L’INQUISITORE RACCONTAVA STORIELLE ATTINTE DA LIBRI BOCCACCESCHI Coloro che denigrano le apparizioni di Ghiaie non hanno di certo letto né studiato in modo approfondito i libri di don Luigi Cortesi, "inquisitore" delle Apparizioni di Ghiaie del 1944 e "insidioso accusatore" della povera Adelaide (libri utilizzati dalla Curia di Bergamo per il processo contro le apparizioni), altrimenti avrebbero dovuto ammettere che don Cortesi aveva usato un linguaggio poco "consono" ad un'anima sacerdotale. Per costoro, che hanno al massimo letto solo "qua e là" quello che faceva loro comodo per denigrare, "tutto era regolare"; "non vi era assolutamente nulla di anormale" nell'opera dell'inquisitore. Ma se costoro avessero letto seriamente e attentamente quei libri, avrebbero dovuto ammettere che quel prete arrogante, che si sentiva "puro come il sole" aveva usato spesso dei modi iniqui e un linguaggio perverso.
E letture mirate di quelli scritti hanno purtroppo evidenziato molti lati oscuri di quel prete inquisitore.
Esaminando per esempio la pag. 156 del libro "Storia delle apparizione di Ghiaie" di don Luigi Cortesi, a prima vista il lettore potrebbe pensare di trovarsi di fronte a un banale colloquio del prete con la piccola Adelaide ma, approfondendo la questione e controllando la fonte apertamente citata dall’inquisitore, risulta invece tutt'altra cosa!
Ecco quanto ha recentemente scoperto lo scrittore Giuseppe Arnaboldi Riva, rileggendo attentamente e analizzando proprio la pag. 156 di quel libro in mano alla Commissione e ai giudici.
Lascio ai lettori trarre le dovute conclusioni.
=======================================================================================
Articolo, datato 19/05/2007, dello scrittore Giuseppe Arnaboldi Riva, autore del libro "Adelaide, speranza e perdono".
"DON CORTESI, E... PRE' SCARPACIFICO
Più volte ho affermato che i libri di don Cortesi sulle apparizioni di Ghiaie appartengono alla Chiesa Cattolica almeno per tre motivi:
- perché don Cortesi è stato un sacerdote influente della Diocesi di Bergamo e della Chiesa Cattolica (ricordiamo il suo ruolo direttivo nella redazione della "Enciclopedia Ecclesiastica Vallardi" e la sua promozione a Monsignore, che lo ha portato alle soglie dell'episcopato).
- perché i suoi libri sulle apparizioni di Ghiaie sono stati editati dalla Curia di Bergamo (Società Editrice Sant Alessandro) e dunque avvalorati dalla Curia Romana e dal Sant'Uffizio.
- perché questi libri sono stati usati dai giudici del Tribunale Ecclesiastico (nominati dal Vescovo mons. Bernareggi) come prova documentaria della colpevolezza di Adelaide e della sentenza contro le apparizioni di Ghiaie.
Più volte inoltre, ho sottolineato il dovere della Chiesa (gerarchica-istituzionale) di rivisitare criticamente questi SUOI libri. Ma ogni volta sono stato costretto: - a prendere atto del comportamento pusillanime di tanti ecclesiastici (che per anni, pur avendone le possibilità, hanno voluto costantemente ignorare il contenuto di questi PREZIOSISSIMI STRUMENTI DOCUMENTARI), - e ad assistere al tentativo reiterato di coprire le verità contenute in questi libri con una valanga di elogi smodati alle eccezionali doti intellettuali di don Cortesi.
Che don Cortesi sia stato uno studioso formidabile non c'è alcun dubbio. Anch'io per motivi opposti, devo a lui una profonda gratitudine, perché, a differenza di molti altri preti pavidi e codardi, lui ha mostrato il volto di una Chiesa capace di utilizzare la violenza, l'intrigo, la calunnia e la persecuzione come strumenti d'ordine sociale e religioso per mantenere i ruoli di potere consolidati. Devo ammettere infatti, che non c'è pagina dei suoi libri priva d'interesse: perfino le meno attraenti dal punto di vista narrativo e apparentemente banali aprono ampi squarci di luce sul retroscena di una cultura sacerdotale altrimenti destinata a sparire nella dissimulazione.
