Autore:  Vari Data documento:  20/04/2008
Titolo:  Fatti e misfatti dell'inquisitore

 DOCUMENTO PUBBLICATO SU QUESTO SITO IL 20/04/2008




NON È TUTTO A POSTO COME SI SOSTIENE

Perché non si debba più dire: "Ma io non lo sapevo!",

FATTI, MISFATTI E SCANDALI DELL'INQUISITORE E "INSIDIOSO ACCUSATORE" DON LUIGI CORTESI (Apparizioni di Ghiaie di Bonate 1944)

Che Adelaide “non venne mai perseguitata”, come ha dichiarato qualcuno a fine gennaio 2006 sul Giornale di Merate, è una vergognosa menzogna, un insulto alla dignità e all’onore di una povera bambina, Adelaide Roncalli, colpevole di aver visto la Madonna nel Maggio 1944 a Ghiaie di Bonate.

Da sessant'anni si continua a sostenere che "il caso è chiuso dal 1944", che "tutto si è svolto regolarmente" e che "i giudici hanno lavorato bene e seriamente". Qualche esperto di diritto canonico, anni fa, chiamato a fare un'indagine suppletiva ha persino dichiarato che "non è stata riscontrata nessuna irregolarità". "Tutto è a posto" per l'attuale vescovo di Bergamo mons. Amadei che, a breve, dovrà lasciare l'incarico per raggiunti limiti di età.
Ghiaie di Bonate avrebbe potuto diventare un grande polo mariano, l'unico al mondo dedicato alla Famiglia. Quanta poca lungimiranza! Viste le conclusioni, viene spontaneo il dubbio che nessuno abbia letto seriamente quelle carte e approfondito il caso o abbia letto "qua e là" quello che faceva comodo per denigrare quelle apparizioni.

Perché tanti ostacoli, perché tanta reticenza, perché Ghiaie di Bonate fa così paura ad una certa frangia del clero bergamasco? Perché ostinarsi a difendere l'operato poco limpido di don Luigi Cortesi, l'inquisitore dei fatti di Ghiaie di Bonate? Perché l'incartamento relativo ai fatti di Ghiaie di Bonate deve rimanere ancora segreto dopo più di sessant'anni? Perché l'attuale Vescovo di Bergamo, mons. Amadei, non vuole assolutamente aprire l'archivio per far chiarezza sulla vicenda? Che cosa si vuol coprire, che cosa si vuol nascondere di così grave per porre il divieto di consultazione su quell'incartamento? Perché la stampa locale cattolica ha l'assoluto divieto di trattare l'argomento Ghiaie?

Eppure chi come me ha avuto il coraggio, la pazienza e il tempo, per anni, di approfondire il caso non può che rimanere sconcertato e nauseato per quanto di grave è emerso da certi documenti storici e da certi archivi riservati che ho avuto la fortuna di consultare.

Ma li avete letti e riletti quei tre libri di don Cortesi? Li avete analizzati, studiati? Non credo perché altrimenti sareste usciti nauseati da quella letteratura "melliflua e melodrammatica" dove don Cortesi si ostina a dimostrare il contrario di tutto. Che attendibilità hanno tutti quegli interrogatori e quelle dichiarazioni carpite con violenza e senza la presenza di testimoni? Che attendibilità hanno i dialoghi e le esposizioni dettagliate dei fatti riportati da don Luigi Cortesi quando non era ancora presente sul luogo delle apparizioni. E che valore dare ai suoi scritti quando don Cortesi confessa alla pag. 169 di "Storia dei fatti di Ghiaie" che all'alienista Zilocchi ha dato solo quei dati negativi e che se n'è guardato bene di esporgli gli aspetti positivi che avrebbero bilanciato o sanato quelli negativi? Chissà quante altre volte ancora avrà occultato prove a favore di Adelaide e delle apparizioni per raggiungere i suoi scopi.
Quale parte della verità avrà riferito alla Commissione, ai suoi superiori, al cardinal Schuster e alle gerarchie vaticane?


Se n'è guardato bene, don Cortesi, di ritirare il fascicolo di supplemento d'indagine medica su certi miracolati depositato nella Parrocchia di Ghiaie di Bonate, perché avrebbe dovuto costatare allora che certe guarigioni erano straordinarie e inspiegabili e il suo castello sarebbe rapidamente crollato perché bastava una guarigione miracolosa per convalidare quelle apparizioni.
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E non parliamo dei lunghi colloqui / interrogatori imposti alla piccola Adelaide che riporta minuziosamente. Doveva essere stato un genio per scrutare, interrogare, inquisire, ingannare e contemporaneamente trascrivere minuziosamente tutto quanto avveniva. Non mi pare che a quell'epoca esistessero registratori tascabili e non risulta che don Cortesi portasse con sè segretari o stenografi. Operava da solo senza testimoni, pretendeva tutto dagli altri, ma lui non rendeva conto a nessuno del suo operato.

Quanti documenti ha sottratto alla parrocchia di Ghiaie di Bonate che non ha più restituito? Quanti documenti o quante testimonianze a favore ha volutamente ignorato e non ha mai presentato nel fascicolo ufficiale?
Quanti testimoni ha comprato con regali e denaro sottratto ai pellegrini? Che ruolo ha giocato con i fascisti e i nazisti e soprattutto con l'amico F. Langer, capitano delle SS? Che rapporti aveva con membri della Massoneria?... L'elenco dei perché è molto lungo!

Avrebbero dovuto fermarlo, come hanno fatto i parrocchiani di Lourdes con il giovane prete rampante che aveva tentato d'insidiare e di inquisire Bernadette Soubirous.

"Basta processi, la Madonna delle Ghiaie sia luogo di culto"! ora che sta emergendo tutto, qualcuno cerca di correre ai ripari perché si fermi il processo sull'operato dell'amico o maestro don Luigi Cortesi. Ma a quale prezzo? Un santuario intestato alla Madonna di Fatima o di Lourdes... ma di apparizioni del 1944 non se ne dovrà più parlare!!!! Povera Regina della Famiglia!


DON LUIGI CORTESI È DIVENTATO DON X
È il colmo dei colmi! Da qualche mese, il terribile inquisitore delle Apparizioni di Ghiaie, don Luigi Cortesi appunto, non viene più chiamato pubblicamente con il suo nome. E' diventato per qualcuno: DON X. Perché occultare pubblicamente il nome di quella persona? Di che cosa si ha paura a pronunciare quel nome? Quali interessi sono in gioco, quali pressioni sono state fatte e quali compromessi sono stati presi perché nel commentare le apparizioni del 1944, si giunga persino ad occultare all'opinione pubblica il nome di quel giovane prete, don Luigi Cortesi, che fu il maggior responsabile dell'affossamento delle Apparizioni di Ghiaie di Bonate del 1944 e del martirio della povera Adelaide?
No, così non va! Se invece di quel prete, fosse stato un illustre sconosciuto sarebbe stato fatto a pezzi da molto tempo e nessun prete, di certo, avrebbe preso le sue difese!

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MA TUTTO È VERAMENTE A POSTO NELL'AFFARE GHIAIE?
NON VI È PROPRIO NESSUNA OMBRA SULL'OPERATO DI DON LUIGI CORTESI?
NON C'È PROPRIO NESSUN ELEMENTO CHE IMPLICHI LA RIAPERTURA DEL CASO?
LA PICCOLA ADELAIDE NON FU MAI PERSEGUITATA?

PER LA CURIA DI BERGAMO E PER GLI AMICI DI DON LUIGI CORTESI TUTTO È REGOLARE. SONO SOLO CALUNNIE CONTRO QUEL PRETE!

ECCO UN ELENCO DETTAGLIATO DEI FATTI O MEGLIO DEI MISFATTI COMPIUTI DALL'INQUISITORE.

