Articolo del giornalista Alessandro Zorco, pubblicato sul giornale "Il Bergamo" in data 28 aprile 2008
Intervista al prof. Alberto Lombardoni, autore e storico delle apparizioni di Ghiaie.
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«È IL CASO USTICA DELLA CHIESA BERGAMASCA, MA ORA LA VERITÀ SU GHIAIE STA EMERGENDO»
Secondo lo storico bergamasco che da anni lotta per fare luce sui fatti del '44, la Curia locale ha insabbiato la vicenda per coprire l'inquisitore della piccola Adelaide. Articolo di Alessandro Zorco
Ha definito Ghiaie come il “caso Ustica” della Chiesa cattolica. In dieci anni di faticose ricerche ha cercato la verità sulle apparizioni della Madonna alla piccola Adelaide scovando documenti originali che mettono in luce le persecuzioni subite dalla veggente. Alberto Lombardoni, autore e docente di lingua francese, è senza ombra di dubbio il maggiore esperto sulle apparizioni della Madonna della Famiglia, tornate alla ribalta con la realizzazione di un film che tra qualche settimana sarà proiettato in tutta Italia.
Da pochi giorni il film "Ghiaie" è stato presentato a Roma. Perché tanto silenzio finora? Tanti anni fa non c'era Internet e la storia era incatenata tra le mura di Bergamo. La parola Ghiaie era tabù. Si agiva nell'ombra con tante difficoltà rischiando di scontrarsi con la Curia. Chi si recava a Ghiaie di Bonate era considerato solo un turista mariano “molto povero di spiritualità”. Poi nel 2001, c'è stata la svolta con l'apertura del sito che ha fatto conoscere al mondo questa grande ma travagliata storia.
Lei ha in qualche modo collaborato alla nascita di questo film? Collaborato no, perché fino a pochi giorni fa non ne sapevo nulla. Non è da escludere però che gli addetti ai lavori si siano documentati consultando anche la mole di documenti che, con tanta fatica, ho incluso nel mio sito. Rimando comunque ogni commento a dopo la visione della pellicola.
Quando e perché ha iniziato ad occuparsi del caso "Ghiaie"? Pur abitando da tanti anni a una quindicina di chilometri da Ghiaie, non sapevo che in quel luogo era apparsa la Madonna. Ma nel 1998 è successo qualcosa di straordinario che serbo nel cuore. Sono partito per Medjugorje e al ritorno, sul pullman, ho ascoltato la testimonianza di una persona, devota alla Madonna delle Ghiaie, che era guarita miracolosamente da un tumore all'ultimo atadio. Solo allora ho cominciato ad interessarmi delle apparizioni. Il resto è una lunga storia che forse un giorno racconterò.
Il suo sito conta un numero impressionante di visitatori. Perché secondo lei la Chiesa, nonostante tanto interesse da parte della gente, continua a non pronunciarsi sulla vicenda? È da molto tempo che la Chiesa non si pronuncia sulle apparizioni. Capisco la prudenza, ma non capisco perché questa vicenda fa così paura alla Chiesa e soprattutto al clero bergamasco. Si continua a ribadire che “il caso è chiuso”, che “tutto è a posto” e “la verità non serve”. Non si vuole ammettere che qualcuno, in assoluto spregio delle disposizioni del Vescovo di allora, operò da inquisitore e da insidioso accusatore della piccola veggente.
Che ruolo ha avuto don Luigi Cortesi in questa vicenda? Don Cortesi si è investito di un ruolo di primo piano nella demolizione della piccola Adelaide. Oltre che poeta drammatico, si è assunto arbitrariamente la funzione di regista e attore protagonista dei fatti, filosofo, scienziato, medico, teologo, studioso e inquisitore. Ha operato senza controllo omettendo, in certi casi, come lui stesso afferma, prove a favore. Nei suoi scritti ammette che i suoi contatti con la bambina erano lunghi furti quotidiani e che si era arrogato una autorità che non aveva . Confessa di aver eseguito, nelle sacre mura dei conventi esperimenti disonesti e sacrileghi su Adelaide facendola anche sottoporre, il 5 luglio '44, a un offensiva visita medica che nulla aveva a che fare con le apparizioni. Ma chi in questi anni doveva leggere gli scritti che inchiodano l'inquisitore alle sue responsabilità, ha preferito ignorarli.
È leggitimo pensare che la figura "scomoda" di questo sacerdote possa avere indotto la Chiesa locale a "insabbiare" il caso? L'hanno sempre fatto. Benché don Cortesi sia morto nel 1985, conta ancora molti sostenitori e amici tra il Clero bergamasco. Ci sono le sue responsabilità, ma anche quelle di altri come monsignor Merati, artefice della svestizione da suora di Adelaide, dell'occultista professor Cazzamalli e di altri ancora.
Ha mai contattato la piccola Adelaide, ora settantenne? No. La signora vive nell'assoluto riserbo e ha offerto alla Madonna il suo silenzio. Quindi ho rispettato la sua scelta e non l'ho mai cercata anche se avrei tanto bisogno di chiarimenti per rimettere a posto alcuni tasselli della storia.
Cosa succederà adesso? La Chiesa riaprirà il fascicolo? Non può far altro che aprire e fare luce su quella vicenda. E presto o tardi lo dovrà fare perché i tempi sono maturi. Tutto sta emergendo. Intanto qualcosa si muove: a Ghiaie il parroco può dir messa alla Cappella e il 31 marzo scorso il vescovo ausiliare di Bergamo, monsignor Belotti, è stato visto inginocchiato a pregare proprio alla Cappella. Gli oppositori tentano la strada della regolazione del culto e della costruzione di un santuario, ma non vogliono che sia dedicato alla Regina della Famiglia: delle apparizioni non si dovrà più parlare. Ma non è detta l'ultima parola perché il Vescovo monsignor Amadei lascerà il suo incarico tra pochi mesi e tutto potrebbe ribaltarsi con il suo successore se questo fosse mariano. E speriamo vivamente che lo sia.
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