposta la da lui stesso nel suo libro "La Madonna di Bonate, apparizioni o visioni?
"... Perchè mi trovavo nell'impossibilità materiale di farlo (Infatti ero stato arrestato a Premana (Valsassina) con mia moglie dalle S.S. tedesche la notte del 7 maggio 1944 per aiuto ai nostri partigiani ed ai prigionieri alleati. Tradotti alle carceri di Bergamo e tenuti come ostaggi venivamo rilasciati poi a fine maggio per insufficienza di prove.)...
La Provvidenza, che mi è stata estremamente benigna per la mia scarcerazione in quella fine di mese, mi consentì l'attuazione del mio profondo desiderio di osservazione e di studio scientifico dei fatti delle Ghiaie e della protagonista.
Lo spettacolo di quella folla fittissima che, proveniente dai più lontani luoghi, veniva ad assieparsi intorno ad una bimbetta, per seguirne ogni mossa in attesa di un fatto, che solo la bambina avrebbe percepito, era veramente inusitato..."

Successivamente il prof. Ferdinando Cazzamalli, ebbe i seguenti incontri con la bambina:
1) 13 giugno 1944, a Gandino, nel convento delle Suore Orsoline
Presenti: Don Luigi Cortesi, il celebre pittore G.B. Galizzi di Bergamo, la dott. E. Maggi e il prof. F. Cazzamalli, Adelaide.

2) 5 Luglio 1944, a Gandino, nel convento delle Suore Orsoline.
Presenti: don Bellotti (solo nella prima parte), suor Michelina, don Luigi Cortesi, la dott.ssa E. Maggi e il prof. F. Cazzamalli, Adelaide.
Proprio quel giorno viene eseguita su Adelaide un'odiosa, offensiva ed inutile visita alle pudende (parte intima) voluta da don Luigi Cortesi.

3) 23 dicembre 1944, a Bergamo, nel convento delle Suore Orsoline.
Presenti: don Luigi Cortesi, Suor Michelina, il prof. F. Cazzamalli, Adelaide.


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Allegato   Data inserimento:  31/05/1944