GIUDICATE VOI SE "TUTTO È A POSTO"!!!

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1 NEL 1944, L'INQUISIZIONE ESISTEVA E COME!
L'Inquisizione non era un fatto del lontano passato seppellito per sempre dalla Chiesa. Esisteva, esisteva e come! Nel libro "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" don Cortesi lo ammette lui stesso quando si autodefinisce (cfr. pagg. 10 e 14) "inquisitore", "accusatore", "insidioso indagatore" di Adelaide e dei Fatti di Ghiaie di Bonate del 1944.

2 I SACERDOTI SEMBRANO SUBITO SUGGESTIONARLA
Nel diaro del vescovo mons. Bernareggi, sotto la data del 29 maggio 1944 vi è una interessante noticina: "Do istruzione a Don Cortesi che non si faccia vedere come un direttore dei movimenti, per togliere pretesto all'osservazione fatta da qualche confratello che ora che si è cercato di togliere la bambina alla suggestione dei famigliari, sono i sacerdoti che sembrano suggestionarla". Malgrado vi fossero seri pericoli che la bambina venisse suggestionata, nessuno fermò don Cortesi che ignorò l'ordine del vescovo e che continuò la sua opera inquisitoria.

3 NON AVEVA NESSUN INCARICO SPECIALE
Nel suo libro "Storia dei fatti di Ghiaie", S.E.S.A. Bergamo, pubblicato tra il 1944 e 1945 senza l'imprimatur della Chiesa, Don Cortesi confessa chiaramente e senza nessun dubbio (cfr. pagg. 125, 130, 131) di avere operato senza un "incarico speciale" addossandosi tutta la responsabilità del suo operato: "non avevo alcuna autorità", "i miei contatti colla bambina non erano nulla meno che furti", "anch'io sorpresi la buona fede delle suore", "le suore non mi chiesero le credenziali, che non avevo".

4 DAL VOLTO ALLE PUDENDE
Don Cortesi, inizialmente, non fu un fautore delle apparizioni. Fin dal primo giorno il prete si è avvicinato alla bimba con intenzioni indagatrici da "demolitore" (cfr. Storia dei fatti di Ghiaie, pag. 70). Per capire è sufficiente leggere quello che lo stesso don Cortesi rivela in "Storia dei fatti di Ghiaie", pag. 76 al termine del suo primo incontro con Adelaide: "un nugolo di SOSPETTI mi danzava nella mente" scrive il prete bergamasco dopo essere uscito dalla casa di Adelaide "quella sera, la strada del ritorno era una giungla seminata dai miei DUBBI, dai PROGETTI, dalle INDAGINI e dagli ESPERIMENTI DA FARE. Decisi di studiare a fondo quel CASO INTERESSANTE".

5 PRIMO INCONTRO FATALE
Ma che cosa ha visto di tanto inquietante don Cortesi quel fatidico venerdì 19 maggio 1944, primo giorno della sua venuta a Ghiaie? Come mai, dopo aver incontrato Adelaide per qualche minuto, esce dalla sua casa carico di sospetti e immerso, addirittura, in una "giungla di dubbi"?
L'oggetto della sua paura era il volto e il sorriso di Adelaide! "Fioriva sul suo VOLTO un SORRISO felice intelligente, birichino: QUEL SORRISO FU LA PIÙ ISTRUTTIVA SCOPERTA DI QUESTO INCONTRO"- scrive lo stesso don Cortesi ammettendo altresì, apertamente, che il rapporto da lui stabilito con Adelaide, fin da quel primo incontro, non era sincero, ma basato sulla dissimulazione: "fingendomi sorpreso...le faccio fiducia, mostro di interessarmi molto". Questa finzione iniziale si trasformerà ben presto in un vero e proprio dramma nel quale don Cortesi coinvolgerà preti, suore, religiosi, istituzioni e luoghi sacri. (cfr. "Storia dei fatti di Ghiaie", pag. 75).

6 CULTURA FASCISTA E RAZZISTA
Ma come può il sorriso e il volto di una bimba diventare una scoperta istruttiva e seminare una giungla di sospetti e di dubbi? Occorre approfondire con quale pensiero e con quale terribile bagaglio culturale il prete bergamasco scenderà a Ghiaie e incontrerà Adelaide.
Innanzitutto bisogna sapere che don Cortesi è un filosofo studioso di Fisionomia e che, poco prima di scendere a Ghiaie, ha scritto un saggio nel quale ha valorizzato una nuova pseudo-scienza erede della Fisionomia: la Biotipologia diffusa dal prof. Nicola Pende, una nuova disciplina nata nel clima totalitario della dittatura fascista, conosciuta anche come "SCIENZA DEL REGIME", una pseudo-scienza che pretende di scoprire le affezioni dell'anima di una persona dalle espressioni del suo viso, dalla morfologia del suo corpo, dal suo aspetto e dal suo comportamento (cfr. "Note per uno studio dell'individualità umana", Sac. dott. Luigi Cortesi, La Scuola Cattolica, 1943, pagg. 6-7).
E don Cortesi applicherà su Adelaide i principi di questa nuova pseudo-scienza fascista e razzista da lui propugnata dedicando nel suo libro "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" un capitolo intero di ben 50 pagine (cfr. pagg. da 98 a 147) intitolato appunto: "IL BIOTIPO DI ADELAIDE".

7 PRELEVO' MOLTO DENARO
Da un documento rimasto segreto per molti anni, la relazione finanziaria dell'allora parroco di Ghiaie don Cesare Vitale al cancelliere Magoni, datata 21/04/1948, si legge che don Luigi Cortesi prelevò a più riprese soldi versati dai pellegrini e precisamente Lire 65.878 per pagare alla SESA la stampa dei suoi libri contro le apparizioni; Lire 133.085 (in più riprese) per pagare la pensione di Adelaide presso le Orsoline, le pratiche con i medici, i viaggi per i graziati e per le fotografie. Non diede mai un resoconto dettagliato di come spese quel denaro (ingenti somme allora). Quei prelevamenti furono un insulto alla povera gente che si era privata del poco denaro che aveva per farne dono alla Madonna.

8 UN LOSCO "DARE PER AVERE"
Il losco traffico di regali di don Cortesi cominciò subito il primo giorno della sua discesa a Ghiaie di Bonate, quel fatidico venerdì 19 maggio 1944 quando, introdottosi in casa Roncalli, il prevenuto don Luigi Cortesi cercò subito di accattivarsi la simpatia della piccola. Prima scherzò affettuosamente con lei, poi estrasse dalle sue tasche, fingendosi sorpreso di averli trovati, alcuni amaretti e qualche altro pasticcino. Fu tanto impudente da regalare persino alla piccina un pacchetto di sigarette e qualche sigaro da consegnare al padre. Ecco come don Luigi Cortesi istaurò la sua finta amicizia con la bambina.

9 PAGO' CON REGALI CERTI TESTIMONI
Don Luigi Cortesi, l'inquisitore, non dubitò di pagare alcuni testimoni con regali vistosi (vestiti) e rarissimi in quell'epoca (sigarette) e ciò fu confermato dal sig. Francesco Verri davanti alla Commissione d'inchiesta" (cfr. Argentieri, La fonte sigillata, pag. 33). Anche il curato di Ghiaie, don Italo Duci, in una lettera a mons. Bramini del 11/06/1946 accusò don Cortesi di aver fatto regali ai testimoni: "Anche secolari mostrarono il loro dissenso circa l'opera di D. Cortesi. Ha regalato due vestiti: uno al fratello di Maria e l'altro a Candido. Al dir di secolari abbondavano anche le sigarette. LO SCOPO FORSE FU QUELLO DI RIUSCIR MEGLIO NEI SUOI INTERROGATORI." (Fonte: Fascicolo di mons. Bramini, Curia di Lodi)

10 INCOLPO' LA MADONNA
Il 25 gennaio 1946, in una lettera all'assistente di Padre Gemelli, don Cortesi incolpava anche la Madonna di non avergli dato il preavviso perché si sarebbe trovato sul posto cinque minuti prima che scoppiasse il fenomeno (Fonte: "La fonte sigillata", D. Argentieri, pag. 36).