E' il caso ad esempio della pagina 156 del suo libro "Storia dei fatti di Ghiaie", nella quale don Cortesi ricorda una novella che egli stesso ha raccontato alla piccola Adelaide durante uno dei suoi innumerevoli incontri con lei nel convento bergamasco delle suore Orsoline.
"Contamene ancora" lo sollecita Adelaide, dopo che don Cortesi le ha narrato la storia di un bue con le corna generato da un osso piantato in terra. "Quale vuoi? Una da ridere o da piangere?" - le domanda don Cortesi - "Da ridere? Si. Una volta.... e narro ripulita e adattata - scrive ancora don Cortesi - la novella di PRE' SCARPACIFICO, delle PIACEVOLI NOTTI, di Straparola".
Questo ricordo di don Cortesi mi ha colpito.
Allora mi sono procurato il libro di Straparola e ho letto la novella.
PRE' SCARPACIFICO è un prete ingannato che si vendica portando la morte ai famigliari dei suoi ingannatori, e poi a loro stessi, facendoli cadere in trappole successive. In uno di questi tranelli il prete finge di uccidere la perpetua e la resuscita infilandole nel sedere un piffero dentro il quale soffia. Piffero che il prete vende ai suoi ingannatori, i quali, ingolositi dalla magia, uccidono le rispettive mogli senza poterle poi resuscitare perché nel loro sedere il piffero non funziona più.
Poi, ripensando al racconto di don Cortesi, mi sono domandato:
- come mai don Cortesi vuol far conoscere questo suo colloquio con Adelaide e questa particolare novella "boccaccesca" ai suoi amici curiali? (Ricordo che i libri di don Cortesi sono stati stampati in numero limitato ad uso esclusivo dei preti curiali bergamaschi e romani.) - e qual'è il messaggio che don Cortesi nasconde per loro?
Queste le risposte che mi sono dato:
1) In primo luogo costoro hanno potuto sapere da don Cortesi che Adelaide sopportava anche racconti sconci perché "bambina sensuale abituata a vivere nella volgarità" (il ricordo di don Cortesi, apparentemente banale, è in realtà la ripetizione di un'ACCUSA TERRIBILE ED INFAMANTE contro Adelaide).
2) Ai suoi amici curiali non è stato difficile riconoscere in Pre' Scarpacifico la figura tragicomica dello stesso "don Cortesi inquisitore" intenzionato a sovvertire l'inganno di Adelaide e portarla alla morte (civile) insieme alla sua famiglia.
3) Questo piccante riferimento letterario - LE PIACEVOLI NOTTI - è infine un chiaro invito a leggere le storielle seducenti piene di "immagini" pornografiche contenute ne "LE PIACEVOLI NOTTI di Straparola". Lettura legittima, s'intende, concessa dalla Chiesa a don Cortesi e ai suoi amici preti perché di certo tutti in possesso della così detta "PATENTE DI LETTURA" negata ad altri. Cosa del tutto normale nella Chiesa, da quando, come si sa, Papa Paolo IV, nel 1559 proibì la lettura del Decamerone di Boccaccio, ma poi agli Inquisitori venne concessa la "Patente di lettura"; mentre ai semplici fedeli per lunghissimo tempo venne vietata perfino la lettura della Bibbia.
Questa pagina del libro di don Cortesi, apparentemente banale, ci mostra invece, non solo una Chiesa di potere che ha giustificato la violenza e la vendetta, ma anche un clero al quale la Chiesa ha concesso di praticare una doppia morale.
Giuseppe Arnaboldi Riva 18/05/2006
|