11 VOLEVA LA GUARIGIONE DI UN FAMILIARE
Giunto a Ghiaie, don Cortesi pretese un segno personale: fece chiedere da Adelaide alla Madonna la guarigione immediata di un suo stretto familiare, ma non fu esaudito. La testimonianza di Suor Bernardetta "pare che don Cortesi non creda più alle apparizioni, per la ragione che, diceva la bambina, non ha avuto una grazia mentre prima le grazie le aveva sempre avute" non fa che confermare quanto ci è stato rivelato da fonti riservate.

12 200 INTRUSIONI IN CONVENTO NON AUTORIZZATE
Il vescovo aveva vietato a chiunque di avvicinare la bambina in convento perché Adelaide doveva essere lasciata in pace. Le continue intrusioni, duecento circa, (che don Cortesi definì "furti quotidiani") commesse dall'inquisitore e non autorizzate, furono taciute al vescovo. Di questo furono complici le suore che custodivano Adelaide e gli amici e conoscenti di don Cortesi. Don Cortesi disubbidì più volte al Vescovo e continuò a vedere e a tormentare la bambina nei vari conventi.

13 MENTIRONO PERSINO AL VESCOVO
Il Vescovo Bernareggi fu tenuto all'oscuro delle continue visite di don Cortesi alla piccola Adelaide nel convento di Gandino. Don Riccardo Belotti, confidò alla signora C. Finazzi Falsetti (cfr. promemoria del 25/02/1978) che nell'estate del 1944, mentre passava un periodo di vacanza a Gandino (Bg), ospite delle suore Orsoline nel cui istituto era stata segregata la piccola veggente, non ebbe il coraggio di dire al Vescovo la verità e cioè che la bambina non era lasciata in pace e che don Cortesi contravvenendo agli ordini del suo superiore, continuava ad interrogare la bimba. Si giustificò dicendo che non voleva dare un dispiacere al vescovo.

14 FU' SEQUESTRO DI PERSONA
Che sarebbe successo a don Cortesi se le drammatiche vicende vissute da quella bambina fossero avvenute ai nostri giorni? Si lascia al lettore immaginare lo scenario e i provvedimenti che sarebbero stati presi... Purtroppo i fatti del 1944, presero un'altra piega e le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti. Strappata arbitrariamente dal focolare domestico a soli 7 anni, il 23 maggio 1944 (quando la invitarono, con l'inganno a fare una passeggiata in automobile), Adelaide fu imprigionata nel convento della Orsoline di Bergamo, poi nel convento di Gandino, poi a Somasca, a Ranzanico, quindi di nuovo a Bergamo ma presso le Suore della Sagesse. Un vero e proprio sequestro di persona eseguito da don Cortesi, con un consenso estorto ai poveri genitori che avevano grande soggezione e fiducia illimitata verso il clero.

15 SI DOVEVA DEMOLIRE LA RELAZIONE GEMELLI
Don Cortesi era venuto a sapere che il vescovo aveva chiesto all'amico ed esperto padre Gemelli, di stendere una dettagliata relazione sulla bambina. Bisognava quindi fermare ad ogni costo padre Gemelli e contrastarlo con un'altra relazione, quella dell'occultista prof. Cazzamalli, che presentasse invece l'Adelaide come una sognatrice allucinata e padre Gemelli come un incapace.
Infatti, la relazione di padre Gemelli consegnata al vescovo di Bergamo sarà molto favorevole ad Adelaide e denuncerà l'incompetenza e l'inattendibilità di don Cortesi, invalidando ogni sua iniziativa con un giudizio drastico e senza appello sulla presunzione che il giovane prete bergamasco aveva dimostrato. Don Cortesi, tramite l'amico occultista prof. Cazzamalli e le sue astruse teorie paranormali, cercherà allora di demolire ed affondare il lavoro dell'illustre esperto in psicologia infantile e metterlo in cattiva luce presso il vescovo di Bergamo.

16 L'ODIOSA VISITA ALLE PUDENDE
Il 5 luglio del 1944, nel convento di Gandino, avvenne un fatto odioso e raccapricciante: la visita medica completa alla bambina estesa anche alla parte pubica e alle "pudende" (o organo genitale), una visita richiesta dall'inquisitore don Luigi Cortesi ed effettuata all'insaputa dei famigliari di Adelaide, eseguita dall'occultista prof Cazzamalli in presenza naturalmente di don Cortesi. Durante l'esame, visto l'imbarazzo della piccina, don Cortesi le raccomandò persino di prestarsi quietamente e docilmente all'esame con la promessa di una passeggiata fuori dal convento con le amichette. (cfr. F. Cazzamalli, "La Madonna di Bonate", pagg. 43÷-46).
Che cosa c'entrava la visita ginecologica alla bambina con le Apparizioni della Madonna? Il morboso inquisitore voleva mettere in dubbio la verginità di una bimba di 7 anni e anche dimostrare, tramite la visita all'organo genitale, che la bambina era stata concepita durante una notte di ubriachezza del padre. (cfr. "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", pag. 94, libro in mano ai giudici).

17 UNA PROVA DI DISONESTÀ
Il 31 maggio 1944, l'ultimo giorno delle apparizioni, Don Cortesi comunicò alcuni dati "all'esimio alienista Zilocchi", solo quelli negativi naturalmente e se ne guardò bene di esporgli gli aspetti positivi che avrebbero bilanciato o sanato quelli negativi. E' lo stesso Cortesi a rammaricarsi del suo operato poco limpido: "Il buon dottore apprezzò la mia onestà scientifica. PER LA STESSA ONESTÀ AVREI DOVUTO ESPORRE ANCHE GLI ASPETTI POSITIVI DELLA QUESTIONE, CAPACI DI BILANCIARE E DI SANARE QUEGLI ELEMENTI NEGATIVI, IL CHE ALLORA NON FECI. OND'È CHE MI CROGIOLAI IN UN ACUTO RIMORSO". Una prova flagrante della inattendibilità e della disonestà di don Cortesi. (Fonte: "Storia dei fatti di Ghiaie", Luigi Cortesi, pag. 169).

18 NON RIUSCÌ A SMONTARE LA 1A APPARIZIONE
A pag. 66 del libro "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" don Cortesi fa un'importantissima ammissione: "...Ma non seppi raccogliere mai alcun indizio di frode a cui si debba la prima apparizione: almeno il primo atto del dramma fu recitato senza regista". Un particolare fondamentale che fu naturalmente ignorato e nascosto dagli addetti ai lavori.

19 EBBE LA FAMA DI "ESPLORATORE"
Dei fatti di Ghiaie, oltre che poeta drammatico, don Luigi Cortesi è stato anche regista e attore protagonista, filosofo, scienziato, medico, teologo, studioso interessato, inquisitore... e purtroppo anche "esploratore". Ma "esploratore" di che cosa, si chiederanno stupiti i lettori? Esplorava tra la folla "seni femminili scoperti dalla pressione tangenziale" (cfr. "Storia dei fatti di Ghiaie", pag. 100). E ancora: "Mi ricordo che per togliermi da un groviglio dovetti far leva colla mano sul petto di una ragazza: il grido che la poveretta emise mi turbina ancora il cervello (cfr. "Storia dei fatti di Ghiaie", pag. 182). Qualcuno può spiegare che cosa c'entravano i seni femminili con le Apparizioni di Ghiaie e con l'istruttoria del processo?
(da un articolo di G. Arnaboldi Riva)

20 GLI ESPERIMENTI SACRILEGHI
Dopo aver descritto la bimba come "belvetta irrefrenabile, leoncino selvaggio, minaccia per la purità della fede! pubblico pericolo!" e tanti altri epiteti ancora, il prete bergamasco ha l'impudenza di scrivere queste parole gravissime, sibilline, che non spiega: "E poi nella calma dell'isolamento in un ambiente psicologico di sana temperatura si potevano tentare gli esperimenti più adatti che alle Ghiaie sarebbero stati giudicati sacrilegi" (cfr. "Storia dei fatti di Ghiaie", pag. 120). Quali sono stati dunque gli esperimenti condotti dal prete bergamasco, esperimenti sacrileghi per i semplici, ma a lui solo permessi? Che cosa nasconde la Curia di Bergamo, impedendo di consultare gli incartamenti?

21 GLI ALTRI ESPERIMENTI DISONESTI
Nel suo libro "Il problema delle apparizioni di Ghiaie" Don Luigi Cortesi, afferma alla pagina 23: "In agosto avevo iniziato una serie di esperimenti delicati per scoprire se il fenomeno di maggio era riproducibile per suggestione. Mi furono sconsigliati come disonesti e perciò li abbandonai..."
Per raggiungere i fini preposti, è oramai certo che tra le sacre mura di istituzioni don Cortesi sperimentò sulla povera bimba metodi vietati e condannati dalla Chiesa a comuni mortali, come l'ipnosi e l'occultismo. E possiamo immaginare quali furono gli effetti disastrosi di quelle pratiche sulla bambina indotta più volte a negare quelle apparizioni e a ripetere quelle che don Cortesi le aveva disonestamente impresso nella mente.

22 VIOLENZA FISICA E SPICOLOGICA
Non sempre le relazioni di don Cortesi con la bambina furono innocenti. Adelaide fu completamente alla mercé dell'inquisitore che la isolò, la segregò, la ingannò negli affetti, la minacciò, la terrorizzò con spaventose visioni dell'inferno, la umiliò, la traumatizzò; le creò incertezze e numerosi sensi di colpa e suscitò in lei un affetto morboso tanto che la bambina arrivò al punto da desiderare che Cortesi fosse il suo vero padre, e una volta lo invitò persino a dormire con lei nel suo lettino. Adelaide stessa dichiarerà più tardi a Padre Raschi in merito al suo rapporto con don Cortesi: "...io, come fui educata in casa di aver fede in ciò che dicono i preti, credetti alla sua parola e non osai più dire diversamente di quanto egli mi affermava..." (cfr. "Questa è Bonate", pag. 53).
Emergono fatti raccapriccianti sulle violenze fisiche e psicologiche subite dalla bambina per mezzo di Don Cortesi e di alcune suore delle Orsoline di Gandino e della Sapienza di Bergamo (cfr. testimonianze di Adelaide; Relazione di Suor Bernadetta e di Suor Maria Maddalena del 17/06/47; Relazione di Mons. Bramini del 02/02/47).

23 PECCATO MORTALE E INFERNO
Don Cortesi aveva così via libera ai suoi imprudenti esperimenti ed assalti alla bimba. Prima, fece terra bruciata intorno alla bambina, costringendola a riversare su di lui tutto il suo affetto. Poi, conquistata la sua illimitata fiducia, cominciò ad inculcare in lei profondi sensi di colpa, e la terrorizzò con lo spettro del peccato mortale e della dannazione eterna, suscitandole atroci paure dell'inferno e dei suoi demoni, come testimoniano le numerose pagine dei suoi libri.
E quel terrore dell'inferno assillerà Adelaide per molti anni, tanto che lo sottolineerà persino Papa Giovanni XXIII, nella sua lettera dell'08/07/1960 a mons. Battaglia: "...Ciò che vale in "subiecta materia" è la testimonianza della veggente: e la fondatezza di quanto ancora asserisce a 21 anni ed in conformità alla sua prima asserzione a 7 anni: E RITIRATA IN SEGUITO ALLE MINACCE, ALLE PAURE DELL'INFERNO FATTELE DA QUALCUNO. MI PARE CHE INSISTA QUEL TERRORE DI QUELLE MINACCE..."

24 USO DISTORTO DEL SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE
Che don Luigi Cortesi si sia servito "anche del sacro tribunale della Penitenza per esercitare la sua imposizione sulla bambina", i fatti sembrano fortemente insinuarlo.
Una persona autorevole riferì a mons. Bramini, il 22/05/1946, che "don Cortesi confessava la piccola quasi abitualmente". Affermazione poi confermata direttamente da Adelaide il 27 luglio 1946 che alla domanda di mons. Bramini "Da chi andavi a confessarti quando eri nell'altro collegio ?" rispose decisamente: "Andavo quasi sempre da don Cortesi fino a quando è venuto in collegio." Che don Cortesi si sia fatto confessore della piccola affiora anche tra i colloqui tra Adelaide e la mamma, tra Adelaide e la sua maestra e dalle deposizioni di suor Michelina e suor Rosaria davanti alla Commissione il 16/01/1946.
D'altronde anche il Cortesi stesso ammette nei suoi libri di avere a più riprese confessato Adelaide (1° volume pag. 132, 3° volume pag. 212 e 225).
Dal colloquio citato tra la bimba e la sua maestra risulta poi che in quella confessione affrettata fatta da D. Cortesi questi ebbe a dire "DI TENERE SEMPRE QUELLA PAROLA CHE AVEVA SCRITTO".

Si può quindi affermare con sicurezza che "don Cortesi ha mescolato il foro esterno col foro interno sacramentale, dimostrando una assoluta mancanza di prudenza e di criterio che in un sacerdote fa paura". È quindi da deplorare "la sua ingiustificabile sconsigliatezza nell'avere ascoltato le confessioni della piccina.

Terrorizzata persino in confessionale da don Cortesi, Adelaide dovette promettergli alla fine di mantenere "sempre quella parola", quella della negazione. La crescente paura dell'inferno sapientemente inculcata dall'Inquisitore e la promessa fattagli in confessione di mantenere sempre quella parola di negazione, sono senza dubbio le chiavi d'interpretazione delle continue negazioni della bambina.

25 GESTI SCONVENIENTI AD UN'ANIMA SACERDOTALE
È stato recentemente rinvenuto uno scritto inedito della giovane Adelaide che dichiarava quanto segue, qualche anno dopo le Apparizioni: "Certamente Don Cortesi, nel suo modo d'agire, poco serio, avrà avuto qualche santa intenzione, ma è pur vero che ripensando io al passato, non mi posso trattenere dal credere che certi gesti fatti verso di me bambina ignorante, troppo familiari ed affettuosi fossero sconvenienti ad un'anima sacerdotale." (Fonte: foglio manoscritto di Adelaide, scoperto in un archivio privato.)

26 IL VERGOGNOSO COMPORTAMENTO DEL PRETE VERSO LA BIMBA
Nella sua Relazione alla Commissione Teologica, datata 02 febbraio 1947, Mons. Bramini, difensore di Adelaide, denunciò il vergognoso comportamento di Don Cortesi verso la piccola veggente: "...nessuna autorità avrebbe mai potuto approvare tutto quello che egli ha fatto nei riguardi della bambina Roncalli, quando la sottoponeva a lunghi interrogatori e ad esperimenti non sempre commendevoli, a prove di assai discutibile saggezza, prudenza e pedagogia, quando la coccolava, la abbracciava e baciava e si lasciava da lei baciare, quando la cumulava di regali anche vistosissimi, quando la visitava ad ogni ora del giorno e della sera avanzata, quando la fotografava e faceva fotografare in tutte le pose e in tutte le fogge di vestire, come fosse una diva del cinema (e di ciò fa fede il copioso, troppo copioso documentario fotografico in atti), quando la faceva visitare da questo o da quello, nonostante la disposizione dell'isolamento..."
Anche don Italo Duci, curato di Ghiaie, denunciò, in una lettera del 11/06/1946 a mons. Bramini il vergognoso comportamento di don Cortesi: "Solo lui difatti avea il monopolio della bambina... NAUSEA il contegno e la famigliarità con la bambina ... NAUSEA sino a far ribrezzo il fatto di baciare la bambina sui capelli quando gli dice che non ha visto la Madonna..." (Fonte: Fascicolo mons. Bramini, Curia di Lodi)

27 RACCONTAVA STORIELLE BOCCACCESCHE
A pag. 156 del suo libro "Storia dei fatti di Ghiaie", don Cortesi ricorda una novella che egli stesso ha raccontato alla piccola Adelaide durante uno dei suoi innumerevoli incontri con lei nel convento bergamasco delle suore Orsoline. Una novella "ripulita e adattata", la novella di PRE' SCARPACIFICO, delle PIACEVOLI NOTTI, di Straparola.
Questo piccante riferimento letterario - LE PIACEVOLI NOTTI - è, in codice, un chiaro invito a leggere le storielle seducenti piene di "immagini" pornografiche contenute ne "LE PIACEVOLI NOTTI di Straparola". Lettura legittima, s'intende, concessa dalla Chiesa a don Cortesi e ai suoi amici preti perché di certo tutti in possesso della così detta "PATENTE DI LETTURA" negata ad altri. Cosa del tutto normale nella Chiesa, da quando, come si sa, Papa Paolo IV, nel 1559 proibì la lettura del Decamerone di Boccaccio, ma poi agli Inquisitori venne concessa la "Patente di lettura"; mentre ai semplici fedeli per lunghissimo tempo venne vietata perfino la lettura della Bibbia.
(Da uno studio di G. Arnaboldi Riva)

28 LE PROVE DELLE PERCOSSE
Le prove delle percosse inferte alla piccola Adelaide sono ormai numerosissime e concordi. Le testimonianze orali sono suffragate da documenti scritti. Persino monsignor Magoni notaio del Tribunale Ecclesiastico di Bergamo è stato costretto a verbalizzare la denuncia della bimba nella prima seduta del processo: "Le Suore Orsoline certe volte me le davano, quando dicevo di aver visto la Madonna; per es. Suor Ludgarda; così anche al lavoro, quando per es. non avevo l'ago. Allora dicevo che l'aveva vista lo stesso anche se mi battevano..."
Drammatico e terribile è il resoconto scritto da suor Celestina, suora Sacramentina, che, nell'estate del 1948, interrogherà Adelaide nell'asilo infantile della parrocchia di Ghiaie sulle percosse inflitte alla bimba da alcune consorelle di un altro ordine. Mentre don Cortesi la terrorizzava con la paura dell'inferno, cadute nella trappola dei giudizi terribili del prete inquisitore, e considerando anche loro Adelaide come posseduta da una legione di demoni, alcune suore impaurite l'hanno colpita con continue percosse sul corpo, violentissime...

29 ANCHE DON CORTESI DICEVA DI AVERE DELLE VISIONI
Ecco, raccontato direttamente da Adelaide, come don Cortesi riuscì con un altro inganno a convincerla che le sue visione erano solo fantasia: "Don Cortesi, di frequente, mi narrava che lui pure un giorno aveva visto la Madonna, Gesù Bambino e San Giuseppe, ma non era un'apparizione, perché li aveva visti solo nella fantasia e che perciò anche a me era successo così, perciò era grave peccato affermare agli altri che li avevo visti. Per molti mesi io sostenni decisa di averli visti, poi la parola di Don Cortesi insistente e persuasiva mi convinse che veramente facevo peccato a manifestare agli altri le apparizioni della Madonna: anche perché affermandomelo un sacerdote, io, come fui educata in casa di aver fede in ciò che dicono i preti, credetti alla sua parola e non osai più dire diversamente di quanto egli mi affermava e decisi pertanto di tenerlo solo nel mio cuore. Per farla finita con tutti, mi decisi di confessarmi. Difatti al Sacerdote Don Sonzogni mi accusai che non era vero ciò che narravo della Madonna.
Il 15 settembre 1945, come il solito, Don Cortesi mi portò da sola per interrogarmi, perché io, per suo ordine, non potevo parlare con alcuno; anzi, mi aveva detto che, a qualunque persona mi avesse avvicinato per interrogarmi, io dovevo dire: "Non sono autorizzata a rispondere". In una sala delle Suore Orsoline di Bergamo, dopo aver chiuso le porte, Don Cortesi mi dettò le parole da scrivere sullo sfortunato biglietto. Mi ricordo benissimo che, posto lo stato di violenza morale che stavo subendo, lo macchiai ed egli divise il foglio e me lo fece rifare, con molta pazienza, pur di ottenere il suo scopo. Così il tradimento fu compiuto." (cfr. "Questa è Bonate", Padre Bonaventura Raschi, pp. 53-54).

30 ESTORSIONE CON TERRORE E INGANNO
Inoltre si sa per certo che, il 15 settembre 1945, Don Cortesi terrorizzò la bambina prima di estorcerle il biglietto di negazione delle Apparizioni. Adelaide raccontò alla cugina Annunciata quanto segue: "Don Cortesi per farmi scrivere il biglietto mi diceva che mio papà e mia mamma erano stati messi in prigione per colpa mia; che le mie sorelle erano state portate lontano, e la casa era stata chiusa con la chiave; non c'era più nessuno. Tutto per colpa mia, perché ho detto che ho visto la Madonna. Se sempre dicevo che l'avevo vista il papà e la mamma sarebbero sempre stati in prigione, e le mie sorelle non sarebbero più venute a casa. Non avrei più visto nessuno. Dopo mi ha dato la sua penna stilografica e la carta per scrivere il biglietto". (cfr. A. Ballini, "Una fosca congiura contro la storia", pag. 115; altre testimonianze private).

31 IMPRUDENZA E SCORRETTEZZA
Dalla relazione di Mons. Bramini del 02/02/1947 apprendiamo che don Cortesi era accusato "oltre che di imprudenza anche di scorrettezza per avere egli divulgato le sue relazioni stampate che dovevano invece rimanere segrete, e ciò - dicono - con scandalo dei buoni, con gioia dei malvagi, e con detrimento del prestigio della Commissione Ecclesiastica e del suo futuro verdetto, qualunque esso potesse essere.

32 VENTILO' IL BOTTINO AI QUATTRO VENTI
Contravvenendo al segreto istruttorio, Don Cortesi "fece poi vedere a tanti personaggi di più o meno autorità" quel biglietto di ritrattazione del 15 settembre 1945, sottratto con l'inganno e la paura ad Adelaide Roncalli e fatto scrivere senza nessun testimone. Che valore può avere quel foglio macchiato, sbandierato da Don Cortesi ai quattro venti che risulta, dopo un esame più approfondito, essere stato manomesso (certe lettere e la data non risultano essere della grafia di Adelaide).

33 AGì DA SOLO E SENZA NESSUN CONTROLLO
"Quasi tutte le testimonianze rimproverano al Cortesi di aver sempre agito da solo e senza controllo di alcuno, né del clero locale, perché egli raccoglieva le testimonianze fuori dalla casa parrocchiale e di preferenza quando sapeva il clero locale impegnato nelle funzioni parrocchiali festive; con i testimoni trattò sempre da solo a solo, senza la presenza di altri testi qualificati e senza mai chiedere a chi gliele poteva dare informazioni circa l'attendibilità o meno dei testi che egli interrogava; risulta del resto che anche con la bambina Roncalli egli trattò sempre da solo, sia quando la interrogava, sia quando pargoleggiava con lei, sia quando ella affermava la realtà delle apparizioni, sia quando la negava. Così che è lui solo che riferisce quanto ella ha detto prima e quanto ha detto poi. Egli è solo a garantire l'autenticità, la spontaneità, la libertà della pseudoritrattazione della bimba... Circa il fatto che don Cortesi agì sempre da solo e senza alcun controllo si potrebbe obiettare che egli ebbe per compagno Don Sala. Ma purtroppo si sa, anche per sua esplicita dichiarazione davanti alla Commissione, che quest'ultimo lo assistette saltuariamente e poi lo lasciò fare da solo.
(cfr. Relazione di mons. Bramini 02/02/1947)

34 MONOPOLIZZO' L'AFFARE GHIAIE
"Molti ancora rimproverano a D. Cortesi di aver monopolizzato tutto ciò che si riferiva ai fatti di Ghiaie, senza che nessuno potesse avere da lui notizie di sorta, attribuendo poi a questo suo modo di fare dei secondi fini... Moltissimi gli fanno l'appunto di non avere mai sentito il bisogno di chiedere lumi e consigli a persone mature e illuminate, mentre egli era tanto giovane ed inesperto in un opera di questo genere.
(cfr. Relazione di mons. Bramini 02/02/1947)

35 SOTTOPOSTA A TERRIBILE ESORCISMO
Don Cortesi, e in seguito alcune suore della Sapienza, esasperarono talmente la bambina che alla fine fu creduta indemoniata (cfr. Relazione del 17/06/1947 di Suor Bernadette e di Suor Maria Maddalena, suore della Sagesse). Nel giugno 1948, qualcuno interpretando quei disturbi psicologici (dovuti ai traumi delle violenze psicologiche subite) come manifestazioni di possessioni diaboliche, costrinse la piccola a subire un nuovo ed umiliante calvario sottoponendola ad un esorcismo, trasferendola in gran segreto, ad Aosta a Notre-Dame de la Guérison (cfr. "Adelaide speranza e perdono" di G. Arnaboldi Riva, pag. 140).

36 RISPOSTE CARPITE CON VIOLENZA
Basterebbero leggere alcune sconcertanti ammissione di don Luigi Cortesi nelle prime pagine del suo libro "Il problema della apparizioni di Ghiaie" per capire con quali metodi subdoli, violenti e terroristici l'inquisitore e la sua cerchia hanno, alla fine, disonestamente indotto la bimba a negare più volte di aver visto la Madonna. Comunque già a pag. 9, don Cortesi ammette: "...Ma chi conosce quanto poco sia quel "tutto" che ella disse a don C., con quanti ondeggiamenti, imbarazzi e pene fu detto, con quanta fatica, pazienza e pena FU STRAPPATO, giudicherà più tosto, che con quel pretesto, la piccola tenti di sottrarsi ai terribili impacci di un interrogatorio. ... Adelaide inchioda la testa sul petto, risponde a strappi, vaga, affannosa, come uno che s'arrabatti per DIFENSERSI DA UN'AGGRESSIONE. Fa capire anche troppo di essere in croce e perciò mette in croce l'interlocutore, IL QUALE NON VOLEVA ESSERE UN CARNEFICE E ALLA FINE NON SAPRA' QUANTO VALORE ATTRIBUIRE A QUELLE VAGHE RISPOSTE CARPITE CON VIOLENZA. La poverina soffre per questa pena che procura..." E a pag. 10, ammette ancora: "Ma in quella circostanza l'inquisitore credette meglio lasciarsi cader di mano GLI INSIDIOSI STRUMENTI D'AGGRESSIONE: che valore avrebbe avuto la confessione di un'anima infantile in crisi?..." E a pag. 12 continua: "E infine, l'acuta pena degli interrogatori doveva essere molto spesso creata alla bambina dalla inabilità e dalla sconcia indiscrezione degli interrogatori, ed è certo che alcune disavventurate risposte di Adelaide perdono il loro significato inquietante, SE SI PENSA IN QUALI CIRCOSTANZE INOPPORTUNE FURONO STRAPPATE."

37 IL RICATTO DELLA LIBERTÀ
Dopo la ritrattazione del 15 settembre 1945, don Cortesi apre ad Adelaide, per poche settimane, le porte della libertà. Ma ben presto, la bimba viene di nuovo segregata, non più presso le suore Orsoline, ma presso l'istituto delle suore della Sagesse di Bergamo e lo rimarrà sin dopo il processo nel 1947, sotto continuo ricatto psicologico. Immaginate il dramma di quella bimba, privata ancora una volta di tutti i suoi affetti famigliari, tradita negli affetti anche dallo stesso don Cortesi. Rinchiusa di nuovo nel convento carcere, controllata giorno e notte ed esasperata dalle suore, succube e ancora alla mercé di don Cortesi (che la controllava dall'esterno), priva della sua identità (le avevano persino imposto un altro nome), Adelaide vedeva infrangersi tutti i suoi sogni, le sue speranze di fanciulla. L'unica via d'uscita per uscire da quella bolgia infernale era mantenere quelle parola, quella della negazione.

38 LA VERITÀ MELLIFLUA E MELODRAMMATICA
"La verità l'abbiamo solo noi in Curia" sostiene ancora qualche ecclesiastico oppositore! Ma quale verità? Quella di don Luigi Cortesi "incaricato di preparare qualcosa come un'istruttoria"? Ma l'avete letta e analizzata quella letteratura "melliflua e melodrammatica" di don Cortesi? Un "dramma", una "tragedia" o meglio una "farsa" scritta da un prete "insidioso accusatore e inquisitore" di Adelaide, autodefinitosi anche "puro come il sole" (cfr. la lettera di don Cortesi a mons. Carrara del 12/10/1955). Un prete che trascurava i suoi impegni d'insegnante presso il Seminario di Bergamo per recarsi di continuo a Ghiaie di Bonate ad indagare, a raccogliere notizie e pettegolezzi.

39 UNA STORIA INFARCITA
Il 2° libro di don Luigi Cortesi "Storia dei fatti di Ghiaie", è un volume che "non racchiude la storia dei fatti, perché non è una rassegna limpida e lineare, oggettiva e serena di essi, ma una elaborazione soggettiva, tormentata e stravolta da un cumulo di preoccupazioni filosofiche, scientifiche, psicopedagogiche, letterarie e persino pettegole, nella quale l'autore fa un po' di tutto: il filosofo, sottile e cavilloso e dubbioso di tutto, così da sembrare un cartesiano, lo scienziato, il critico, il teologo, il mistico, lo psicologo, il pedagogista, il raccoglitore di inezie e persino talvolta il novelliere.
Quante persone, dotte e pie, hanno letto questa strana storia hanno dovuto dichiarare che essa li ha disorientati nella conoscenza che speravano di raggiungere dei fatti di Ghiaie, e ciò appunto per tutti quegli elementi eterogenei di cui l'autore l'ha infarcita.
Molti che furono vicini ai fatti dicono che questa storia è anche lacunosa perché diversi dati di fatto e diverse circostanze d'una certa importanza non vi figurano affatto..." (cfr. Relazione mons Bramini del 02/02/1947).

40 GRAVISSIMO PERICOLO PER LA FEDE
Per don Cortesi le apparizioni di Ghiaie e la piccola Adelaide rappresentavano un gravissimo pericolo per la fede. Egli vedeva con paura migliaia e migliaia di persone riempire la piana di Ghiaie e tre quarti della città di Bergamo svuotarsi per accorrere attorno alla piccola "selvaggia" del Torchio. Don Cortesi odiava la folla che considerava "un mostro". E odiava la miseria e l'ignoranza come luoghi infernali. Egli rincorreva invece un grande sogno, lo stesso sogno del tradizionalista e massone Joseph De Maistre, (come ben si può leggere nella voce Intellettuali dell'Enciclopedia Ecclesiastica Vallardi) secondo il quale solo pochi, intellettuali, guidati da un Architetto Invisibile, dopo molto sforzi, possono arrivare alla verità.

41 SEGUÌ LE TEORIE DI NICOLA PENDE
Arrogandosi competenze, incarichi e autorità di cui era del tutto privo, don Cortesi, nel suo libro intitolato "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", ha presentato i frutti del suo aberrante esame sulla piccola Adelaide, un esame condotto seguendo le teorie del prof. Nicola Pende attivissimo scienziato del Regime Fascista, primo firmatario del manifesto per la razza del 1938, ormai riconosciuto come l'esponente principale del "Razzismo Italico".
(da uno studio di G. Arnaboldi Riva)

42 L'INQUISITORE DIVIDEVA L'UMANITÀ IN DUE GRUPPI
Don Cortesi si è arrogato ogni diritto su Adelaide convinto che l'umanità sia divisa in due parti separate fra loro: da un lato pochi privilegiati, intellettuali, "quelli che pensano", gli eccellenti, come lui, dall'altro la massa ignorante fatta di ignavi, "rifiutati dallo Spirito Santo" ed "esclusi dalla Chiesa" come Adelaide (cfr. "La spiritualità dello scoutismo", Gino Cortesi, pag. 4; "Senso cristiano del mondo", Cortesi, pag. 72 ).
(Da uno studio di G. Arnaboldi Riva)

43 LA NINFETTA IMPUDICA E IL PARANINFO PERFETTO
Alla pag. 3 del volume, "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", don Cortesi, da furbo intellettuale, marchia la piccola Adelaide in modo vergogno utilizzando una figura mitologica: la "ninfetta oreade", immagine di una creatura femminile sensuale che vive nel basso e amoreggia coi demoni.
Seguiranno pagine piene di calunnie e ingiurie dove Adelaide viene persino vista come un essere orripilante, un "anfrattuoso nodo di vipere, uno scrigno chiuso custodito da sette draghi" frutto di una genia maligna, come una bugiarda, "ingannata dal cupo genio del male". Un'ingiuria infamante, un fatto disgustoso ed indegno di un sacerdote.
Lui invece, prete colto, identifica se stesso e il proprio cerchio con un'altra ninfa, una ninfa regale: la "divina naiade", immagine di una creatura elevata e raffinata che "danza fra le onde e sopra le onde della materia pesante", una ninfa divina, che vive in alto, nella reggia dei filosofi e della cultura intellettualistica riservata a pochi (cfr. "L'essere uomo", Cortesi, pag. 72 -73).
(da uno studio di G. Arnaboldi Riva)

44 DON CORTESI AVEVA L'ASSOLUTO DISPREZZO DELLA POVERTA'
Don Cortesi aveva l'assoluto disprezzo della povertà. Per lui, Adelaide era poco più di niente. "Quel trapolino di Adelaide... Non avrà mangiato a sufficienza. Mangia solo polenta e latte, si sa, poteva vedere anche il S. Cuore" scriveva l'inquisitore a pag. 10 del libro "Storia dei fatti di Ghiaie". E poi a pag. 12 continuava con disdegno: "Aveva le calzine rotte, i rustici zoccoletti si sfilacciavano...; cenci e miseria, che non furono mai rilevati quando Adelaide era un atomo anonimo...".
E non mancano nelle pagine dei suoi libri l'ironico spregio per la fame, quella che don Cortesi non ha patito, la fame vera che attanagliava la piccola Adelaide. A pag. 121 del libro "Il problema della apparizioni di Ghiaie" don Cortesi scrive con ripugnanza: "Riceveva sol mezzo pane dalla mamma... e quando, rarissimamente, in famiglia si mangiava il cocomero, ella ne toccava neanche la metà di una fetta molto più piccola di questa, cosicché per saziare la golosità di cocomero doveva raccogliere dalla vicina roggia Masnada le bucce galleggianti e accontentarsi di rifinirle..."

45 DELIRANTI ED INQUIETANTI AFFERMAZIONI
A don Cortesi era tutto permesso, persino offendere Dio e la Madonna con affermazioni inquietanti, irriguardose, oltraggiose: "Sta' a vedere che anche la Vergine Maria parla ai suoi figli con restrizioni mentali!" (cfr. "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", pag. 38)
"Come Dio poté incomodarsi per fornirci rivelazioni così povere e comuni?" (cfr. pag. 46). "In ogni tempo, dai fondi miserabili di anime guaste, affiorano le pretese di contatti diretti e sensibili col soprannaturale. Talora sono delitti di spiriti diabolici, ma più spesso sono follie di povere menti in rovina. Gli ospedali neuropsichiatrici rigurgitano di visionari, che soffrono cosiffatte idee deliranti; senza dire di quella immensa schiera di anormali e di paranormali che può disperdersi e nascondersi nella massa normale, non perché sia meno malata, ma perché è meno pericolosa." (cfr. pag. 69)
E dopo quest'ultima delirante affermazione, visto che don Luigi Cortesi aveva confidato a Adelaide che anche lui aveva delle visioni, viene proprio da chiedersi se in quella cerchia di anime guaste, di visionari, di anormali o di paranormali, non vi fosse un posto privilegiato anche per lui, il presuntuoso inquisitore di Ghiaie, esperto d'ipnotismo e di pratiche occulte, tanto esperto da eseguire esperimenti disonesti e sacrileghi sulla bimba.

46 RITENEVA NON AUTENTICHE LE APPARIZIONI DI FATIMA
Se a studiare gli avvenimenti di Fatima, di Lourdes e di Banneux fosse stato don Cortesi il loro riconoscimento canonico sarebbe ancora di là da venire. Mons. Bramini, difensore di Adelaide, raccolse precise testimonianze che affermano che don Cortesi "ebbe a dichiarare che non riteneva autentici gli avvenimenti di Fatima, e che su quelli di Lourdes non si pronunciava perché non li aveva studiati (cfr. Relazione di mons. Bramini del 02/02/1947)!

47 UNA TESI NULLA PER VIZIO DI FORMA
Il valore peritale della tesi di Don Cortesi è nullo per vizio di forma, perché emise nel suo libro "Il problema delle Apparizioni di Ghiaie", S.E.S.A. 1945, delle disquisizioni di natura medico-psichiatrica, con sentenze personali di diagnostica clinica e semeiologica, con chiari riferimenti di biotipologia nei confronti di Adelaide e dei suoi familiari e congiunti, senza averne i titoli accademici necessari. Emise dei giudizi personali pesanti di natura medico-psichiatrica pubblicandoli, avendo così l'impudenza di anticipare di alcuni anni le conclusioni del Tribunale Ecclesiastico e della Commissione, scavalcando quei due organi giudicanti e il suo Vescovo.

48 INFLUENZÒ LA COMMISSIONE
Il 28 ottobre 1944, il Vescovo di Bergamo, Mons. Bernareggi, istituì una Commissione Teologica che inizierà la sua attività solo nel dicembre 1945. In quel periodo i suoi membri non si riunirono mai e lasciarono campo libero a don Cortesi. Quando finalmente la Commissione si riunì per la prima volta, tutti i membri erano in possesso dei libri di don Cortesi nei quali erano già scritte le conclusione e la sentenza a cui dovevano arrivare.

49 I COMMISSARI AMICI DI DON CORTESI
Con decreto datato 28 ottobre 1944, mons. Bernareggi istituiva la Commissione per l'esame dei fatti di Ghiaie di Bonate, composta da sette membri. Ben quattro dei sette membri erano direttamente interessati all'opera enciclopedica bergamasca, l'Enciclopedia Ecclesiastica (di cui faceva parte don Luigi Cortesi), di cui tre di loro erano anche insegnanti del Seminario, i così detti "professori", colleghi e amici di don Cortesi e altri due erano amici, confidenti ed estimatori dell'inquisitore.

50 NON RITIRO' DOCUMENTI IMPORTANTI SULLE GUARIGIONI
Dalla relazione di mons. Bramini del 02/02/1947 apprendiamo anche che "è comunque provato che egli non si curò mai, nonostante ripetuti inviti, di ritirare dal parroco Vitali un incarto, nel quale figuravano dati diversi di guarigioni segnalate, che poi la commissione medica dichiarò negative unicamente perché prive di dati sufficienti . Altri avanzano dubbi seri che egli abbia tenuto conto di documenti vari, dei quali non appare cenno nella sua storia. Di fatto negli atti consegnatimi dalla Curia Vescovile io non ho trovato traccia di un grafico della bimba Roncalli col quale ha raffigurato la visione simbolica del 21 maggio, di una relazione sui fenomeni solari piuttosto diffusa che il Cortesi ha citato nel suo terzo volume e dell'esposto di D. Mapelli..."
(cfr. Relazione di mons. Bramini 02/02/2007)

51 SENTENZA GIÀ STABILITA
E alla pag. 230 del libro in mano ai giudici, don Cortesi aveva la spudoratezza di concludere: "Tutto è finito. L'ipotesi prospettata sopra è ormai una tesi certa: NELLE COSIDETTE APPARIZIONI DI GHIAIE NON CONSTA IL CARATTERE SOPRANNATURALE, ANZI CONSTA IL CARATTERE NATURALE: esse sono una creazione pseudologica fantastica della bambina Adelaide Roncalli..." "L'episodio si chiude PER SEMPRE, come uno dei più luttuosi che la storia umana registri".
Quindi, tutto era già scritto e deciso prima del processo "farsa" che già alla prima seduta poteva dirsi concluso.

52 NON IDONEO ALL'OPERA ASSUNTASI
I giudici ignorarono completamente le gravissime denunce di mons. Bramini contenute nella sua relazione del 02 febbraio 1947 e, al processo, non ne chiesero conto a don Cortesi.

53 CAMBIARE LA STORIA PER SALVARE DON CORTESI
Credo che non ci sia ancora oggi la vera volontà di rivedere il processo del 1947 perché occorre nascondere i misfatti di don Cortesi e gli altri scandali che butterebbero (come afferma mons. Carozzi in una lettera a Papa Giovanni XXIII) una manata di fango sulla figura dell'allora vescovo mons. Bernareggi.
Gli elementi per "dimostrare" la realtà delle Apparizioni alle Ghiaie ci sono sempre stati e c'erano già nel 1959 quando il caso avrebbe potuto essere risolto positivamente ma ad una condizione: SI DOVEVA SALVARE DON CORTESI. Per questo, lo studioso Achille Ballini (perseguitato per molti anni) avrebbe dovuto cambiare, secondo il volere della Curia, la storia delle Apparizioni di Ghiaie che aveva scritto. Al suo rifiuto di cambiare quella storia per salvare don Cortesi, gli risposero che allora la questione non sarebbe più andata avanti! E così è stato fatto finora! (cfr. lettera di A. Ballini a E. Poli del 12/07/1965)

54 INSABBIARONO LA QUERELA CONTRO CORTESI
Nelle terza parte del libro "Il problema delle apparizioni di Ghiaie", stampato senza l'imprimatur, Don Cortesi scrisse pagine irriguardose ed offensive verso la piccola Adelaide, verso la sua famiglia e verso la cugina Nunziata, passibili di molte denunce. Ma, a quei tempi, nessuno avrebbe mai osato denunziare ed intentare una causa verso un prete, perché, in quell'epoca, si aveva un rispetto elevatissimo, un grande timore e una fiducia illimitata verso la figura del sacerdote. Nel corso degli anni, le cose cambiarono e nel 1978, la famiglia di Annunciata Roncalli (Nunziata) venuta a conoscenza delle falsità contenute nel libro di Don Cortesi, prese in considerazione l'ipotesi di presentare una querela per diffamazione contro Don Luigi Cortesi. Trattandosi poi di un sacerdote, sembra che furono fatte determinate pressioni perché non si desse corso a nessun procedimento (cfr. "Il pungolo su Bonate", n. 2, aprile 1978).

55 GHIAIE ARGOMENTO TABU' AL CONVEGNO
Il 23 febbraio 2002, a San Paolo d'Argon (Bg) si svolse un convegno sulla vita e le opere di don Luigi Cortesi "Monsignor Luigi Cortesi sacerdote, studioso, promotore di cultura" organizzato dalla Provincia di Bergamo e dal Comune di San Paolo d'Argon (Bg). Un coro di elogi con una grave omissione: nessuno, ovviamente, durante il convegno, parlò dei Fatti di Ghiaie di Bonate del 1944 e dell'opera demolitrice e denigratoria delle apparizioni della Madonna alla piccola Adelaide fatta da quel sacerdote, cancellando quegli anni oscuri dalla vita del Cortesi.
Al convegno, la retorica dell'eccellenza ha nascosto la verità e la paura che avrebbero fatto precipitare dalle stelle il personaggio tanto falsamente innalzato presentandolo come il terribile inquisitore-antropologo che ha demolito ferocemente la normalità della piccola Adelaide e le Apparizioni di Ghiaie di Bonate. (da un articolo di G. Arnaboldi Riva)

56 CREDEVA AD UN’ALLEANZA FRA CHIESA CATTOLICA E MASSONERIA
“La Massoneria in questo gioco di forze incalcolabili, può continuare la sua parte di setta dichiaratamente laicista quando la più potenza anticomunista occidentale è proprio la religione cattolica? Nell’esigenza di unione che i tempi impongono, non distruggerebbe se stessa, la Massoneria, se non collaborasse a questa unione?” Questa domanda pleonastica di don Cortesi esprime, com’è noto, lo stesso pensiero di De Maistre che per lunghi anni è stato fervente massone credendo ad una alleanza fra Chiesa Cattolica e Massoneria. Occorre aggiungere che l’Enciclopedia Ecclesiastica venne interrotta nel 1962 al VII volume, nel quale don Cortesi figura come redattore capo e i censori erano Sonzogni e Magoni, membri entrambi della Commissione Teologica che aveva giudicato Adelaide e le apparizioni di Ghiaie. Anche se risulta tuttora difficile ricostruire le ragioni di questa interruzione si può presumere che, non certo motivi di carattere economico, ma teologico, abbiano saggiamente indotto alla chiusura di questa impresa che segna il fallimento del lavoro e del sogno culturale di don Cortesi. (cfr.. G. Arnaboldi Riva, “Adelaide, speranza e perdono”, pag. 152).


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QUESTA È SOLO UNA PARTE DELLA VICENDA, MA CI SAREBBE BEN ALTRO ANCORA DA SCRIVERE E DA RIVELARE!

Mons. Amadei, Vescovo di Bergamo, Lei è sempre convinto che "tutto è a posto" nell'affare Ghiaie?

"Concludendo - sono parole del difensore mons. Bramini -, s'impone una domanda: dopo tutto questo non si ha il diritto e anche il dovere di limitare la fiducia all'opera del Cortesi ed anche di sollevare intorno ad essa l'eccezione di sospetto?"

Se la verità, l'avete solo voi in Curia, come qualcuno ha affermato, perché non divulgarla e farla finita per sempre con le Apparizioni di Ghiaie di Bonate?

Se non si crede alle apparizioni mariane, e alla Madonna, perché illudere la gente?
Si dimostri allora, prove alla mano, l'origine di quel fenomeno mariano e si spieghi allora chi è veramente l'artefice dei tanti fenomeni BVM sparsi in Lombardia, in Italia e nel mondo!

Io forse, dopo tante approfondite ricerche, un'idea me la sono fatta, ma per ora la tengo per me.

Alberto Lombardoni
04/08/2007


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Allegato   Data inserimento:  20/04/2008